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venerdì, 26 Aprile, 2024
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I medici di medicina generale all’attacco del commissario alla sanità Cotticelli

“Il commissario al piano di rientro sanitario calabrese Cotticelli invece di impegnarsi nella lotta al coronavirus, infatti fra gli innumerevoli suoi decreti emanati durante questa pandemia uno solo parla di essa, ha trovato il tempo di togliere i farmaci ai malati calabresi firmando il DCA n. 63 del 6 marzo 2020 sul “contenimento della spesa farmaceutica”.
E’ quanto scrive in una nota “MEDIASS Catanzaro-Medici di medicina generale associati in rete mista” che spiegano: “L’assunto iniziale di questo decreto è il fatto che in Calabria la spesa farmaceutica convenzionata lorda pro capite è di 190,72 euro a fronte della spesa media nazionale di 166,46 con uno scostamento in più del 14,6%. L’assunto puramente economico avrebbe una logica se il numero e la tipologia dei malati cronici in Calabria fosse sovrapponibile a quelli nazionali. Si da il caso invece che in Calabria ci sono molti più malati cronici della media italiana e a certificarlo è, nientemeno, il commissario Scura, predecessore di Cotticelli, con il suo decreto m. 103 del lontano 30 settembre 2015 del quale l’attuale commissario dovrebbe obbligatoriamente tenere conto. Nell’allegato n. 1 del decreto 103 alla pag. 33 il commissario Scura scrive: ‘Si sottolineano valori di prevalenza più elevati (almeno il 10%) rispetto al resto del paese per diverse patologie…’. L’allegato è corredato di tabelle dalle quali è facile calcolare che quel ‘almeno il 10%’ del commissario Scura corrisponde al 14,5% di patologie croniche in più della Calabria rispetto al resto del paese. Non ci dovrebbe quindi essere niente di strano se la Calabria con il 14.5% di malati cronici in più del resto d’Italia spende in farmaci il 14,6 in più e ovviamente non dovrebbe essere necessario un decreto per ridurne il consumo perché vorrebbe dire impedire ai malati calabresi di potersi curare bene”.
Secondo Mediass, invece, “c’è qualcosa, sempre certificato dal decreto 103, che imporrebbe una ancora maggiore spesa farmaceutica per una corretta cura dei malati calabresi, ed è il fattore ‘comorbilità’. Le tabelle della comorbilità del decreto 103 quantificano in circa 50.000 calabresi con comorbilità in più della media italiana. La comorbilità è quando in una stessa persona ci sono due o più malattie croniche contemporaneamente, è questa una condizione che necessita, per una corretta cura, di una maggiore spesa sia farmaceutica che sanitaria in genere. Esempio: se ci sono 3 persone una con diabete, una con ipertensione arteriosa e una con bronchite cronica e per curarli in un anno si spendono 1000 euro a testa (la cifra è simbolica) la spesa totale annua è di 3000 euro, ma se le stesse malattie si trovano contemporaneamente in un’unica persona per curare questa sola persona con tre malattie non si spendono più 3000 euro in un anno ma si puo’ arrivare a spenderne fino a 4500, cioè circa il 50% in più per come validato anche dallo studio ‘Sviluppo e validazione di un indice per l’aggiustamento dei costi sanitari nella medicina generale’ pubblicato nel 2015 sulla rivista Value in Health, e che prevede una variabilità dei costi sanitari causata dalla comorbilità fino al 49,72%. Ma allora perché il commissario Cotticelli che di queste cose dovrebbe essere al corrente, visto che sono atti del suo ufficio, emana il decreto taglia-farmaci?. Lo fa perché applica pedissequamente il piano di rientro sanitario cui la Calabria è sottoposta da più di 10 anni e che prevede il risparmio a tutti i costi. Ma si tratta di vero risparmio?. Assolutamente no, perché non ci vuole grande scienza per sapere che un malato cronico calabrese, il quale a causa delle restrizioni del piano di rientro non si può curare bene peggiora, si complica e poi per curarsi necessita di maggiore spesa. Ed è ciò che è avvenuto in Calabria perchè dopo 10 anni di piano di rientro, e quindi a causa di esso, il “presunto” deficit sanitario calabrese invece di diminuire nell’ultimo bilancio è arrivato a raddoppiare (160 milioni di euro), nonostante la gestione ‘oculata’ della sanità calabrese fatta dal commissario Cotticelli per conto dei ministeri dell’Economia e della Salute. E sì perché in questi 10 anni le grandi scelte della sanità calabrese non sono state prese dagli amministratori calabresi ma dai ministeri dell’Economia e della Salute, infatti ogni decreto del commissario prima di essere pubblicato deve essere, prima di tutto, vidimato dal ministero dell’Economia e poi da quello della Salute della serie prima il risparmio e poi la salute dei calabresi. Ma il piano di rientro impedendo ai calabresi di curarsi ha creato un ulteriore danno infatti il malato cronico che non si può curare bene si complica a tal punto che poi per essere curato deve fare i viaggi della speranza, con grandi sacrifici economici e disagi psicologici, nei centri di cura del nord (che sono molto costose) con la conseguenza che anche questa spesa si è enormemente dilatata fino ad arrivare a oltre 300 milioni di euro per anno. Ovviamente questa ulteriore spesa aumenta il ‘presunto sforamento’ della stessa e impone un ulteriore aggravio delle restrizioni del piano di rientro. Un girone infernale dal quale sarebbe stato possibile uscire solo se il commissario Cotticelli presa conoscenza di quanto fin qui esposto, subito dopo la sua nomina, fosse tornato a Roma per dire al governo ‘Caro governo in Calabria ci sono molti più malati cronici del resto d’Italia e se non date i finanziamenti proporzionati al numero delle malattie io rischio di fare la figura dello scafista che butta giù a morire i calabresi dal barcone sanità Calabria (situata nel centro del Mediterraneo come un grande barcone) proprio come fanno gli scafisti con gli emigranti in più sui barconi’.
Per Mediass “Avrebbe dovuto comportarsi così perché il commissario sa anche che la Calabria a fronte di questi malati cronici in più, è la regione che, da ormai oltre due decenni, riceve in sanità meno fondi pro capite in assoluto e che quindi non c’è mai stato nessuno sforamento di spesa ma il semplice fatto che gli insufficienti fondi arrivati non potevano bastare per curare i circa 300.000 malati cronici in più presenti in Calabria rispetto al resto d’Italia. Avrebbe dovuto farlo perché sa anche che dopo 10 anni di piano di rientro, per la prima volta nella storia della Calabria, l’aspettativa di vita invece di aumentare è diminuita. E i governi invece di imporre il piano di rientro che ha gravemente peggiorato la sanità calabrese avrebbe dovuto modificare i criteri di riparto dei fondi sanitari facendolo non come è adesso ma in base alla numerosità delle malattie, più soldi dove ci sono più malattie come in Calabria. E se Cotticelli durante questa drammatica pandemia che stiamo subendo ha come interesse primario il risparmio della spesa vuol dire che è arrivato il momento in cui tutti, in primis i politici e amministratori calabresi e poi i medici e i malati calabresi si mettano insieme per porre fine a questo ingiusto, dannoso e beffardo piano di rientro sanitario e porre le basi per un giusto finanziamento della sua sanità”.

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