In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle Donne, l’Italia si sta mobilitando. Sarà protagonista, come avviene ogni anno, di eventi sociali e culturali, iniziative di sensibilizzazione e momenti di riflessione. Tutto questo, per ricordare, sottolinea Sebastiano Guzzi, Vice Presidente Unilavoro Pmi, tutte quelle donne che sono state uccise per mano degli uomini, e per dare valore e dignità a quelle che combattono quotidianamente contro una mentalità patriarcale e una cultura maschilista. Quando parliamo di violenza, non facciamo riferimento univocamente ai femminicidi, ma a tutti i casi di violenza perpetrati, quotidianamente, sulle donne. Accanto ai femminicidi ci sono infatti migliaia di casi di violenza psicologica, economica e di genere. Poi c’è lo stalking e le molestie sul lavoro. Continue forme di abuso, spesso silenziose, e difficili da riconoscere persino per chi le subisce. Le più subdole. Accanto ai nomi di tantissime donne, che sono diventate simbolo di una lotta senza tempo, ci sono i volti di tantissime altre donne che combattono, quotidianamente, contro le discriminazioni di genere, i pregiudizi, e la cultura sessista.
I dati sono sconcertanti. Nel 2024 in Italia la media è stata di una donna uccisa ogni tre giorni. 126 i femminicidi registrati. Un fenomeno strutturale, evidenzia Guzzi, che continua ad incidere profondamente sulla vita e sul benessere del nostro Paese. Il 25 novembre, che è una data che porta con sé una storia di sangue, di coraggio e di memoria, ci invita a riflettere su una realtà sconcertante. Ci induce a guardare in faccia una realtà, che nonostante anni e anni di battaglie, continua a mietere vittime. Nelle case, per strada, sui luoghi di lavoro. Quest’ultimo, il fenomeno delle molestie sui luoghi di lavoro, è sempre più subdolo e più agghiacciante. Segno di una cultura che non conosce rispetto. A chiarirlo, con crudezza, l’ultima indagine ISTAT, che non lascia spazio alle interpretazioni: 6 milioni e 400mila donne, tra i 16 e i 75 anni, hanno subito almeno una volta violenza fisica o sessuale. Un susseguirsi di eventi feroci, aggressivi e dispotici, che includono molestie, ricatti, maltrattamenti, provocazioni, offese, sottomissione. Sebbene i dati mostrino un aumento delle denunce, in parte dovuto a una maggiore sensibilizzazione, e all’introduzione di leggi come il Codice Rosso, il fenomeno continua a destare forte preoccupazione. Come intervenire? Per contrastare questo problema, sono necessari interventi che vadano oltre la repressione.
E’ necessario, continua l’imprenditore lametino, puntare sull’educazione e sulla prevenzione. Per questa ragione, serve un impegno corale, istituzioni, sindacati, cittadini, associazioni, che vada oltre la ricorrenza. Serve prevenzione, protezione, educazione ed un nuovo paradigma normativo. Un’azione trasformativa attuabile. Il vero fulcro, quello che continuiamo ostinatamente a ignorare, è uno solo: l’impianto culturale, valoriale ed educativo del nostro Paese. Le panchine dipinte, le scarpe rosse, le fiaccolate, le iniziative, e le dichiarazioni di rito non sono risolutive. Bisogna combattere quotidianamente, far comprendere, conclude Guzzi, che la parità non è negoziabile e che la donna merita giustizia, protezione e rispetto. Sempre e non solo nelle giornate in cui l’intero Paese si riempie di slogan.











