Il Rendiconto sociale INPS 2024 racconta senza filtri la realtà del lavoro calabrese: una regione dove si lavora di più, ma si guadagna di meno. Secondo l’INPS, il tasso di occupazione è appena del 44,8%, la disoccupazione giovanile raggiunge il 31,4% e i NEET (giovani che non studiano né lavorano) sono il 26,2%, contro una media italiana del 15,2%. Un dato che da solo spiega perché migliaia di ragazze e ragazzi continuano a lasciare la Calabria ogni anno.
“Questi numeri non sono solo statistica. Sono la prova di un modello che vive sulla pelle di chi lavora, che usa la precarietà come strumento di profitto,” dichiara Giuseppe Valentino, Segretario Generale della Filcams CGIL Calabria.
PRECARIETÀ E SALARI BASSI
Nel 2024 le assunzioni a tempo determinato sono cresciute a 87.032, mentre quelle a tempo indeterminato sono calate a 27.748.
Aumentano anche i contratti part-time, che coinvolgono quasi la metà dei lavoratori dipendenti (44,2%), con un incremento del 9% rispetto al 2022.
Nella fascia 30-50 anni, quella del lavoro adulto e stabile, il 43,5% lavora part-time, spesso non per scelta.
Le retribuzioni giornaliere medie restano drammaticamente inferiori alla media nazionale: 77,9 euro per gli uomini e 58 euro per le donne, contro 107,5 e 79,8 euro in Italia.
Significa che una lavoratrice calabrese guadagna in media 20 euro al giorno in meno rispetto a una collega del Nord.
E chi lavora nel turismo o nella ristorazione spesso non supera i 50 euro giornalieri.
“Questo non è lavoro flessibile: è lavoro povero. E il lavoro povero produce povertà collettiva. La Calabria non si salva abbassando il costo del lavoro, ma restituendo valore al lavoro stesso,” aggiunge Valentino.
STAGIONALITÀ E CONTINUITÀ DI REDDITO
Sempre secondo l’INPS, nel 2024 i rapporti stagionali nel settore privato sono stati 9.882, in aumento rispetto ai 9.397 del 2023.
Una cifra che non fotografa solo la stagionalità fisiologica del turismo, ma una discontinuità permanente, dove i lavoratori restano senza reddito e senza tutele per buona parte dell’anno.
Per la Filcams CGIL Calabria, il primo passo per cambiare rotta è chiaro:
introdurre integrazioni contrattuali aziendali per garantire continuità economica ai lavoratori stagionali;
estendere queste tutele anche al commercio e ai servizi, dove la precarietà assume forme diverse ma ugualmente croniche.
LEGALITÀ E RESPONSABILITÀ D’IMPRESA
Il 27,9% dei DURC in Calabria risulta irregolare (quasi il doppio della media nazionale, 16,2%).
Nel 2024 l’INPS ha accertato 10 milioni di euro di evasione contributiva e 3.000 lavoratori irregolari.
Numeri che raccontano un sistema produttivo che ancora oggi si regge su lavoro nero, false partite IVA e appalti al ribasso.
“La nostra battaglia è chiara: basta incentivi a pioggia, basta chi sfrutta il bisogno.
Le imprese che vogliono lavorare in Calabria devono rispettare i contratti e contribuire al benessere collettivo. Chiediamo contrattazione aziendale vera, che porti risorse ai lavoratori e non ai margini di profitto,” conclude Valentino.