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sabato, 20 Aprile, 2024
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Maxi blitz anti-‘ndrangheta nel Cosentino: eseguite 202 arresti misure cautelari, ai domiciliari il sindaco di Rende

L'accusa è di associazione 'ndranghetistica e associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti

Nelle prime ore di questa mattina, a Cosenza ed in altri centri del territorio nazionale i Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza, il personale della Squadre Mobili delle Questure di Cosenza e Catanzaro, e del Servizio centrale Operativo di Roma, i Finanzieri del Comando Provinciale di Cosenza, del Nucleo di Polizia Valutaria di Reggio Calabria, con il GICO del Comando Provinciale di Catanzaro e lo SCICO di Roma, con il coordinamento della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, hanno dato esecuzione all’ordinanza cautelare, emessa dal GIP presso il Tribunale di Catanzaro, nei confronti di 202 indagati, sulla base della ritenuta sussistenza di gravi indizi in ordine ai delitti, a vario titolo ipotizzati, nei loro confronti, tra cui, rispettivamente, associazione di tipo ‘ndranghetistico, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravato dalle modalità e finalità mafiose, associazione a delinquere finalizzata a commettere delitti inerenti all’organizzazione illecita dell’attività di giochi – anche d’azzardo – e di scommesse, delitti di riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di beni e valori, nonché in ordine ad altri numerosi delitti, anche aggravati dalle modalità e finalità mafiose.

Contestualmente è stato eseguito, a cura dei Finanzieri GICO del Comando Provinciale di Catanzaro e lo SCICO di Roma, il sequestro preventivo d’urgenza disposto dal P.M., che dovrà essere sottoposto al vaglio del Giudice per le Indagini Preliminari, di beni immobili, aziende, società, beni mobili registrati, riconducibili a numerosi indagati, per un valore stimato in oltre 72 milioni di euro.
Tra le persone arrestate c’è anche il sindaco di Rende, l’avvocato Marcello Manna, già indagato per corruzione, è anche il presidente dell’Anci (l’Associazione dei comuni italiani) della Calabria. L’uomo si trova agli arresti domiciliari. Sempre ai domiciliari sono finiti anche altri due amministratori locali. Si tratta dell’assessore ai Lavori pubblici del Comune di Rende, Pino Munno e l’assessore alla manutenzione e al decoro urbano di Cosenza, Francesco De Cicco. Nell’operazione sono coinvolti amministratori locali, professionisti, imprenditori ed esponenti della criminalità organizzata cosentina.

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Le investigazioni si sono sviluppate attraverso un’imponente attività di indagine di tipo tradizionale, consistente in attività tecniche, servizi sul territorio, riscontri “sul campo”, con una parallela poderosa attività di acquisizione e analisi di dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, corroborati dai relativi riscontri, oltre alla acquisizione di plurime emergenze di altri procedimenti penali. La gravità indiziaria, conseguita, allo stato, sul piano cautelare, attraverso gli articolati e complessi approfondimenti investigativi, ha riguardato l’attuale operatività delle organizzazioni criminali nell’area cosentina, passate attraverso una importante rimodulazione degli equilibri sul territorio, curata dai “nuovi” presunti capi e gregari, legati al “nucleo stabile” degli storici esponenti dei gruppi criminali. Si tratta in particolare di gravi elementi indiziari circa l’attuale assetto
dell’organizzazione criminale di ‘ndrangheta di Cosenza e del suo hinterland, articolata in diversi gruppi organicamente confederati, e tutti riconducibili ad una struttura di vertice, nello specifico riconducibili ai due principali gruppi, il cosiddetto clan degli italiani, nelle sue varie componenti, e il cd. clan degli zingari, anch’esso con varie articolazioni, nell’assetto rideterminatosi a seguito delle complesse e altalenanti dinamiche relazionali tra gli stessi, nonché delle numerose vicende giudiziarie, con i relativi diversificati esiti, che li hanno interessati.

