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mercoledì, 25 Giugno, 2025
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Inchiesta hacker, Tribunale Riesame di Milano: tra Equalize e ‘Ndrangheta anello di congiunzione

Ci sarebbe stato un “anello di congiunzione tra Equalize” e gli uomini della “famiglia Barbaro”, la ‘ndrina di Platì riconosciuta come una delle più potenti cosche della ‘Ndrangheta, mentre l’imprenditore romano Lorenzo Sbraccia “da tempo un affezionato cliente” e “abbonato ai servizi” della società di Enrico PazzaliCarmine Gallo e Samuele Calamucci avrebbe pagato anche per la “messa a disposizione e la gestione del ‘mediatore'”, Annunziatino Romeo, pentito del processo ‘Ndrangheta stragista’, per la gestione di alcuni affari. È quanto scrive il Tribunale del Riesame di Milano in una delle ordinanze con cui a maggio ha confermato le custodie cautelari in carcere per l’imprenditore 58enne (poi messo ai domiciliari per motivi di salute) e altre 7 persone, fra cui lo stesso Romeo, Pasquale e Francesco Barbaro, Francesco BaldoUmberto BuccarelliGiuseppe Trimboli Fulvio Cilisto nella vicenda della tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso nell’ambito di un contenzioso da 35 milioni di euro fra la Fenice spa di Sbraccia e la società di costruzioni G&G della famiglia Motterlini su un cantiere di Milano.

Tutti gli indagati del filone bis nell’inchiesta su Equalize del pm Francesco De Tommasi sarebbero “dotati di ‘fama criminale'”. Dalle carte emergerebbe come siano stati gli uomini della cosca “Barbaro i veri mandanti dell’azione estorsiva” a “vantaggio” di Fenice. Ne avrebbero tratto la possibilità di un “subentro” negli appalti milionari della società, colosso delle costruzioni e del superbonus, con le loro imprese ma anche la possibilità di “lucrare sul ‘risparmio'” diretto di Fenice, che stava cercando di chiudere da 2 anni il contenzioso da 35 milioni di euro versando a G&G solo 8 milioni.
Dalle intercettazioni di Buccarelli, legale di Fenice, emerge come il 3 ottobre 2023 si sarebbe deciso di chiudere l’operazione a “7 e non ad 8 milioni” in modo che il “minore esborso di Sbraccia” potesse essere “versato” direttamente “ai Barbaro”. Secondo i giudici il “profilo di interesse economico” per gli uomini della mafia calabrese nell’ingresso degli appalti in edilizia milanese poteva essere anche superiore, sebbene con una “ardita proposta” che non si è verificata.

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In un’intercettazione Pasquale Barbaro, definito il “numero uno di Platì”, e Annunziatino Romeo avrebbero proposto al legale di Fenice di “darli a noi questi 8 milioni di euro”. In cambio si sarebbero occupati di assicurare un “fittizio” cambio di management nell’azienda G&G, “falsamente retroattivo”, e volto solo a “definire il contenzioso con Fenice in senso favorevole”.

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