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martedì, 23 Aprile, 2024
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Il video sui gay scatena una polemica in salsa neofascista

Sulla condanna del video omofobo sono tutti d’accordo (chi in piena convinzione, chi un po’ farisaicamente per tutelarsi da eventuali risvolti legali). Ora però il caso del filmato in cui una coppia gay ripresa sul lungomare era bersagliata di insulti sta generando strascichi polemici su un altro tema che a Reggio è infuocato. Lo spin off riguarda infatti l’imperituro duello ideologico tra sinistra e destra, dove per destra s’intende la diffusa nostalgia neofascista – per lo più pacifica ma ben radicata nella città dei Moti con un afflato fideistico non secondo a luoghi miliari del fascio revival. Un “culto” presentato come innocuo eppure, tra graffiti, memorabilia e celebrazioni pubblicizzate come niente fosse, è foriero di inaccettabili messaggi di apologia, che lungi dall’essere rimpianto di simpatizzanti d’antan esercitano attrazione anche sui giovani. Come non ricordare la scorsa estate lo striscione denigratorio contro lo scrittore Gianfrancesco Turano, persona non grata a un gruppo di sedicenti fascisti che contestavano la presentazione del libro sulla Rivolta, “Salutiamo amico” ?

Esempio del fenomeno è l’ultima querelle scaturita dalla vicenda del video: ad aprirla è stato con un intervento al vetriolo il movimento Reggio Bene Comune, ironizzando sulle reazioni soft che AmaReggio Stanza 101, gruppo di destra, aveva riservato a Luciano Surace, ex candidato in consiglio comunale proprio con costoro e il quale aveva ospitato, in modo superficiale ma non in malafede, il video sui gay nel proprio canale YouTube, assicurando che quelle immagini giravano sul web da anni e di non sapere chi lo avesse girato. I rappresentanti di Ama Reggio, mentre prendevano duramente le distanze dall’ignoto autore del video si erano tuttavia lanciati in una difesa a spada tratta di Surace, ricordando il suo impegno per il quartiere di Archi e l’attività con i ragazzini della scuola calcio da lui curata (i suoi “aquilotti” con divisa rigorosamente nera). Ed ecco servita su un piatto d’argento l’impietosa stoccata di Reggio Bene Comune: «Teoricamente nessuna persona che si dica di destra può accettare impunità; il rigore è un elemento storicamente caratterizzante di questa ideologia. Eppure quando si tratta di amici, militanti dello stesso partito o movimento o figure politicamente affini, i duri e puri diventano garantisti o compassionevoli sociologi». Così «Luciano Surace, ben noto al mondo dell’attivismo politico di destra da vari anni, diventa “un bravo ragazzo impegnato nelle battaglie di quartiere”; sarebbe bastato consultare qualsiasi sua attività sul web (anche andando molto a ritroso) per trovarci contenuti intrisi di apologia del fascismo,  istigazione alla violenza e all’odio razziale». Proprio Reggio Bene Comune nella scorsa campagna elettorale aveva interpellato la Prefettura reggina per far rigettare la candidatura di Surace e altri nomi di simile orientamento, per le loro «idee incompatibili con i aspetti fondamentali della Costituzione».

