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domenica, 13 Ottobre, 2024
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Fidanzati uccisi a Lecce, lo studente confessa: “Sono stato io”. Ha agito per vendetta

“Si, sono stato io”. Ha confessato di essere stato lui ad uccidere, Antonio De Marco, lo studente 21 enne arrestato ieri sera per l’omicidio di Daniele De Santis e della sua fidanzata Eleonora Manta.La confessione è avvenuta nella notte davanti al procuratore di Lecce, Leonardo Leone De Castris che lo ha interrogato nella caserma dei carabinieri. La notizia della confessione è stata confermata dalla Procura. Ieri sera al termine della conferenza stampa era stato lo stesso Procuratore ad augurarsi che il giovane potesse confessare.
“L’azione è stata realizzata con spietatezza e totale assenza di ogni sentimento di pietà verso il prossimo”. E’ quanto si legge nel provvedimento di fermo nei confronti di De Marco. “Nonostante le ripetute invocazioni a fermarsi urlate dalle vittime l’indagato proseguiva nell’azione meticolosamente programmata inseguendole per casa , raggiungendole all’esterno senza mai fermarsi. La condotta criminosa, estrinsecatasi nell’inflizione di un notevole numero di colpi inferti anche in parti non vitali (il volto di De Santis) e quindi non necessari per la consumazione del reato, appare sintomatico di un’indole particolarmente violenta, insensibile ad ogni richiamo umanitario”.
Nei foglietti manoscritti persi durante la fuga dall’assassino di Eleonora Manta e Daniele De Santis è “descritto con inquietante meticolosità il cronoprogramma dei lavori ‘ ( ‘pulizia.. acqua bollente … candeggina.. soda .. ecc. ). La premeditazione del delitto risusulta comprovata dai numerosi oggetti rinvenuti sul luogo del delitto (abitazione delle vittime e piazzale condominiale ) in particolare il cappuccio ricavato da un paio di calze di nylon da donna, le striscette stringi tubi e appunto i cinque foglietti manoscritti n cuiera anche descritta la mappa con il percorso da seguire per evitare le telecamere”. E’ quanto si legge nel provvedimento di fermo nei confronti del 21 Antonio De Marco accusato del duplice omicidio dei due fidanzati di Lecce.
Potrebbe essere stata la vendetta il possibile movente del duplice omicidio dei fidanzati di Lecce. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, infatti, il 21 enne aveva vissuto per quasi un anno in affitto in una delle stanze dell’appartamento dove successivamente i due giovani avevano deciso di andare a vivere insieme. A quanto si è appreso, per almeno due mesi De Marco ed Eleonora Manca sarebbero stati coinquilini perché la ragazza si appoggiava nell’altra stanza dell’appartamento. La convivenza tra i due, però, non sarebbe stata facile. Daniele De Santis aveva quindi deciso di non rinnovare il contratto al giovane e di tenere l’appartamento per sé e la fidanzata.
Antonio De Marco, uno studente di 21 anni di scienze infermieristiche. E’ di Casarano, paese della provincia, ma fino allo scorso agosto “era stato un coinquilino” perché aveva abitato in affitto in una stanza nella casa che poi Daniele De Santis aveva deciso di ristrutturare per andarci a vivere con Eleonora. L’omicidio, ha spiegato il procuratore di Lecce, Leonardo Leone De Castris, sarebbe stato a lungo premeditato e definito nei minimi dettagli. In alcuni bigliettini che l’assassino ha perso nella fuga, è stata trovata non solo la mappa che indicava come evitare le telecamere di sicurezza della zona, ma anche i dettagli “delle attività prodromiche” che avrebbero dovuto procedere l’omicidio.
Voleva immobilizzare , torturare e uccidere, per poi ripulire tutto con detergenti e lasciare una scritta sul muro con un messaggio per la città. Era questa l’azione dimostrativa che il 21enne Giovanni Antonio De Marco, fermato ieri sera a Lecce perché ritenuto responsabile dell’omicidio del giovane arbitro Daniele De Santis e della fidanzata Eleonora Manta aveva programmato per la sera del 21 settembre scorso quando i due sono stati trucidati con decine di coltellate. Il giovane è stato interrogato la scorsa notte dal procuratore Leonardo Leone De Castris nella caserma dei carabinieri e quando è uscito in macchina per essere portato in prigione, una piccola folla di amici e conoscenti della due vittime ha inveito contro di lui. Sul luogo dell’omicidio, nella casa dei due fidanzati, gli inquirenti hanno trovato due bottiglie di candeggina, fascette tendi cavi e tutta l’attrezzatura che secondo il programma dall’assassino doveva servire a ripulire la scena del crimine per non lasciare traccia. Sui bigliettini persi durante la fuga, era scritto anche il pro memoria con i dettagli dell’acqua bollente, la candeggina da usare per ripulire tutto.
“Da oggi la città di Lecce esce da un incubo – ha detto – l’accaduto è una rarità nella criminologia penale”. L’assenza di un movente – ha spiegato ancora il procuratore, che ha anche auspicato una confessione dell’indagato – ha rappresentato una grossa difficoltà iniziale nelle indagini perchè senza un movente è difficile capire qual è la pista da seguire e questo mi ha ha spinto a seguire la vicenda con quattro magistrati, oltre ad un sostituto anche i due aggiunti e il lavoro di polizia giudiziaria del carabinieri è stato eccellente”.

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