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giovedì, 10 Luglio, 2025
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Giornalista Scampini denuncia hater: “Io attaccata sul tumore, i social sono diventati un’arma”

(Adnkronos) – Sabrina Scampini, giornalista Mediaset di Quarto Grado, denuncia pubblicamente un hater sui social. Il commento offensivo recita: "Eh, ha avuto un brutto tumore. Poi purtroppo è guarita". Scampini decide di rompere il silenzio e in un'intervista all'Adnkronos dice: "I social vengono usati come un arma, non si può scrivere qualsiasi cosa: ci vuole un limite. Quando parli di malattia, quando parli di morte, quel limite l'hai superato, quindi neanche io che sono tollerante, questo lo posso tollerare". La giornalista sottolinea: "Bisogna tutelare i giovani e le persone che non sono in grado di gestire questa dose di cattiveria, perché ci sono persone che vanno in depressione, ci sono persone che soffrono molto: soprattutto i familiari delle persone offese". 
Scampini, qual è il problema principale?
 "La maggior parte dei post offensivi sono fatti da profili fake non controllati senza un'identità, che non è il caso di questo, che è ben identificabile, ma la maggior parte delle volte tu non riesci a identificare chi critica o chi insulta perché io posso avere dieci profili e con quei dieci profili insultare il mio collega o una persona che non mi piace".  
Lei nel messaggio si Instagram fa riferimento al fatto che ci sia troppa democrazia sui social. In che senso?
 "Secondo me sui social non si dovrebbe scrivere qualunque cosa, dovrebbero esserci un limite e un controllo. Io ricevo centinaia di messaggi di critica quando mi espongo a livello politico o su un caso di cronaca mediatica, come quello di Garlasco, e non rispondo mai perché non mi metto a quel livello. Ma quando tocchi invece la salute e quindi crei un disagio ai miei familiari che magari leggono quei messaggi e che ci stanno male, allora lì per me hai superato il limite".  
Sui social ci sono delle indicazioni per segnalare i profili
 "Sono troppo deboli e troppo lente. Io ogni volta segnalo ogni profilo che utilizza parolacce o messaggi di odio ma non so cosa accade, credo niente se continuano a proliferare. Quindi è evidente che c'è una carenza legislativa, io personalmente non vado in giro a insultare nessuno: se devo criticare qualcuno lo faccio guardandolo negli occhi con la mia faccia, purtroppo sui social non succede questo e non è corretto".  
Uno degli strumenti possibili è l'identificazione attraverso un documento di identità obbligatorio
 "Sarebbe il minimo. E' inconcepibile che non esista ancora uno strumento come questo di controllo sui social, io mi chiedo: ma perché chiunque può scrivere mettendo la faccia di un angioletto e chiamandosi Pippo76? Me lo chiedo davvero: perché?".  
E' vero che non entra su facebook?
 "Su Facebook non entro da anni, è uno strumento che non utilizzo perché non c'è nessun controllo, dovrei passare tutta la giornata a controllare chi sta scrivendo cattiverie e io non ho tutta la giornata per fare questo" 
Lei è una persona conosciuta, famosa, con le spalle larghe, il problema vero è per le persone che non hanno gli stessi strumenti per potersi difendere
 "Io sono immune, a me non fanno niente gli insulti. Quelli che scrivono tutte quelle cattiverie normalmente sono persone che non sono d'accordo con me e che non hanno un lessico appropriato oppure che non hanno la possibilità di esprimersi in nessun luogo: sono frustrati e in questo modo gestiscono le loro frustrazioni, buttando schifezza sugli altri. Quindi a me non mi interessa, io non entro in questa cosa perché non voglio le loro energie negative". 
Ma non tutti reagiscono così..
 "Ci sono persone che sono ferite da chi dice che 'sei cretino, che sei stupido, che sei ignorante, che non capisci, chissà perché sei lì, chissà con chi sei stato per stare lì, che ti danno della 'giornalaia': tutte queste cose veramente a me non interessano e non mi feriscono, invece conosco tante persone che da queste cose sono ferite, e allora basta, c'è un limite".  
Soprattutto per i più deboli
 "Io penso anche ai ragazzi, ai giovani, che sono insultati da tutti, da gente che non ha profili o da gente che ha profili e che lo può fare perché non c'è un tutela. Se i nostri figli, se i nostri ragazzini vengono insultati perché sono grassi o perché sono stupidi, ma come può reagire un ragazzo di 14 anni o di 15 anni che inizia ad entrare in questo mondo?" 
Secondo lei potrebbe avere effetto anche una limitazione dell'età dell'accesso ai social?
 "La limitazione dell'età c'è già e non viene rispettata, ma il problema qui non sono i giovani, perché ad esempio chi mi ha insultato è una donna matura e formata. E' un problema culturale, cioè queste persone pensano di poter scrivere qualunque cosa". 
Quale è la domanda che si è fatta davanti a questi attacchi?
 Perché uno si mette sui social e comincia a insultare gente che non conosce? A me non verrebbe mai in mente di fare una cosa del genere. Posso fare un commento dicendo che non sono d'accordo con quello che sta scrivendo, ma perché insultare? Che problemi hai?". (di Andrea Persili) —[email protected] (Web Info)

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