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domenica, 28 Aprile, 2024
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“Era pronto a ucciderlo”: le motivazioni della condanna a 20 anni per l’aggressore di Davide Ferrerio

Nicolò Passalacqua (fotino in alto) massacrò Davide Ferrerio, quell’11 agosto di un anno fa, ben sapendo quello che faceva. “La sua condotta era finalizzata a cagionare indifferentemente lesioni gravissime o la morte”. Scrive così il giudice dell’udienza preliminare di Crotone Elvezia Cordasco nel motivare la sentenza con cui il 21 aprile scorso ha condannato a 20 anni e quattro mesi, in abbreviato, il ventiduenne accusato del tentato omicidio di Davide, 21 anni, il bolognese assalito per uno scambio di persona a Crotone e da allora in coma irreversibile.

La gup, nel formulare la condanna, ha tenuto conto della condotta dell’imputato non solo al momento del fatto – “già nervoso per altri motivi scaricava l’ira su Ferrerio, che colto di sorpresa non poteva difendersi, poi lasciatolo esanime al suolo andava via con fare soddisfatto e glorioso –, ma pure dopo. Specialmente considerando il suo “pentimento, se tale può essere definito”, che risulta “derivato solo dal fatto che Ferrerio non fosse colui che stava inviando i messaggi alla Perugino, ma un soggetto che non c’entrava nulla” e non per la condotta vera e propria. Martina Perugino, oggi diciottenne, è la giovane per cui Passalacqua aveva “una cotta”: fu per “difenderne il possesso” che aggredì Davide, scambiandolo per l’ignoto interlocutore che da qualche tempo le scriveva tramite un account Instagram falso. Per “punire” questo sconosciuto quella sera il gruppo composto da Passalacqua e Perugino, dalla madre di lei Anna e dal compagno di questa Andrej Gaju (Martina è stata condannata dal tribunale dei minori, per i due adulti è in corso il processo per concorso anomalo in tentato omicidio) e altri, aveva deciso di organizzare una “spedizione”. Il reale interlocutore, si scoprì poi, era il trentenne Alessandro Curto, che scrisse il famigerato messaggio “ho la camicia bianca” depistando Passalacqua che si scagliò contro Davide, che per puro caso indossava quel capo. Il suo messaggio arrivò 13 secondi dopo la comparsa del bolognese sulla strada, secondo le telecamere.

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“Sono molto dispiaciuto di questa vicenda, non volevo, mi reputo una vittima – disse Passalacqua in aula –, sono stato giostrato, hanno fatto andare di mezzo un ragazzo che non c’entrava. Alla fine non è stato un bel gesto, mi ha macchiato. Davide sta lottando tra la vita e la morte e non sa il motivo… Se potessi dare la mia vita gliela darei”. Ma il giudice, nient’affatto persuasa da questo pentimento, nota come al momento dei fatti lui fosse “pienamente convinto di aggredire l’ignoto interlocutore, per punirlo e vendicare l’affronto subito in amore”, tant’è che prima di sapere dello scambio di persona il suo unico rammarico era di averla aggredita davanti all’amata e sua madre. Evidenti poi, per il gup, l’aggravante dei motivi abietti e futili del gesto: “una reazione sproporzionata al desiderio di difendere ’cioè che è suo’ (la ragazza), un sentimento di possesso ben lontano dalla gelosia”.
(Fonte: ilrestodelcarlino.it)

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