Come sappiamo l’Italia è stata suddivisa in zone rosse, arancioni, gialle e bianche determinate dall’andamento del contagio da covid-19 e a seconda della gravità della situazione. Il ministro della Salute aggiorna le fasce periodicamente. I territori o le regioni che entrano in fascia arancione o rossa devono starci per almeno 14 giorni, poi saranno rivalutate, sempre in base a monitoraggi su dati scientifici e non discrezionali. L’assegnazione avviene in base ai dati scientifici forniti dal Comitato tecnico-scientifico.
Ma quali sono i criteri per collocare un territorio o un’intera regione in zona rossa, zona arancione o zona gialla?
La classificazione di una Regione in uno dei tre scenari indicati è decisa dal ministero della Salute sulla valutazione di 21 criteri come ad esempio l’indice di contagio Rt, la presenza di focolai, la situazione di occupazione dei posti letto negli ospedali e dei posti letto in terapia intensiva. Si terrà conto anche della capacità di monitoraggio, il cosiddetto contact tracking, che nel frattempo secondo gli esperti è saltato. Poi ci sono altri 6 parametri che descrivono la capacità di accertamento diagnostico, indagine e di gestione dei contatti. Ad esempio la percentuale di tamponi positivi esclusi i secondi e i terzi test sulle stesse persone, oppure il tempo che passa dai sintomi alla quarantena e alla diagnosi.
Covid: non è solo l’aumento dell’indice Rt che porta all’istituzione della zona rossa
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