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lunedì, 12 Maggio, 2025
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Chiusura scuole, anche il Cds conferma: “Compressione grave dei diritti degli studenti”

Anche il Consiglio di Stato dà ragione ai 150 genitori calabresi autori del ricorso al Tar contro l’ordinanza di Nino Spirlì per la sospensione della frequenza scolastica in presenza. Mentre il presidente facente funzioni tace dalla sua abituale sede di dichiarazioni pubbliche, Facebook, gli avvocati Gaetano Liperoti e Giuseppe Pitaro esprimono soddisfazione per il nuovo punto a favore della tesi secondo cui l’interruzione della didattica in classe è attualmente, dati epidemiologici alla mano, sproporzionata al rischio effettivo di contagi in ambiente scolastico. «Siamo lieti di comunicare – scrivono i legali in una nota – che la nostra tesi sull’illegittimità dell’ordinanza di chiusura delle scuole adottata dal Presidente f.f. della Regione Calabria, già accolta dal Tar, ha trovato conferma anche davanti al Consiglio di Stato. Siamo soddisfatti perché viene riaffermata e tutelata la dignità costituzionale del diritto all’istruzione contro le chiusure generalizzate delle scuole non sorrette da dati scientifici». La conclusione è inequivocabile: «Auspichiamo che il Presidente Spirlì, i Sindaci e i Dirigenti scolastici prendano atto serenamente di queste due decisioni della Giustizia amministrativa».
Ancora una volta da parte dell’ente regionale si pecca in superficialità e si cade sui numeri…o più precisamente sulla mancanza di numeri. Il controricorso della Regione in appello al Cds, presentato dall’avvocato Paolo Falduto, come si legge nella sentenza che lo ha respinto, non è ammissibile per lo stesso motivo per cui non era legittima l’ordinanza bocciata dal Tar. In quel decreto infatti, vi era “una chiusura generalizzata senza alcuna, ove esistente, indicazione di zone interessate da incremento di contagi; né, peraltro, le problematiche relative al trasporto (movimentazione di persone) – risolvibili con diligente ed efficace impegno amministrativo nei servizi interessati – possono giustificare la compressione grave di diritti costituzionalmente tutelati dagli studenti interessati”. A ciò di aggiunge la considerazione che il 7 gennaio la Calabria non era zona rossa e a tutt’oggi non lo è.
Il dispositivo del Cds si conclude con la consueta formuletta che sta mandando in bestia i genitori pro Dad, ovvero l’oscuramento delle generalità dei ricorrenti “a tutela dei diritti o della dignità della parte interessata”. In questo caso la protezione prevista dalla legge appare più che mai opportuna poiché sui social continua la gogna per le famiglie responsabili del ritorno in classe degli scolari calabresi di primaria e media (ormai quasi inattaccabile salvo le novità che arriveranno dal Governo con il Dpcm dei prossimi giorni). In particolare lo shitstorming dei leoni da tastiera sommerge con il solito sessismo le donne, quelle mamme accusate di voler mandare i figli a scuola per essere libere di uscire, fare shopping e chissà cos’altro. La paura è cattiva consigliera, tanto da scadere evidentemente in una guerra tra poveri. L’ultima mossa, da Reggio Calabria, è l’istanza dei “Genitori per la Dad” al sindaco Giuseppe Falcomatà per sospendere le lezioni in presenza. Nel frattempo gli irriducibili terranno i figli a casa, “per protesta”. Contro e ai danni di chi dovrebbe essere oggetto di riflessioni.
Isabella Marchiolo
 

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