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sabato, 27 Aprile, 2024
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Corruzione in Corte d’Appello a Catanzaro: spunta il nome di Domenico Commodaro

Non si ferma l’indagine avviata dalla Procura di Salerno (competente per territorio) sul presunto giro di denaro per aggiustare processi negli uffici giudiziari di Catanzaro e che ha portato, nei mesi scorsi, alla condanna in primo grado a 4 anni e 4 mesi dell’ex presidente di sezione della Corte d’Appello Marco Petrini.
Infatti, secondo quanto riporta nell’edizione odierna la Gazzetta del Sud, un altro giudice del capoluogo calabrese sarebbe indagato, oltre allo stesso Petrini, per l’ipotesi di reato di corruzione in atti giudiziari. Si tratterebbe del consigliere della Corte d’Appello Domenico Commodaro. La Procura di Salerno, inoltre, ha chiesto e ottenuto una proroga di sei mesi delle indagini.
Nella richiesta inoltrata al gip il procuratore Giuseppe Borrelli e dal sostituto Maria Benincasa – riporta la Gazzetta del Sud – si spiega che “non possono concludersi le indagini preliminari essendo in corso attività investigativa dal cui esame questo ufficio dovra’ valutare la necessità dello svolgimento di ulteriori indagini ovvero assumere le determinazioni inerenti l’esercizio dell’azione penale”.
Insomma, mesi decisivi per trovare riscontro alle ipotesi d’accusa o al contrario procedere con una richiesta di archiviazione. Petrini aveva fatto il nome del giudice Commodaro, con cui condivideva l’ufficio in Corte d’Appello, nei verbali rilasciati agli investigatori salernitani il 5 e il 25 febbraio. L’allora presidente di sezione era stato tratto in arresto il 15 gennaio 2020 per corruzione in atti giudiziari in alcuni casi aggravata dalle finalità mafiose. Il magistrato aveva quindi deciso di ammettere gran parte degli addebiti e collaborare con gli inquirenti. Nei primi due verbali rilasciati all’autorità giudiziaria di Salerno, Petrini aveva parlato di altri episodi tirando in ballo alcuni suoi colleghi. Pochi giorni dopo quelle dichiarazioni il magistrato aveva ottenuto gli arresti domiciliari e il 17 aprile era tornato davanti ai pm campani ritrattando, in gran parte, le dichiarazioni fornite in precedenza.

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