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mercoledì, 4 Dicembre, 2024
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Conferenza stampa di Mimmo Lucano con difensori Pisapia e Daqua: Illustrato ricorso contro condanna primo grado

"Mi accusano, tra l'altro - ha detto Lucano - di abuso d'ufficio. Ma quale motivo avevo di commettere eventuali abusi se non quello di rispettare le persone ed evitare che finissero per strada e che i loro bambini venissero cacciati dalla scuola?"

“L’unica cosa che ho da contrapporre a quello che ha sentenziato il giudice è la mia vita. Non ho commesso i reati per i quali sono stato condannato. Anzi, ho sempre agito in senso completamente opposto”. Lo ha detto Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, nel corso della conferenza stampa che ha tenuto insieme ai suoi avvocati, Giuliano Pisapia ed Andrea Daqua, nel centro della Locride per illustrare il ricorso presentato contro la sentenza emessa nel settembre scorso dal Tribunale di Locri che lo ha condannato a 13 anni e 2 mesi di reclusione riconoscendolo colpevole di presunti illeciti commessi, nella qualità di primo cittadino, nella gestione dei migranti.

I giudici hanno disposto per Lucano una pena quasi doppia rispetto a quella chiesta dal pubblico ministero, che era stata di 7 anni e 11 mesi. All’incontro erano collegati, in videoconferenza, padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, ed il senatore Gregorio De Falco, entrambi vicini alle posizioni di Lucano.

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“Mi accusano, tra l’altro – ha aggiunto Lucano – di abuso d’ufficio. Ma quale motivo avevo di commettere eventuali abusi se non quello di rispettare le persone ed evitare che finissero per strada e che i loro bambini venissero cacciati dalla scuola? Si parla di truffa perché avrei mantenuto oltre il tempo consentito i migranti, determinando un danno economico per lo Stato. Ma i fatti dimostrano esattamente il contrario perché il danno per lo Stato si sarebbe determinato se entro sei mesi dall’avvio avessi interrotto il progetto d’integrazione dei migranti. Ed é in quel caso che l’accoglienza non serve a nulla se non a chi la gestisce. L’appello ai giudici di secondo grado è un percorso quasi obbligato. Penso che il processo a mio carico sia stato soprattutto a livello mediatico. Ma un conto è una sentenza di condanna ed un altro è quello che avviene fuori dalle aule di giustizia”.

“Non lo so se credere nel processo d’appello. Ciò in cui credo – ha detto ancora l’ex sindaco di Riace – é il fatto che, ormai, non ho più paura di niente e di nessuno. Tanto nella vita passa tutto in fretta. Ciò che, però mi farebbe troppo male sarebbe subire una denigrazione e una delegittimazione sul piano morale per cose che non ho fatto”.
(Ansa)

FonteAnsa

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