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A queste parole Luciano Surace, che ormai avrà maledetto il momento in cui ha condiviso quel video foriero di tanti guai, ci ha visto rosso (soprattutto nel senso della colorazione comunista). E non senza una premessa buonista sul suo non giudizio delle scelte di vita degli “effeminati”, oggi sbotta: «A scatenare momenti di intolleranza non sono soggetti effeminati, i quali li reputo pacifici e rispettosi del pensiero altrui ma gli antifascisti ad orologeria, quelli che hanno una matrice terroristica, che diffondono odio e rancore verso i nemici dichiarati e hanno elevata percentuale di pericolosità per la società civile. L’attacco nei miei riguardi proviene da alcuni candidati alle scorse elezioni che appartengono a varie liste civetta del Pd e di estrema sinistra, i “comunisti col culo degli altri”, “antifascisti in pantofole” che vogliono fare la “rivoluzione in santa pace” dietro uno schermo e  pontificano da un comodo divano. Ma in realtà di buono non hanno mai fatto nulla, vivono frustrati dalle avversità mentali che loro stessi si creano. Gli antifascisti hanno sovrastato con la loro retorica bolscevica i diritti civili che, invece, sarebbero potuti emergere dal dibattito in un momento delicato in cui in Parlamento si sta contrastando un’eventuale norma liberticida: il ddl Zan. Dibattito che è passato in secondo piano, per lasciar posto alla rancorosa bile antifascista». Nella sua appassionata arringa, titolandosi come “militante del popolo”, Surace (da sempre firmato con la v romana in ricordo dei bei tempi) si dice ignorato dalla molta stampa, che in questi giorni darebbe spazio solo ad «insulti gratuiti alla mia persona» perpetuando una lunga censura fatta di comunicati inviati negli anni alle redazioni e puntualmente rifiutati. E continua: «L’effetto bolscevizzante che desideravano l’hanno ottenuto, ma solo in parte. Prima di tutto hanno creato una trama mettendo in mezzo alcune mie nobili attività da militante per la città e le periferie e di istruttore di calcio, utilizzando i bambini per ricavarne una denuncia sociale di basso profilo umano e intellettuale. Seconda cosa, hanno istigato i vari utenti a scagliarsi contro di me, un vero incitamento all’odio in perfetto stile brigatista che utilizza delle vittime per mandarle al macello».

Nella passione del suo monologo, il militante del popolo ritorna poi sulla questione del video e fa qualche importante precisazione: «Il video è relativo a due effeminati che sul lungomare di Reggio si scambiano spinte effusioni, contrarie all’ordine naturale della vita. Se è vero che di per sé non stavano facendo nulla di male, bisogna però riconoscere che quanto stava accadendo era contrario al buon costume e al decoro dei luoghi pubblici». Delle due l’una: due uomini che si baciano non fanno nulla di male o, affermando che le loro affettuosità siano contrarie al decoro, stanno in realtà compiendo atti osceni in luogo pubblico? Le contraddizioni si moltiplicano nel ragionamento di Surace: «Bisogna accettare che in questa società si possa avere un pensiero diverso rispetto a chi subisce gli influssi nefasti di esotiche mode e di teorie che l’esperienza ha dimostrato idiote». Essere omosessuali, dunque, è una moda? «Mi rifiuto – chiarisce Luciano Surace – di entrare nella questione della scelta di vita che fanno gli effeminati. Non mi sento in diritto di giudicarli o condannarli, la loro scelta attiene alla inviolabile intimità. Il video voleva evidenziare, nelle mie intenzioni, che determinate situazioni non devono avvenire in luoghi pubblici». Insomma, fatelo a casa vostra, un suggerimento che sembra più adatto a un’azione ignominiosa che a uno scambio affettivo.

E qui si corre sul filo del rasoio, quando Surace dichiara: «Fermo restando che ho tutto il diritto di esprimere la mia opinione in merito a ciò che non molti anni fa in Italia era considerata una malattia». A questo infatti, all’omosessualità come patologia, fanno riferimento le didascalie montate sul video. Surace, dunque, è d’accordo con questa interpretazione? «Le frasi contenute nel video – spiega nella sua nota – non hanno matrice di odio e di giudizio ma rappresentano il pensiero legittimo di chi il video lo ha elaborato e lo stesso pensiero a mio parere può essere condiviso (o meno) da una moltitudine di persone, ma in modo sereno e pacifico, come in ogni dibattito degno di essere definito tale». Posta in questo modo, la presa di distanza dal filmato non appare molto netta. Quanto al definire scevre d’odio le parole che accompagnavano le immagini, la pensano molto diversamente nell’Arcigay di Reggio, che sta valutando una denuncia. Ovviamente a carico dello sconosciuto ideatore del video. Ma Surace, poiché ha ripetuto che il video non lo ha girato lui e sebbene in questi casi imputati siano anche tutti quelli che fanno circolare materiale offensivo, non teme ripercussioni. Lui ha una nuova, urgente missione, quella di battersi perché «l’antifascismo venga dichiarato universalmente organizzazione terroristica».

Isabella Marchiolo

 

 

 

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