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venerdì, 29 Marzo, 2024
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Condizioni vergognose al pronto soccorso di Lamezia: lo sfogo di una nostra lettrice

“In questa terra bistrattata anche ammalarsi è un lusso per pochi ormai”. Tuona così, sul suo profilo Facebook, Verena Bram, una nostra lettrice che ha vissuto, in prima linea, le carenze e le difficoltà del pronto soccorso dell’Ospedale di Lamezia Terme. L’abbiamo raggiunta telefonicamente e ci ha espresso tutta la sua rabbia e il suo malumore.

La sua esperienza. Ho portato mio padre in ospedale sabato mattina intorno alle 11.00, perché aveva un problema a un piede, non riusciva a camminare. Siamo arrivati in pronto soccorso e non avevano sedie a rotelle, perciò ho dovuto lasciarlo in macchina quasi 50 minuti con l’aria condizionata, in quanto non era in grado di raggiungere il pronto soccorso con le sue gambe. Fortunatamente, dopo quasi un’ora, ho trovato un infermiere gentilissimo che si è prodigato per trovare una sedia a rotelle. Mio padre è stato fatto entrare dopo circa un paio d’ore e lo hanno tenuto ‘parcheggiato’ nel corridoio del pronto soccorso senza fargli nulla. Siamo rimasti lì dalle 11.00 fino alle 19,30, senza concludere nulla: hanno fatto, infatti, solo una radiografia e ci hanno detto che saremmo dovuti ritornare lunedì per la visita ortopedica. Tra l’altro non vi era comunicazione nemmeno tra il personale stesso: la ragazza che ha fatto la radiografia riscontrava una frattura, il radiologo invece no. Alla fine mio padre è stato dimesso con la diagnosi di una contusione. Il pronto soccorso quel giorno era strapieno. Gente sdraiata sulle poltroncine della sala d’attesa in attesa di una chiamata, gente che urlava, gente che piangeva. Addirittura alcuni erano lì dalle 9.00 in attesa degli esiti delle visite. Sottolineo anche il numero dei medici presenti: solo due in tutto il pronto soccorso, e quel giorno c’erano 5 codici rossi. Una situazione imbarazzante e disastrosa.”

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Persone positive nella sala d’attesa. “Ovviamente appena arrivi, prima di entrare in pronto soccorso c’è il triage e si fa un tampone. In attesa dell’esito del tampone, la gente non veniva allontanata e continuavano a rimanere lì. Nessuna precauzione, dunque, per chi il Covid non lo aveva. L’infermiera cercava di allontanarli ma sola non poteva far nulla.”

Sulla carenza di personale. “Anche il personale stesso lamentava il fatto dei pochi medici presenti in pronto soccorso. Stanno cercando in tutti i modi di far presente ciò a chi di competenza. Un ospedale grande come quello di Lamezia Terme non può trovarsi in queste condizioni. ‘Eravamo eroi durante l’emergenza e ora che il Covid non fa più paura siamo tornate persone normali e di quello che facciamo non interessa nulla a nessuno’, mi ha detto una dottoressa.”

Anche prima del Covid, la situazione era la stessa. “Ho avuto altre esperienze in pronto soccorso anche prima dell’emergenza sanitaria. Un anno prima della pandemia, ho trovato mio padre privo di sensi e l’ho subito portato in ospedale. ‘E’ solo un’indigestione’, mi ha detto la dottoressa che lo ha visitato. Dottoressa che, tra l’altro, ha avuto diverse segnalazioni sulla sua non diligenza nel fare il suo lavoro. Infatti, dopo ho trovato un altro medico, che facendogli le analisi del caso ha riscontrato un infarto in corso. Ho dovuto trasferirlo a Catanzaro, dove è stato ricoverato. Se avessi dato retta a quella dottoressa, mio padre mi sarebbe morto nel letto. Quando hai a che fare con la salute delle persone, non puoi permetterti di non lavorare con coscienza.”

Infine un appello alla Regione. “E’ vergognoso che le persone, innanzitutto, abbiano paura di andare in ospedale. ‘Vado in ospedale, perdo una giornata e non risolvo niente’, questo è il pensiero della maggior parte delle persone. Mi dispiace per le condizioni in cui devono lavorare i medici. Vedere le condizioni in cui versa un ospedale grande come quello di Lamezia, mi ha spezzato il cuore. Spero che questo mio sfogo, arrivi a chi di competenza.”

Giuseppe Notarianni

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