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sabato, 27 Aprile, 2024
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VIDEO-Killer di ‘ndrangheta Sestito evaso da Milano arrestato nella stazione Circum di Sant’Anastasia a Napoli

I carabinieri di Milano con il supporto dei colleghi di Napoli hanno catturato il killer della ‘ndrangheta Massimiliano Sestito, evaso dai domiciliari a Pero, nel milanese, il 30 gennaio. Il fuggiasco è stato rintracciato e catturato dai Carabinieri presso la Stazione Circumvesuviana di Sant’Anastasia in provincia di Napoli.

Sestito, 52 anni, nato a Rho ma la cui famiglia è invece originaria di Chiaravalle Centrale, era evaso dalla sua abitazione di Pero, nel Milanese, dove si trovava agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, misura concessa il 12 gennaio scorso dalla Corte d’Assise d’Appello di Roma in accoglimento di un’istanza di attenuazione della misura cautelare avanzata dagli avvocati Salvatore Staiano e Antonio Foti.
Proprio i due legali hanno presentato da tempo ricorso in Cassazione avverso la sentenza che ha inflitto a Massimiliano Sestito l’ergastolo per l’omicidio del boss Vincenzo Femia, fatto di sangue avvenuto a Roma nel 2013. Per altro omicidio, quello dell’appuntato dei carabinieri Renato Lio, avvenuto la notte del 20 agosto del 1991 a Soverato, Massimiliano Sestito è già stato condannato a 30 anni di reclusione.

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All’epoca dell’omicidio del carabiniere, Massimiliano Sestito aveva 21 anni e, fermato ad un posto di blocco insieme ai fratelli Vito e Nicola Grattà (poi uccisi a Gagliato l’11 giugno 2010), per evitare la perquisizione dell’auto non ha esitato a sparare al cuore contro il carabiniere Renato Lio, all’epoca 35enne, e poi ad impossessarsi della sua mitraglietta con cui ha risposto al fuoco aperto da altro carabiniere. La condanna all’ergastolo è arrivata nel 1993 ma in Appello a Catanzaro la pena è stata poi ridotta a 30 anni.

«Complimenti all’Arma dei Carabinieri per la cattura di Massimiliano Sestito, pericoloso esponente della ‘ndrangheta evaso dagli arresti domiciliari lo scorso 30 gennaio». Lo ha dichiarato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sottolineando «l’importanza di una operazione che ha consentito di interrompere in tempi brevi la latitanza del criminale già condannato a trenta anni per l’omicidio di un Carabiniere e che era fuggito in attesa del verdetto della Cassazione per un altro omicidio».

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