Oltre 5.300 atti intimidatori, di minaccia e violenza nei confronti di Amministratori locali e personale della Pubblica Amministrazione in 14 anni. Sono questi i numeri che emergono dal report “Amministratori sotto tiro” redatto dell’associazione Avviso Pubblico. Enti locali e Regioni contro mafie e corruzione che censisce da quattordici anni il fenomeno a livello territorio nazionale. 315 quelli censiti nel 2023, un caso ogni 28 ore. È quanto emerge dal nuovo Rapporto “Amministratori sotto tiro”. «I dati confermano quantitativamente un fenomeno inaccettabile, che in alcuni luoghi d’Italia ha una pervasività tale da diventare quasi “ordinaria” modalità di relazione con le istituzioni. Atti concreti come violenza fisica, incendi e attentati dinamitardi – non solo lettere minatorie, offese, fake news e ingiurie sui social – si concentrano soprattutto al Centro-Sud», dichiara il presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà. «Una condizione che si cronicizza, in particolare laddove la presenza criminale è più forte e dove si registrano scioglimenti dei comuni, a dimostrazione di un nesso pericoloso che deve essere oggetto di attenzione da parte del legislatore in vista di una possibile revisione della legge». Per la prima volta dal 2016, la Calabria è la regione più colpita da atti intimidatori. Sono 51 i casi censiti da Avviso Pubblico sul territorio calabrese (+21% rispetto al 2022), unica delle quattro regioni in cui sono nate le cd. mafie storiche che fa registrare un aumento dei casi censiti. Seguono infatti la Campania (39 casi, – 20%), la Sicilia (35 casi, -30%) e la Puglia (32 casi, -33%) che insieme raccolgono il 50% degli atti intimidazione censiti nel 2023 sul territorio nazionale.
“Ogni anno la pubblicazione del report voluto da Avviso Pubblico misura lo stato di pericolo in cui si trovano gli Amministratori in Italia e dallo scorso anno anche in Europa. Oltre al dato quantitativo il report continua ad essere uno strumento necessario che sottolinea la presenza violenta delle mafie che condizionano le attività delle Amministrazioni pubbliche e le numerose altre forme di intimidazione che, anche dopo la pandemia, stanno segnando una nuova dimensione e percezione degli amministratori locali da parte dei cittadini. Dopo diversi anni, purtroppo, la Calabria torna ad essere la prima regione italiana per numero di atti intimidatori e presenta numeri di intimidazioni superiori rispetto all’anno precedente», dichiara il Coordinatore regionale di Avviso Pubblico, Giuseppe Politanò, Vicesindaco del Comune di Polistena. «Già lo scorso anno denunciavamo che il leggero calo di dati numerici non doveva rassicurare, infatti, il dato di quest’anno continua a generare preoccupazione e a testimoniare che l’attenzione deve rimanere alta per tutelare e salvaguardare l’impegno degli amministratori nella loro funzione pubblica di impegno sociale e politico per le comunità. Oggi le mafie intimidiscono e condizionano attraverso nuove e diverse forme di violenza. C’è un mondo di minacce e prepotenza che purtroppo genera paura e preoccupazione negli amministratori pubblici e nelle imprese impegnate nell’esecuzione di lavori pubblici, lo testimoniano le numerose inchieste della Direzione Distrettuale Antimafia», continua Politanò. «Tante volte ci siamo ritrovati, anche quest’anno, a dover denunciare il dramma della violenza nei confronti di amministratrici e amministratori locali, abbiamo espresso la nostra solidarietà a quanti in prima linea provano a lavorare per tenere le mafie lontane dagli interessi della collettività. Oggi, ancor di più, è importante che i dati riscontrati in Calabria nel 2023 siano un monito e diano la spinta di riscatto per attivare processi di partecipazione attiva delle comunità locali e di isolamento di tutte quelle persone ambigue e vicine ad ambienti criminali e mafiosi. Scegliere da che parte stare non sia più uno slogan, ma sia la responsabilità di scelte concrete che aiutano i territori ad emanciparsi e a saper distinguere. Il dato calabrese e nazionale ancora una volta parla chiaro: ogni amministratore lasciato solo nell’espletamento del proprio mandato diviene un “bersaglio facile” sia sul piano della violenza fisica sia della violenza psicologica. Per questo chiediamo un impegno nuovo e rinnovato anche dello Stato, soprattutto nel Mezzogiorno: non lasciare da soli i Sindaci significa sostenere le comunità investendo in servizi educativi e sociali per le fasce più deboli della popolazione, infrastrutture sociali, risorse per la rifunzionalizzazione dei beni confiscati, strumenti per le forze di polizia per il controllo del territorio. È necessario ridurre il divario e non praticare strumenti di nuove divisioni. Gli oltre 50 atti intimidatori in Calabria nel 2023 impongono a ciascuno una nuova responsabilità: sostenere chi è in prima linea e svolge la propria missione politica a testa alta e con la schiena dritta e contestualmente analizzare e approfondire per conoscere contesti e situazioni perché scegliere di stare dalla parte della legalità e della Costituzione deve essere una scelta radicale fatta di coerenza e costanza», conclude il nostro Coordinatore regionale.
Sintesi di alcuni dati regionali: Nel 47% degli atti censiti lo scorso anno in Calabria – verificatisi in 31 comuni della regione – le tipologie più utilizzate per minacciare amministratori o personale degli Enti locali sono stati l’incendio o il danneggiamento di auto, case, terreni di proprietà, mezzi utilizzati per la raccolta rifiuti o strutture municipali. Il 60% dei casi censiti nel 2023 si sono consumati nella provincia di Cosenza, che è anche il territorio calabrese più colpito dal 2010, con 252 casi (2° posto a livello nazionale dopo Napoli). Le altre province della regione si collocano come segue: Reggio Calabria (229 casi in 14 anni, 3° posto a livello nazionale), Catanzaro (113 casi, 13° posto a livello nazionale), Vibo Valentia (111 casi, 14° posto a livello nazionale), Crotone (96 casi, 19° posto a livello nazionale). Sono invece 15 Comuni cosentini colpiti dal fenomeno nel 2023, il 10% del totale presenti nella provincia. Dal 2010 al 2023 gli atti intimidatori censiti da Avviso Pubblico in Calabria sono stati 801, alla media di 57 casi ogni anno. Questo dato pone la regione al secondo posto per numero di minacce registrate nel periodo, dietro la Sicilia (862) e davanti alla Campania (794). Nel periodo sono stati 198 i Comuni calabresi colpiti da atti intimidatori, il 49% del totale presenti nella regione.