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mercoledì, 24 Aprile, 2024
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Cinque persone a giudizio per la morte di Stefania e dei figli Christian e Nicolò

Il Pubblico Ministero Emanuela Costa, ha chiesto il rinvio a giudizio di 5 persone, coinvolte a vario titolo nella morte di Stefania Signore, 30enne di Gizzeria Lido, e i suoi figlioletti Christian e Nicolò travolti da un torrente sulla Sp 113 nel Lametino il 4 ottobre 2018. Davanti al Gup andranno Antonio Condello, 51 anni di Curinga; Floriano Siniscalco, 51 anni di Girifalco; Francesco Paone, 61 anni di Lamezia Terme; Giovanni Antonio Lento, 61 anni di Lamezia Terme e Cesarino Pascuzzo, 63 anni di Lamezia Terme. Si tratta di un imprenditore agricolo, un dirigente e tre dipendenti della Provincia di Catanzaro. L’udienza preliminare è stata fissata per il 14 settembre 2021 presso il Tribunale di Lamezia Terme.

Il marito di Stefania e padre di Christian e Nicolò, Angelo Frija, assistito da Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato in incidenti stradali mortali, è stato rappresentato in questa fase di indagini penali dagli avvocati Antonio Perri e Michele Liuzzo.

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La tragedia si è consumata la sera del 4 ottobre 2018, verso le 20:15, Stefania è a bordo della sua Alfa Mito in compagnia dei suoi due figlioletti, Nicolò di due anni e Christian di sette anni, sta percorrendo la strada provinciale 113 dirigendosi da San Pietro a Maida verso San Pietro Lametino. Tornano a casa dopo aver trascorso il pomeriggio dai nonni perché la mamma lavora al call center, è buio, la pioggia è battente e la strada comincia ad allagarsi. Ad un certo punto, nei pressi del chilometro cinque, Stefania perde il controllo dell’auto e sbanda fermando la sua corsa di traverso rispetto alla carreggiata e con parte sinistra della Mito esposta al deflusso dell’acqua. L’auto è di traverso e la donna nota che l’acqua sta entrando nell’abitacolo, è spaventata, il buio e la pioggia la disorientano. Istintivamente cerca di mettere al sicuro i suoi due bimbi abbandonando il veicolo e uscendo dalla portiera sul lato del passeggero. Appena si allontanano di qualche metro, il forte flusso d’acqua travolge tutto violentemente e l’auto, Stefania e i due piccoli si perdono tra il fango e i detriti. I corpi di mamma e figlio maggiore vengono ritrovati esanimi di lì a poco, mentre il corpicino del piccolo Nicolò viene rinvenuto solo il 12 ottobre, coperto di fango, a cinquecento metri di distanza dal luogo dell’incidente.

I consulenti di parte, fiduciari Giesse, nominati dalla famiglia Frija, Fausto Carelli Basile ed il geologo Francesco Martorano, avevano evidenziato, nella loro analisi, alcune potenziali inosservanze a carico dell’ente responsabile della manutenzione e della sicurezza della Sp 113 e, leggendo i capi di imputazione, pare che alle medesime conclusioni sia giunta anche la Procura della Repubblica lametina. C.A., proprietario del fondo nonché titolare dell’azienda agricola ivi operante, per aver scaricato detriti, fango e acqua meteorica sulla SP 113; S.F. e P.F., dirigenti del settore Trasporti e Viabilità della Provincia di Catanzaro, per non aver messo in atto tutte le opere che avrebbero potuto evitare gli sversamenti di acqua e fango lungo la SP 113 e per non aver segnalato ai competenti organi di polizia di verificare se gli interventi straordinari effettuati negli anni 1999 e 2006 avessero risolto il problemi (controlli fatti eseguire, invece, dopo il 2018, solo a seguito dell’incidente in cui rimase vittima la signora Stefania con i suoi due figli); infine L.G.A. e P.C., della vigilanza stradale, per non aver mai informato i loro responsabili del persistere della problematica dello sversamento di acque meteoriche e detriti dai terreni limitrofi alla SP 113.

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