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venerdì, 26 Aprile, 2024
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Dai falchi alle cicogne, le vittime migratorie dei bracconieri nei cieli della Calabria

Quando i carabinieri forestali hanno sentito sparare colpi di fucile verso un gruppo di falchi che stava attraversando lo Stretto di Messina, si sono precipitati sul luogo individuato, in territorio di Campo Calabro sulla sponda calabrese, giusto in tempo per vedere due persone fuggire. Per terra, abbandonato, un fucile con matricola cancellata e numerose cartucce. Poco più in là, però, anche una cicogna bianca abbattuta, ennesima vittima del bracconaggio che in questo periodo dell’anno, in questa zona tra Calabria e Sicilia, tra Scilla e Cariddi, è una vera e propria piaga.

Lo Stretto di Messina, infatti, non è solo il luogo di passaggio di traghetti e di genti, mitizzato e celebrato da millenni, ma anche un punto obbligato delle rotte migratorie degli uccelli che in questo periodo si trasferiscono in Africa, verso zone più calde dove nidificare. Avviene lo stesso anche nello Stretto di Gibilterra e nello Stretto del Bosforo: corridoi di migrazione per milioni di uccelli delle specie più disparate e rare. Lo sanno gli ambientalisti e, purtroppo, lo sanno bene anche i bracconieri. Per questo, i carabinieri Cites, gli ex Forestali, di Reggio Calabria e di Catania ogni anno in questo periodo controllano giorno e notte le due sponde dello Stretto. L’operazione si chiama «Adorno» e a partire da aprile fino ai primi giorni di giugno vede impegnati i carabinieri alla ricerca dei bracconieri che sono molto presenti al punto che la provincia di Reggio Calabria, ma anche quella di Messina, è considerata «black-spot», una delle sette aree calde del bracconaggio italiano individuate dal «Piano d’azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici». Dallo Stretto di Messina transita il falco pecchiaiolo «Pernis apivorus» detto Adorno, da cui il nome dato all’annuale operazione dei carabinieri forestali. Sono quattro le persone denunciate per reati contro la fauna selvatica e numerosi sono stati i sequestri. Controllati allevatori di avifauna, alcuni dei quali avevano cardellini catturati illegalmente; ad uno è stato sequestrato perfino un maschio di Falco pellegrino, specie protetta dalla Convenzione di Washington (in acronimo proprio Cites). Un lavoro fatto con la collaborazione delle associazioni ambientaliste Wwf, Lipu, Cabs, Ornis italica, che con i propri volontari nel periodo delle migrazioni da decenni controllano la zona e «disturbano» i bracconieri. Peccato solo che tra le persone identificate e denunciate non ci sono quelle che hanno ucciso a fucilate la cicogna bianca.

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