Riceviamo dall’Ing. Francesco Grandinetti e pubblichiamo:
Il motivo per cui, tempo fa, decisi di fondare il movimento “Lameziaprovinciaenonsolo” nasceva da una constatazione amara ma evidente: in Calabria esiste uno squilibrio strutturale nella distribuzione delle risorse. Gli investimenti pubblici – soprattutto in ambito culturale, sanitario, universitario e infrastrutturale – seguono quasi automaticamente la logica dei capoluoghi, ignorando città che, pur non avendo quel titolo amministrativo, hanno numeri, storia e centralità spesso superiori. Questo vale per molti ambiti, non solo per la cultura. Nella sanità, ospedali importanti sono stati progressivamente depotenziati o chiusi nei territori non capoluogo, mentre nei capoluoghi si è centralizzato tutto. Per le università, corsi e poli decentrati sono stati ridimensionati o mai attivati, mentre le sedi principali dei capoluoghi vengono rafforzate. Lo stesso accade con i tribunali, con gli uffici pubblici, le agenzie regionali, le direzioni sanitarie, gli enti culturali e amministrativi: vengono collocati quasi esclusivamente nei capoluoghi, come se il resto della Calabria fosse una periferia da assistere, e non un territorio da valorizzare.
Questa impostazione si conferma oggi con il programma regionale “Teatri nei Capoluoghi”. È scritto nero su bianco: non “teatri più storici”, non “teatri più attivi”, non “teatri con maggiore pubblico”, ma semplicemente “teatri nei capoluoghi”. Da Catanzaro a Reggio Calabria, da Cosenza a Vibo Valentia fino a Crotone, i fondi vengono destinati automaticamente a queste città solo per il loro status di capoluoghi. Un criterio che esclude a priori tutte le altre realtà, indipendentemente dal loro valore culturale o dalla loro storia. Eppure esistono città che capoluoghi non sono, ma che per popolazione, posizione geografica, rete di trasporti, fermento culturale e attività economica hanno un peso pari o superiore: Lamezia Terme è tra queste. Qui esiste, ad esempio, il Teatro Grandinetti – oggi comunale – che da quasi un secolo lavora instancabilmente per la propria comunità, ospitando arte, musica, teatro, eventi civili. Un teatro vivo, identitario, che tuttavia necessita di urgenti restauri e che, proprio per via del criterio “solo nei capoluoghi”, non viene inserito nei programmi regionali di finanziamento. Lo stesso accade a Corigliano-Rossano, Gioia Tauro, Paola, Locri, Castrovillari, Soverato, Siderno e tante altre realtà calabresi: città vive, che producono cultura e servizi, ma che rimangono invisibili perché non sono capoluogo. Questa non è una polemica di campanile, ma la denuncia di una mentalità centralista che continua a concentrare risorse, poteri e opportunità solo in alcune città, ignorando il resto del territorio.
Un appello al Presidente Roberto Occhiuto
Per questo rivolgo un appello rispettoso ma fermo al Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto: Presidente, modifichi o integri il programma “Teatri nei Capoluoghi”. Estenda i finanziamenti anche ai teatri e alle realtà culturali che, pur non ricadendo nei capoluoghi, rappresentano comunità numerose, attive e centrali per la Calabria. E, più in generale, avvii un percorso che superi questa divisione tra città di serie A e città di serie B, non solo nella cultura, ma anche nella sanità, nell’università, nei servizi pubblici. Non chiediamo privilegi, ma equilibrio. Non chiediamo favoritismi, ma equità. Perché cultura, sanità, istruzione e sviluppo non appartengono ai soli capoluoghi, ma a tutta la Calabria. Ed io, per quel che posso e potrò, continuerò a difendere i diritti mancati di questa città, magari ormai concentrandomi sull’importanza dell’area centrale della Calabria per difenderla dai nuovi equilibri (squilibri!) politici in regione.

















