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martedì, 14 Ottobre, 2025
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Grandinetti: basta ambiguità, è tempo di scegliere da che parte stare per modificare le cose

“Viviamo in tempi in cui tutto viene semplificato. Dalle questioni sociali a quelle tecnologiche, fino alle sofferenze umane, tutto deve essere compreso in un lampo, giudicato in un clic, liquidato con un titolo. È la logica dell’immediatezza che ci rende sempre più pragmatici ma sempre meno umani. Ci abitua a non andare oltre l’apparenza, a non scavare dietro le storie”. Parole di Francesco Grandinetti, del Pd di Lamezia Terme e già presidente del Consiglio comunale della città della Piana.

“Così – prosegue -l’immigrato che arriva in Occidente viene ridotto a “uno che dovrebbe restare a casa sua”, come se la disperazione fosse una scelta e non una condanna. Chi vive un disagio psicologico viene marchiato come “malato” e basta, senza che si provi a capire i drammi esistenziali, relazionali e sociali che lo attraversano. Le parate del Pride vengono bollate come “spettacoli indecorosi” dai benpensanti, incapaci di cogliere che quella è una forma di liberazione dopo secoli di discriminazioni e silenzi imposti. Le manifestazioni dei giovani per Gaza o per il clima vengono viste come un fastidio, un intralcio alla “vita normale”, invece che come il segnale più bello: ragazzi e ragazze che tornano a indignarsi, a protestare, a credere che un mondo più giusto sia possibile, proprio come accadde negli anni ’60 e ’70. È in questo clima di superficialità e disattenzione collettiva che attecchiscono i sovranismi più tristi, quelli che alimentano la paura del diverso e offrono risposte semplici a problemi complessi. Eppure la politica, soprattutto quella di sinistra, non può permettersi di scivolare in questa trappola. Il centrosinistra deve tornare a essere la forza che dà voce alla complessità, che difende la dignità umana senza compromessi, che spiega con parole semplici ma profonde da che parte sta”.

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Tenuta delle Grazie 13_6_2024

“Deve parlare non solo agli intellettuali- evidenzia Grandinetti -, ma anche e soprattutto a quella parte del Paese che vorrebbe stare con noi ma che oggi non ci riconosce più, perché non sa più chi siamo. Dobbiamo dirlo con chiarezza: noi stiamo con chi soffre, con chi fa fatica a fine mese, con chi ha perso fiducia perché vede i colossi economici moltiplicare utili miliardari mentre lui deve scegliere se pagare la bolletta o fare la spesa. Siamo quelli che credono in un Paese più equo, dove la ricchezza non resti concentrata in poche mani ma torni, almeno in parte, alla collettività e a chi ogni giorno fa più fatica. Le grandi lobby, le multinazionali, le banche che accumulano profitti enormi senza restituire nulla alla collettività devono contribuire in modo equo e qualora non lo facciano volontariamente, lo Stato ha il dovere di intervenire. È una questione di giustizia, non di ideologia. Ritrovare un linguaggio chiaro, umano e coraggioso che parli di equità, di solidarietà, di libertà e non è solo una scelta politica, ma una responsabilità morale.

“Perché se la sinistra non spiega più chi difende, chi ascolta e chi rappresenta, e il centro non ritrova se stesso, quello che nella storia italiana ha contribuito a combattere il fascismo, a difendere la democrazia e a costruire la Repubblica e che chiarisca che non ha nulla a che vedere con chi oggi si dichiara moderato ma sostiene il sovranismo e il capitale incondizionato allora lo faranno altri con slogan semplici e verità distorte. E allora sì, continueremo a vivere in un mondo che giudica in fretta, che dimentica presto e che non capisce più la differenza tra forza e umanità. Se avessi trent’anni di meno, forse oggi proverei a rifondare qualcosa del genere: un luogo politico e ideale che parta da queste convinzioni, che metta al centro la giustizia, la solidarietà e la libertà. Ma anche adesso, con gli anni che ho, posso almeno tentare di invitare i tanti giovani disincantati — quelli che si sono allontanati da una politica becera e senz’anima, e anche quelli che, pur militando, non hanno ancora fatto il salto necessario per essere davvero giovani — a riprendere in mano il loro futuro, e con esso il nostro futuro e a creare o rifondare una casa vera, non una semplice sigla, dove ritrovarsi, discutere, sognare e lottare. A farlo senza paura e senza indugi”- conclude Francesco Grandinetti.

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