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sabato, 4 Maggio, 2024
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Il visionario pragmatico: il ricordo di Rosario Rubbettino a vent’anni dalla scomparsa

Soveria Mannelli (CZ) – Quello tenuto nel pomeriggio di domenica a Soveria Mannelli, durante il festival Sciabaca, organizzato dalla casa editrice Rubbettino, è stato molto di più di un semplice ricordo della figura del fondatore Rosario Rubbettino, a venti anni dalla scomparsa. La commemorazione dell’imprenditore è infatti avvenuta attraverso la presentazione di un masterplan di riorganizzazione del complesso di produzione delle Industrie Rubbettino, un modo per rendergli omaggio tenendo alta l’attenzione sui temi a lui cari e soprattutto rimanendo fedeli a un atteggiamento che lo ha sempre contraddistinto: la capacità di rilanciare la propria opera e l’azienda nei momenti di difficoltà.

Florindo Rubbettino ha rievocato gli inizi quando, nel 1972, un giovane segretario di scuola in una Soveria Mannelli scarsamente collegata al resto del mondo lascia un posto fisso per aprire una stamperia e casa editrice insieme al fratello e agli amici di una vita. Un’avventura imprenditoriale che sarà destinata a diventare un modello di fabbrica alimentata dal rapporto con le persone, il capitale umano, il territorio, il paesaggio.

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Marco Rubbettino dal canto suo ha tracciato una storia attenta dell’azienda, dall’acquisto delle prime macchine con soldi in prestito e l’apertura del primo stabilimento in quella che oggi si chiama proprio Via Rosario Rubbettino, agli attuali successi imprenditoriali che vedono la Rubbettino protagonista sui mercati e capace di diversificare con i reparti Print e Packaging. La storia di un visionario pragmatico, in sintesi, che ha posto le basi per l’azienda che conosciamo oggi: 90 collaboratori, 12000 mq di stabilimento, 300 titoli editi all’anno e un catalogo di 3000 volumi, per un fatturato tra Print ed Editore di 10 milioni di euro.
È nel segno dell’eredità imprenditoriale di Rosario che il management attuale vuole rispondere al periodo di transizione accentuato dalla crisi Covid, con un rilancio e ponendo una domanda all’alba del cinquantenario: come sarà l’azienda nel prossimo futuro?

La risposta sta nel legare in maniera ancora più forte il sistema impresa alla cultura, in uno scenario che vedrà quest’ultima non certo un satellite delle attività aziendali ma un vero e proprio traino per l’azienda tutta. Senza rinunciare agli investimenti nel manifatturiero – fino a poco tempo prima della pandemia infatti molti investimenti tecnologici hanno interessato il packaging e la cartotecnica – Rubbettino è decisa a puntare sul binomio materiale-immateriale.
Sono stati gli architetti Emilio S. Leo e Piero Cavallo a presentare il masterplan del progetto di riorganizzazione dello stabilimento, frutto anche del supporto degli architetti Rizzuto e Arcieri, che avverrà attraverso la creazione di un parco d’arte, l’istituzione di un museo di impresa inteso come spazio della testimonianza e della sperimentazione che a sua volta diventa una sorta di fablab, e strumento operativo per la realizzazione di iniziative culturale di ampio respiro.

Il primo step di questa proiezione nel futuro sarà il parco d’arte, la cui realizzazione è prevista per il prossimo anno e che verrà curato da due giovani e affermati professionisti del mondo dell’arte contemporanea: Alessandro Fonte e Shawnette Poe. Il progetto del parco è pensato come un atto di restituzione alla città dello spazio verde occupato dello stabilimento e il suo sviluppo pensato come un organismo vegetale, metafora della storia imprenditoriale Rubbettino, un organismo radicato nel territorio che crea nuova vita, che si nutre del terreno circostante e i cui semi viaggiano generando nuovi organismi. Il parco sarà infatti popolato dalle opere di artisti internazionali che creeranno i loro manufatti solo dopo un’immersione nella vita di Soveria e dell’azienda Rubbettino, realizzandole in loco.

Il masterplan prevede inoltre un ripensamento architettonico dello stabilimento, che nasce da una vera e propria indagine del linguaggio della produzione. Partendo dagli elementi distintivi dell’editoria, della tipografia e della grafica, il progetto intende ingigantire la dimensione nanometrica della produzione Rubbettino nella dimensione architettonica, reinterpretando i concetti di quadricromia, di lastra, retino tipografico e layer, e traendo ispirazione dalla suggestione dei caratteri mobili di Gutenberg.

È stato dunque presentato un modello di business peculiare, che è anche un modello di futuro di un’azienda che vuole continuare a generare benessere e cultura per tutti, continuando a coniugare materiale e immateriale, visione e pragmaticità, arte e manifattura.

(c.s.)

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