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venerdì, 29 Marzo, 2024
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Gli attivisti calabresi M5S contestano il voto di Rousseau e dicono no a Draghi

No a Draghi a nome della vera base del Movimento Cinque Stelle, quella che sulla piattaforma Rousseau è stata mistificata da un voto che non esprime la maggioranza della comunità pentastellata ma solo una piccola parte. Ad affermarlo con una lettera aperta è un nutrito gruppo di attivisti calabresi del M5S. Il voto che ha sancito il sostegno del partito al governo Draghi, secondo gli attivisti della Calabria, è stato espressione di pochi, non nel nome di “migliaia di attivisti che in tutta Italia si stanno ribellando, ingannati da un quesito volutamente distorto su Rousseau e plagiati dal senso di appartenenza consolidato in anni di attivismo. È la parte che verrà “punita”, quella che sarà espulsa, gli attivisti segnalati ai probiviri, quelli che oggi alzano i toni e la bandiera, i portavoce che in Camera e in Senato diranno NO a Draghi… il vero Movimento 5 Stelle”.
Nella lettera si analizza un momento drammatico per la base dei Cinquestelle: “Come attivisti del Movimento 5 Stelle stiamo vivendo giorni molti difficili. A livello nazionale i nostri contratti di governo sono stati minati da beceri tentativi di conquista del potere, avallati da un sistema elettorale che Renzi ben conosce, da una crisi economica che Renzi ben conosce, e che ha trovato pane nella cieca ottusità di un leghista. Ci siamo smembrati colpo dopo colpo, dopo aver resistito per anni in modo dignitoso e dopo esserci destreggiati nella melma per quelle promesse di cambiamento fatte agli italiani: un “restare nonostante tutto” messo a dura prova dalla terribile pandemia che ha messo in luce la grandezza di Conte, e ha dimostrato che anche Conte è un uomo e non un Dio. Era nostro dovere provarci, con Lega con Pd, con chiunque fosse stato disponibile a sposare le battaglie del programma elettorale. Perseverare no, non è opportuno e non è corretto nei confronti degli elettori che scelsero il Movimento perché lontano dalle logiche di occupazione e conservazione delle poltrone. Non è dunque il tentativo di costruire un governo stabile per l’Italia l’errore che contestiamo, ma il perseverare nel sedere al tavolo con partiti politici che ci hanno già traditi. Chi lo fa, rischia di ridurre i principi fondanti del Movimento a meri slogan da campagna elettorale. Chi lo fa, si avvale di una posizione di vantaggio che, se in un altro partito legittima, nella nostra comunità orizzontale non dovrebbe proprio esistere”.
Il panorama regionale invita a una profonda riflessione. Prosegue la lettera: “Come calabresi viviamo giorni, oltre che difficili, anche molto imbarazzanti. Il Sud è cosa ancora sconosciuta a chi governa: offeso dalle nomine di commissari che sono diventati un cult dei peggiori cabaret; dimenticato senza né guida né giunta né governatore; svenduto al peggiore PD nel tentativo di apparecchiargli la campagna elettorale per la corsa al Consiglio regionale; consegnato alle veline del Cavaliere. È un podere per sancire alleanze, per giustificare poltrone e stipendi, per dare un senso a staff corposi. E il divario si fa sempre più profondo, la questione sempre più meridionale. Avevamo per sogno la costituzione di un grande polo civico meridionalista, che mirasse a colmare il secolare divario che incombe tra noi e il resto d’Italia. Gli attivisti del Sud devono gridare più forte; affinché Roma senta e comprenda che qua non è un minimarket per prebende e contentini elettorali, ma una terra che pretende ciò che per diritto le spetta e non ha. Il Sud è sempre stato legale e si è da sempre ispirato alla Costituzione materiale nel solco della migliore tradizione che ha visto lo stesso Mortati tra i Padri costituenti”.
La conclusione dell’intervento è dura e non lascia dubbi sulla posizione degli attivisti nei confronti del neonato governo: “Che Draghi torni a casa a fare il nonno dunque, e che Carfagna torni a fare la modella. Non accetteremo alcuna forma di compromesso con i partiti che si sono pappati l’Italia, e che hanno distrutto la Calabria; manigoldi, traditori e doppiogiochisti a tutti i livelli. E a coloro che ci chiameranno ribelli e non più fratelli, ricordiamo che chi non cambia, per nessuna ragione e per nessuno stipendio al mondo, è il cambiamento”.

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