“La Calabria non può permettersi di sprecare un patrimonio come l’Azienda ospedaliero-universitaria Renato Dulbecco. Serve una strategia chiara, concreta e condivisa per valorizzarne le potenzialità e rafforzare l’intero sistema sanitario regionale.” È quanto affermano in una nota congiunta la Cgil Area Vasta e la Fp Cgil Area Vasta, intervenendo nel dibattito sulle politiche sanitarie e sul futuro del sistema universitario calabrese. “I nostri dubbi sulla possibilità di sostenere due facoltà di Medicina e due aziende ospedaliere universitarie in una regione con un milione e mezzo di abitanti sono sempre stati forti — si legge nella nota —. In Italia solo alcune regioni più popolose, come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, riescono a mantenere in equilibrio strutture di questo tipo. Replicare quel modello in Calabria appare quanto meno azzardato.”
I sindacati denunciano “un dibattito sterile e divisivo, più orientato alla polemica che a un’analisi seria delle esigenze sanitarie del territorio”, giudicando “inaccettabile che la costruzione dei nuovi ospedali di Catanzaro e Cosenza venga strumentalizzata a fini politici”.
“La scelta dei luoghi — aggiungono — deve rispondere a criteri funzionali e scientifici, non a logiche di consenso elettorale. La Calabria ha bisogno di una programmazione sanitaria fondata su analisi rigorose e non su interessi di parte.” La Cgil Area Vasta e la Fp Cgil Area Vasta richiamano poi l’attenzione sulla situazione dell’Azienda ospedaliero-universitaria Renato Dulbecco: “Non vorremmo che la discussione sui nuovi ospedali servisse solo come distrazione di massa, facendoci dimenticare l’unica vera realtà oggi esistente e tanto acclamata alla sua nascita: la Dulbecco. Rischiamo che diventi una delle tante promesse calabresi, annunciate in pompa magna e poi lasciate a languire nella palude della politica”. “La fusione tra l’Ospedale Pugliese Ciaccio e il Policlinico Mater Domini — ricordano — ha creato un polo da 850 posti letto e oltre 4.000 dipendenti, il più grande hub ospedaliero del Mezzogiorno, ma le promesse di rilancio e di modernizzazione sono rimaste in gran parte inattuate. Serve un piano di sviluppo serio per rafforzare ricerca, formazione, telemedicina e cure territoriali”. Secondo la Cgil, “un rilancio vero della Dulbecco potrebbe rappresentare la chiave per fermare l’emigrazione sanitaria e offrire ai calabresi cure di qualità nella propria terra. La sua esperienza in biotecnologia, farmacogenomica e terapie avanzate la rende un motore di innovazione che va sostenuto e non trascurato”.
“Ad oggi — prosegue la nota — la Regione Calabria sembra più impegnata a inseguire nuove iniziative, come il progetto del Policlinico universitario di Cosenza, invece di potenziare ciò che già esiste e funziona. Così si rischia di disperdere risorse, creare ulteriori divisioni territoriali e perdere anni preziosi per il diritto alla salute dei calabresi.”
“La Dulbecco deve essere al centro della programmazione sanitaria regionale, con investimenti concreti e una visione di lungo periodo. L’esperienza e l’attività sviluppate a Catanzaro non sono facilmente replicabili altrove: ogni ritardo o sottovalutazione avrebbe conseguenze pesanti sul futuro della sanità calabrese”.
Cgil Area Vasta e la Fp Cgil Area Vasta concludono con un appello: “Serve un dibattito serio, senza infingimenti, che metta al centro l’interesse dei cittadini e non i calcoli politici. Solo sostenendo e potenziando la Renato Dulbecco potremo garantire ai calabresi il diritto a una sanità pubblica efficiente, moderna e di qualità”.

















