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giovedì, 28 Marzo, 2024
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Gli infermieri covid scrivono a Occhiuto: “Siamo sviliti, chiediamo certezze e un contratto che tuteli la nostra professionalità!”

Lamezia Terme – «Chiediamo certezze!». Così inizia la lettera aperta destinata al presidente di Regione Roberto Occhiuto, sottoscritta dagli infermieri covid inseriti per fronteggiare la pandemia. Dopo aver messo a disposizione la propria professionalità in un momento fortemente emergenziale, si sentono ora dimenticati: proprio nelle ultime ore è, infatti, arrivato il rinnovo del loro contratto per altri due mesi, ma con un monte orario drasticamente ridotto a 12 ore (inizialmente le ore previste erano 35).

«Gli infermieri dell’Asp di Cz, con contratto Co.Co.Co. dal 30/11/2020, pur non essendoci i presupposti per questa tipologia di contratto, ora chiedono certezze!», si legge nella missiva. Dopo «aver lavorato senza sosta durante tutto il periodo pandemico e, ancora ad oggi, lavorando con tanta dedizione e sacrificio, si ritrovano con l’ennesimo rinnovo di contratto Co.Co.Co. con scadenza al 30/10/2022, nonostante l’Azienda Sanitaria gravi di una forte carenza di personale. Inoltre, non solo hanno subito la riduzione dell’orario di lavoro da 35h a 18h e adesso a 12h settimanali, ma non è stata adottata nessuna procedura atta ai fini di una stabilizzazione delle dette figure».

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«Siamo infermieri di cui nessuno si preoccupa, siamo ignorati», hanno denunciato ancora nella loro lettera, «siamo in servizio dal 30/11/2020» e dopo ripetute proroghe, ecco arrivare quest’ultima «con un’ulteriore diminuzione delle ore, poiché ci è stato detto che non ci sono i soldi per poterci pagare».

E ancora: «Siamo stanchi di vivere nell’incertezza, ci sentiamo demoralizzati, inutili, viviamo un malessere quotidiano fatto di paure».

Dopo due anni di attese, dopo essersi spesi per il bene di tutti, questi infermieri vorrebbero essere messi nelle condizioni di non essere più precari, ma di poter svolgere il proprio lavoro con le giuste tutele. La carenza di personale nelle strutture sanitarie è problema ormai risaputo, tanto che sono stati impiegati dei medici cubani per tamponare la situazione. Gli infermieri, invece, ci sono: perché ignorare la loro presenza e l’aiuto che vorrebbero offrire alla comunità? Perché non gratificare tutto ciò che è stato fatto durante l’emergenza e che viene svolto tutt’ora, svilendoli con sole 12 ore lavorative e un contratto che non tutela la loro professionalità?

«Presidente Occhiuto, noi siamo stanchi, le chiediamo di fare qualcosa affinché questa situazione possa essere risolta. Come disse Darwin, “il lavoro nobilita l’uomo”. Noi, con la nostra precarietà, ci sentiamo solo abbattuti all’idea di dover cambiare o trovare lavoro altrove».

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