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lunedì, 10 Novembre, 2025
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Guzzi (Unilavoro Pmi): politica combatte sintomi povertà e non le sue ragioni profonde

Dal 10 al 16 Novembre 2025, si celebrerà un po’ ovunque, La Giornata Mondiale dei Poveri. Innumerevoli incontri, mostre, eventi e iniziative per riflettere su una delicata piaga sociale, e per sensibilizzare, giovani, adulti e intere comunità sulla questione della povertà e delle fragilità sociali. A sottolinearlo, Sebastiano Guzzi, Vice Presidente Nazionale Unilavoro Pmi, il quale ha delineato punti di riflessione molto importanti. L’obiettivo principale di queste iniziative, ha chiarito, è quello di mostrare lo spaccato di un contesto socio-economico segnato da crescenti tensioni commerciali e conflitti geopolitici che producono effetti incisivi sull’economia globale. La povertà, come riportato in un recente report della Caritas, continua a mantenersi su livelli record. Oggi si contano complessivamente 5 milioni e 694mila poveri assoluti, per un totale di 2milioni e 217mila famiglie che dispongono di risorse economiche insufficienti e perciò inadeguate ad uno stile di vita dignitoso. Viviamo in un’epoca in cui la politica è interessata a combattere i sintomi della povertà, piuttosto che curarne le ragioni profonde. Nonostante i numeri allarmanti, il nostro Paese non si dà come obiettivo quello di risolvere il problema in modo definitivo. La questione è molto seria perché investe una moltitudine di aspetti. Secondo le Nazioni Unite questo disagio non è solo un fatto economico, ma una negazione di scelte e di opportunità. Una violazione della dignità umana. Povertà significa insicurezza, impotenza, esclusioni, pregiudizi, stigmatizzazioni. Una condizione, sottolinea l’imprenditore lametino, che ha un suo risvolto sociale, profondamente evidente e preoccupante. Esso determina situazioni di disagio generale, in cui la povertà personale diventa fallimento sistemico. Una negazione della dignità e dei diritti umani.

Tutto questo diventa assolutamente inaccettabile e poco degno di una società civile. Non vogliamo, rimarca Guzzi, una società in cui le “differenze” di status economico diventino muri di pregiudizi, né vogliamo che “gli ultimi” siano considerati inutili, incapaci, inetti e poco determinati. Questi sono luoghi comuni inaccettabili. Uscire dalle spire della povertà senza averne reali potenzialità e risorse, è davvero impossibile poiché la condizione stessa di povertà consuma e inibisce le capacità di pensare a lungo termine. George Orwell, scrittore, giornalista e saggista, ne tracciò una descrizione chiara e concisa nel suo memoriale “Down and Out in Paris and London.” Un viaggio nell’abisso dove descrisse i margini della miseria, i morsi della fame, la frustrazione, la pena. Egli parlò della povertà come una condizione estrema, capace di annullare il futuro. I

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Tenuta delle Grazie 13_6_2024

l riferimento a quest’opera, spiega Guzzi, descrive lo status di chi vive ai margini. Siamo abituati a pensare alla povertà come un fattore puramente monetario, economico. Ma povertà non è solo mancanza di reddito, ma negazione di scelte e di opportunità e violazione della dignità umana. La Giornata Mondiale dei Poveri, che quest’anno coincide con il Giubileo dei Poveri, richiama le comunità cristiane a guardare la povertà non solo come un problema economico, ma anche sociale. Una presenza da accogliere, da condividere e da supportare.

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