“Un quadro di stabile interazione tra il gruppo ultras, articolazioni della criminalità organizzata calabrese e l’attività economica dei parcheggi, con Giuseppe Caminiti quale snodo funzionale tra interessi imprenditoriali di Gherardo Zaccagni e protezione mafiosa, e con permanenza del controllo ambientale del settore da parte della Curva Nord mediante vere e proprie modalità estorsive”. Lo scrive la Gup di Milano Rossana Mongiardo nelle motivazioni della sentenza con cui, il 17 giugno, ha inflitto pene per quasi 90 anni di carcere a carico di 16 imputati nel processo abbreviato scaturito dalle indagini dei pm della Dda Paolo Storari e Sara Ombra e che avevano portato al maxi blitz “doppia curva” del settembre 2024 di Polizia e Gdf sugli ex vertici del tifo organizzato di Inter e Milan.
“Le conversazioni captate, inoltre, accertano, senza dubbio, l’intrinseca carica intimidatrice dei capi ultras, derivante sia dai precedenti penali e dalla propensione alla violenza, sia dal ruolo apicale nella Curva Nord, la cui capacità di condizionamento costituiva elemento idoneo a coartare la volontà della vittima, che accettava il versamento quale costo necessario alla prosecuzione dell’attività” si legge nelle motivazioni in cui si ravvisa l’estorsione ambientale. Caminiti ha un ruolo di “raccordo” con esponenti della Nord e della criminalità organizzata di matrice ‘ndranghetista.
Il quadro delineato nelle motivazioni, rispetto a quanto accade nelle fila del tifo organizzato nerazzurro, “configura dinamiche relazionali riconducibili alle modalità operative della ‘Ndrangheta, caratterizzate da rapporti di fedeltà, riconoscimento delle posizioni di influenza e gestione gerarchica delle pretese economiche connesse al controllo territoriale ed alle attività imprenditoriali para-lecite”.
Nelle motivazioni, inoltre, si legge la “volontà di non spartire con nessuno la gestione e gli introiti” della Curva Sud milanista ha “motivato le azioni di intimidazione e di violenza” assicurando guadagni illeciti, come con la “rivendita dei biglietti”, superiori a “100mila euro all’anno”. Dall’altro lato, la Curva Nord interista era “un mero contesto materiale di copertura” sempre per i business illegali e con “un rapporto di protezione di matrice mafiosa”, che aveva “l’avallo” del clan della ‘ndrangheta dei Bellocco.
Le pene più alte per i capi delle due curve di San Siro, l’interista Andrea Beretta, ora collaboratore di giustizia, e il milanista Luca Lucci: 10 anni a testa. Gup che ha riconosciuto tutte le imputazioni, da un omicidio recente, quello del 2024 di Antonio Bellocco rampollo dell’omonima cosca, ad un tentato omicidio di sei anni fa, fino alle due associazioni per delinquere tra cui ci sarebbe stato un “patto” per gli affari, tra la Curva Sud milanista e la Nord interista, quest’ultima pure con l’aggravante mafiosa per rapporti con la ‘ndrangheta.
















