All’inizio della prossima settimana la Regione Calabria attiverà la procedura (a sportello) per individuare le strutture da adibire a Covid-hotel.
IL CONCETTO
La strategia dell’esecutivo contempla un doppio approccio. Da una parte la messa a disposizione di Covid hotel dove ospitare le persone senza sintomi gravi, che hanno difficoltà a restare in quarantena. Il governo da dato incarico al commissario straordinario Domenico Arcuri di predisporre un Covid hotel in ogni provincia del territorio nazionale, pari a 110 strutture dove fare confluire i contagiati con sintomi non gravi. Dall’altra, l’idea è accelerare sulle cure domiciliari, così da alleggerire i pronto soccorso degli ospedali. Le due soluzioni non costituiscono una novità: già nella prima fase di gestione dell’emergenza sanitaria si era scelto di andare in questa direzione, ma entrambi gli approcci non sono stati sviluppati come avrebbero dovuto. Ora ci si torna a muovere su quei due binari. (sole24ore.it)
COVID HOTEL NON E’ OSPEDALE
La proposta ha destato alcune perplessità tra i medici. Il vice segretario nazionale della Federazione dei medici di Medicina Generale (Fimmg) Pier Luigi Bartoletti ha sottolineato che «il Covid hotel è un domicilio, non un ospedale. Una struttura protetta rispetto a casa per quei pazienti che non hanno supporto sociale o familiare. Ma le regole d’ingaggio – ha continuato – devono essere chiare: ci possono entrare solo persone con un quadro clinico stabilizzato e che non necessitano di reparti di degenza anche se a bassa intensità». Secondo Bartoletti ai Covid hotel devono avere accesso solo assistiti già dimessi, anche se ancora con polmonite o positivi al virus, oppure persone che non hanno un quadro clinico grave. «L’organizzazione di queste strutture deve prevedere turni di controllo con medico, infermiere e assistente socio-sanitario», ha aggiunto Bartoletti.
IN CALABRIA
Al momento neppure la Calabria (per tanti e palesi motivi) non ci aveva ancora messo mano. Ora il presidente ff Spirlì, in accordo con le categorie di settore, pensa di istituire almeno nove strutture in regione.
3 per la provincia di Cosenza, 2 in quella di Catanzaro ed altrettante nel Reggino, una ciascuno nei territori di Crotone e Vibo.
Le attività saranno coordinate con la Protezione civile e le Asp per consentire un’attività di monitoraggio dei pazienti positivi ed asintomatici. Non hanno dato un limite di posti letto .
Si comincerà a reperire le prime strutture da 30/40 posti letto scorrendo l’elenco di chi darà la propria disponibilità. Anche sulle ubicazioni si farà una valutazione volta per volta: l’ideale sarebbe in zone rurali ma anche la vicinanza con gli ospedali avrà la sua notevole incidenza.