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sabato, 5 Ottobre, 2024
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Crotone, bufera giudiziaria su Congesi: 10 indagati per falso in bilancio

Terremoto giudiziario su Congesi, il consorzio pubblico che gestisce il sistema idrico integrato in 14 comuni della provincia di Crotone. La Procura guidata da Giuseppe Capoccia ha iscritto nel registro degli indagati dieci persone, tra attuali ed ex amministratori, direttore amministrativo e revisori contabili della società, ai quali ieri i militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Crotone hanno notificato gli avvisi di garanzia. Sotto accusa sono finiti: il presidente della partecipata, Claudio Liotti; i consiglieri di amministrazione in carica Maria Riccio e Arturo Zizza; il revisore dei conti Damiano Falco; il direttore amministrativo Michele Liguori (che tre giorni fa è stato condannato a 6 anni di carcere per il fallimento della Soakro); gli ex componenti del consiglio di amministrazione, Lucia Bossi, Vincenzo Capozza, Francesco Benincasa (che è anche il sindaco di Strongoli a sua volta condannato a 2 anni di reclusione nel processo Soakro) e Giovanbattista Scordamaglia; e infine l’ex revisore contabile Maria Teresa Scerbo.

Tutti devono rispondere del reato di falso in atto pubblico. Contestualmente, i finanzieri hanno pure eseguito un decreto di perquisizione e sequestro emesso dal sostituto procuratore Alessandro Rho, titolare dell’inchiesta. I militari, infatti, hanno perlustrato la sede di Congesi in via Antonio De Curtis visionando e sequestrando documenti contabili che vanno dal 2016, quando il consorzio venne costituito dagli enti locali, fino ad oggi. Dopodiché, sono stati perquisiti gli uffici societari dei manager Liotti, Riccio e Zizza e requisiti i loro computer e telefoni cellulari. L’attenzione dei finanzieri s’è focalizzata sui bilanci di Congesi degli anni 2016-2022 che – secondo gli inquirenti – «rappresentano al loro interno fatti materiali non corrispondenti al vero» come «il valore dei crediti» che sono stati «iscritti in bilancio».

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Nello specifico, riporta il decreto, la falsa «rappresentazione dell’attivo» della partecipata emergerebbe «dall’evidente distonia tra il valore, sempre crescente, dei crediti apposti nei bilanci ed il contenuto delle relazioni, rispettivamente, dell’organo di gestione» di Congesi e «dei revisori contabili allegate ai bilanci depositati». Gli esercizi finanziari consuntivi, è la tesi del pm, avrebbero fatto sempre registrare «un aumento del valore dei crediti – senza appostazione di fondi rischi congrui – tali da pareggiare l’ingente posizione debitoria». Al contrario, la Procura sostiene che sono venute fuori delle «dichiarazioni» che sarebbero «in esatta controtendenza» con le cifre messe nero su bianco al punto da dimostrare «la non attendibilità del dato» per due motivi: da un lato c’è «l’indeterminatezza dei ricavi» legati ai crediti dovuta alla «carenza dei dati delle utenze fornite dai Comuni» soci della partecipata; dall’altro «l’omessa svalutazione di gran parte dei crediti iscritti in bilancio» che vengono «vantati» dal consorzio «da diversi anni», alcuni anche dal 2016, «nei confronti di utenti inadempienti, verso i quali, nemmeno sarebbero state ancora iniziate le procedure esecutive».
Le quali, si legge nel provvedimento firmato dal magistrato, sarebbero state «da tempo programmate ma non ancora intraprese al momento dell’approvazione del consuntivo» del 2022. Una serie di «elementi», quindi, che il pubblico ministero Rho considera «rilevatori dell’inevitabile deterioramento» dei crediti. Si spiega così la contestazione di falso in atto pubblico che viene addebitata agli indagati.
(Fonte: Gazzetta del sud)

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