La gravità indiziaria acquisita a livello cautelare ha riguardato, altresì, la struttura e il modus operandi di una delle presunte articolazioni criminali dedite al traffico, e allo spaccio diffuso, di sostanze stupefacenti di vario genere, nel quadro di quello che viene ipotizzato come il cosiddetto “Sistema” che governa tutti i rapporti tra i vari sottogruppi criminali della città di Cosenza e del suo hinterland. Ha riguardato, inoltre, plurime attività illecite poste in essere, rispettivamente, dagli indagati per i quali si è ipotizzato un ruolo preminente rispetto all’attuale operatività dei consorzi criminali, nonché i vari settori di operatività correlati alle ipotizzate fattispecie penali. In tale contesto, nell’ordinanza cautelare, nei confronti degli indagati attinti dalle rispettive misure adottate, è stata ritenuta, allo stato, la gravità indiziaria, tra l’altro, per i delitti, rispettivamente contestati, di concorso esterno in associazione mafiosa, numerose ipotesi di condotte estorsive tentate e consumate, concorrenza illecita, rapina, tentato omicidio, lesioni aggravate, reati in materia di armi, usura, con correlati delitti di estorsione per la riscossione delle rate del credito usuraio, esercizio abusivo l’attività finanziaria, utilizzo da parte di detenuti di dispositivi cellulari all’interno di Casa Circondariale, scambio elettorale politico-mafioso ipotizzato con riguardo ad una competizione elettorale amministrativa, truffe aggravate per il conseguimento di erogazioni pubbliche con riguardo a iniziative imprenditoriali, reati contro la pubblica amministrazione (turbata libertà degli incanti, corruzione, violenza o minaccia a pubblico ufficiale), violenza o minaccia per costringere alla commissione del reato di falsa testimonianza, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, autoriciclaggio, reimpiego di proventi illeciti, ricettazione, detenzione e cessione di sostanza stupefacente del tipo marijuana,
hashish, eroina e cocaina.

E’ stata ritenuta, altresì, la gravità indiziaria, a livello cautelare, per il delitto di associazione a delinquere finalizzata a commettere delitti inerenti all’organizzazione illecita dell’attività di giochi – anche d’azzardo – e di scommesse, nonché delitti di riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di beni e valori con riferimento alla presunta commistione illecita tra gli interessi di imprenditori del settore e quelli della locale criminalità organizzata per la quale il settore del “GAMING” rappresenta una forte attrattiva, in quanto attività estremamente redditizia
Dei 202 indagati, 139 sono stati destinatari di custodia cautelare in carcere, 50 di arresti domiciliari, 12 di obbligo di dimora e1 la misura interdittiva dello svolgimento di attività professionale.

Contestualmente è stato eseguito, a cura dei Finanzieri GICO del Comando Provinciale di Catanzaro e lo SCICO di Roma, il sequestro preventivo d’urgenza
disposto dal P.M., che dovrà essere sottoposto al vaglio del Giudice per le Indagini Preliminari, di beni immobili, aziende, società, beni mobili registrati, riconducibili a numerosi indagati, per un valore stimato in oltre 72 milioni di euro, e consistenti, tra l’altro, in 78 fabbricati, tra i quali 5 ville, 44 terreni, per un’estensione complessiva di 26 ettari, in vari comuni della provincia di Cosenza, 57 quote di partecipazioni in attività produttive e commerciali al dettaglio e all’ingrosso in diversi settori (ristorazione con somministrazione, bar, abbigliamento produzione energia elettrica, agricoltura, lavanderie e lavanderie industriali, servizi nel settore dello spettacolo, noleggio attrezzature per spettacoli ed eventi, formazione culturale, edile), 39 complessi aziendali, anche di imprese del settore del cosiddetto “gaming” (scommesse on-line e sale giochi e biliardo), 20 ditte individuali attive nei vari settori delle attività produttive e commerciali (ristorazione, strutture turistiche e ricettive, agricoltura, bar, supporto rappresentazioni artistiche, intermediazione finanziaria), 7 associazioni non riconosciute, impegnate prevalentemente in ambito sportivo/ricreativo, uno Yacht, un aeromobile ultraleggero, un natante, 70 autovetture, 7 motoveicoli. Nello specifico le ampie e articolare indagini patrimoniali, condotte dagli investigatori del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria/G.I.C.O. di Catanzaro e dallo S.C.I.C.O. di Roma, hanno consentito di ipotizzare, a livello pre-cautelare del provvedimento d’urgenza disposto dal P.M., per i diversi beni, rispettivamente, la sproporzione tra il valore dei beni nella disponibilità – diretta e indiretta – degli indagati e le capacità economico-reddituali dei rispettivi titolari, l’intestazione fittizia di beni in capo a soggetti “prestanome”, un compendio patrimoniale pertinente ai reati commessi, somme costituenti il profitto dei reati e/o il loro
reimpiego. Il procedimento per le fattispecie di reato ipotizzate è attualmente nella fase delle indagini preliminari.

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