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giovedì, 25 Aprile, 2024
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Inaugurata la grande opera che cambierà volto al lungomare di Reggio

Appena tagliato il nastro, i reggini hanno preso possesso del Waterfront in tutte le modalità suggerite da un soleggiato pomeriggio quasi estivo. Facendo giocare i bambini nella piccola area giochi, ammirando il panorama dello Stretto, percorrendo la passeggiata che collega il lido comunale alla pineta Zerbi. Un percorso sinuoso come le onde del mare a cui si ispira il design della grande opera urbana, impreziosita dalle bianche scalinate finalmente libere di scendere verso l’orizzonte dello Stretto senza l’interruzione del cantiere (o quasi). Il coro del conservatorio Francesco Cilea esegue gli inni italiano e europeo e la festa può iniziare davanti allo schermo dove un video anticipa come diventerà questo spazio urbano.

Con lo slogan “Ci pensa il mare”, il sindaco Giuseppe Falcomatà, visibilmente emozionato, consegna il Waterfront alla città parlando di «momento storico» e smorzando sul nascere ogni polemica campanilistica: «Non esistono opere di destra o di sinistra, tutto questo appartiene a Reggio ed è il punto di partenza di un grande progetto che coinvolge il porto e il lido comunale, che adesso in accordo con la soprintendenza potremo riqualificare con 3 milioni di euro». Proprio lo stato di abbandono del lido è stato in questi giorni il cavallo di battaglia del centrodestra nella diatriba del Waterfront (l’ultimo intervento oggi stesso è del consigliere Antonino Minicuci, sconfitto da Falcomatà alle scorse elezioni, che lo ha definito «ecomostro») e anche stasera non è mancata la provocazione di Fratelli d’Italia con uno striscione della sezione Ciccio Franco, esposto da una balconata del lido dirimpetto al sindaco, dove si leggeva “Grazie Peppe non Giuseppe”. Il convitato di pietra è infatti l’ex sindaco Scopelliti, genitore biologico del Waterfront, che comunque Falcomatà aveva doverosamente citato nel suo discorso, riconoscendogli la paternità del progetto.

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Ma lo striscione rappresenta un dissenso isolato. A presenziare all’inaugurazione ci sono infatti amministratori e parlamentari calabresi di ogni colore politico, dal deputato di Forza Italia Francesco Cannizzaro al presidente facente funzioni della giunta regionale Nino Spirlì, al sottosegretario Dalila Nesci.

Dalila Nesci rimarca le potenzialità urbane del Waterfront che «faranno sempre più di Reggio una protagonista del Sud e di tutto il Mediterraneo, ecco perché questa realizzazione rappresenta una vittoria per tutti i calabresi». Spirlì dedica un pensiero alle vittime del Covid e all’indimenticata Jole Santelli, ma quando racconta dell’amore della presidente per Reggio fa un’involontaria gaffe dimenticando quella smorfia perplessa di Jole, divenuta virale sui social, a commento di un attestato di bellezza alla città dello Stretto.

E’ la sera dei miracoli e dei ricordi. Al nome di Italo il pubblico risponde con un applauso corale e la sigla scelta per l’evento è “Voglio vederti danzare” di Franco Battiato, che alla fine degli anni Ottanta, con Falcomatà senior, si era esibito per primo nella piazza del Popolo rimessa a nuovo. Arte e spettacolo si celebreranno anche sulle scalinate del Waterfront, e il sindaco lancia una prima idea, una sfilata in omaggio a Gianni Versace. Si parla di progetti per l’intera città. Non solo lungomare ma, ad esempio, un rione Candeloro che Giuseppe Falcomatà, una volta bonificato, immagina come la nostra Notting Hill. E poi il Museo dello Strumento musicale, che sarà recuperato ma «rimarrà lì dov’è perché è un presidio di legalità, che Demetrio Spagna non ha mai abbandonato, nemmeno nel momento più difficile».

Per Reggio il Waterfront è l’inizio di una pagina di futuro possibile, che cambierà volto al chilometro più bello d’Italia e trasformerà visivamente la città. Si festeggia in un clima bipartisan ma tra amici. Il sindaco di Bari e presidente Anci Antonio Decaro scherza con Falcomatà (nell’associazione dei comuni insieme ne hanno viste tante), Spirlì scherza con Michele Emiliano, collega presidente della Regione Puglia, che rivendica una cuginanza calabro-pugliese. «Accanto ai calabresi noi ci saremo sempre – ha detto Emiliano – daremo una mano nelle difficoltà e divideremo i momenti belli». E chiosa con una frecciata ai nostalgici scopellitiani: «La cosa veramente ardua non è iniziare un’opera ma portarla a termine». Il suo cadeau per l’inaugurazione è stato il sale di San Nicola, patrono barese. Un ruolo importante nella realizzazione dell’opera lo hanno avuto altri pugliesi, quelli della squadra della Cobar, esecutrice dei lavori, la stessa azienda che a Bari ha restaurato il teatro Petruzzelli ed operato nella fiera riconvertita in Covid hospital. L’evento è stato scandito da inserti artistici con gli attori Teresa Timpano e Lorenzo Praticò e i musicisti Pasquale Faucitano e Alessandro Calcaramo, che hanno scelto un brano di Diego Vitrioli e la poesia “Questo mare è pieno di voci” di Giovanni Pascoli, ispirata dal territorio reggino.

La statua di Atena, che storicamente guardava il mare per proteggere la città da attacchi nemici, da decenni è stata girata in direzione delle case. Lo decise Italo Falcomatà per affermare la dimensione libera di una Reggio non più terra di conquista. Come tra due sponde di questo mare millenario, la continuità si stende tra le nostre origini magnogreche e le linee contemporanee del museo del mare di Zaha Hadid, che sarà il nuovo obiettivo dell’amministrazione. Con oltre 50 milioni del Pnrr a disposizione tutto è pronto per iniziare un ulteriore tassello della rinascita di Reggio.

Isabella Marchiolo

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