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venerdì, 19 Dicembre, 2025
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Catanzaro, dopo trasferimenti e arresti: Introcaso “Recuperare storica immagine magistratura”

Catanzaro – Anche a Catanzaro si è svolta la cerimonia per l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Distretto. La relazione è stata svolta dal presidente della Corte d’Appello di Catanzaro Domenico Introcaso che ha anche parlato delle note indagini che hanno coinvolto alcuni magistrati.
“Con ferma serenità e fiducia assoluta nell’operato degli inquirenti, abbiamo vissuto il vulnus indelebile inferto alla comunità giudiziaria derivato dai provvedimenti giurisdizionali e disciplinari riguardanti magistrato del distretto titolari di incarichi di grande responsabilità”.
“I recenti accadimenti – ha proseguito Introcaso – nati nel distretto e originati da indagini del distretto delineano un quadro di negazione degli elementi fondanti l’esercizio della giurisdizione”.
Il presidente ha evidenziato “l’esigenza di recupero della storica immagine della magistratura catanzarese con l’offrirsi al giudizio attuato attraverso i canoni ordinamentali e processuali come unica risposta al vulnus dolorosissimo inferto”.
Come si ricorderà, negli ultimi mesi, nel Distretto giudiziario catanzarese sono state avviate indagini penali e provvedimenti interni alla magistratura che hanno portato, nei giorni scorsi, al trasferimento di sede e di funzioni del procuratore generale Otello Lupacchini, del procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, del procuratore aggiunto Vincenzo Luberto e all’arresto del presidente di sezione Marco Petrini.
Introcaso ha anche aggiunto “Il nostro compito, l’ufficio di tutti i giudici, nei rispettivi ordinamenti, è in coerenza con la premessa, l’affermazione del primato della giurisdizione. Le recentissime, gravissime vicende che hanno portato i n ostri uffici ad ingiusta gloria mediatica, hanno creato un clima di riflessisone, dubbio, sfiducia nella società calabrese. Così come fonte di riflessione e dubbio è il fenomeno qualificato come populismo giudiziario, per cui i magistrati vengono individuati come Masaniello o Savanarola, in accezione e significato simmetricamente negativo di interpreti del popolo, in esposizione mediatica assertiva e senza riflessione sui fenomeni”.
“Si dimentica – ha spiegato il Presidente della Corte d’Appello – che il processo è serie successiva e tipizzata di atti di bilanciamento e verifica dell’esercizio corretto della potestas del magistrato operante, si oblitera superficialmente il controllo, di merito e legittimità, che assiste ogni atto assunto nel processo. Donde lo sconcerto, per noi operatori, per le manifestazioni di esaltazione o di critica accesa soggettivante dell’opinione pubblica per un percorso, il processo, per sua natura, struttura,orientamento laico e rigidamente regolamentato nell’incrocio dei controlli e delle verifiche. Il processo in quanto tale, è dialettica, approfondimento, affidato, sempre e comunque, per Costituzione al ragionamento del giudice. Questa esaltazione del processo non è un rifugiarsi nella ritualità, ma il richiamo al gioco democratico nel quale si esprimono le posizioni legittime delle parti: tutte assistite dalla motivazione e dal controllo democratico che essa comporta. Non è un rifugiarsi nel rito sacerdotale come fuga dalla realtà, come accadeva in quel bellissimo ed insuperato film di Bergman degli anni ’60, “Luci di inverno”, in cui il prete, persa la fede si rifugiava nel rito, nel processo liturgico, ma recupero della democrazia espresso nel principio “et altera pars”. Bisogna, infatti, ricordare il processo come espressione della giurisdizione alla quale ci affidiamo. Le analisi e le conclusioni affrettate espresse sai media nella logica del qui ed ora risiedono nella sconoscenza del sistema processo, dei ruoli, delle iniziative delle domande e dell’accoglimento o meno di esse, nella centralità della validazione del giudice, con tutti i controlli di democrazia attivati con e nel processo, controlli a forma tipica nella scala progressiva del rito: Gip riesame, Cassazione, in doppio scrutinio, di merito e di conformità di giudizio a logica di sistema”.
Concludendo Introcaso ha ribadito che “Il percorso è impegnativo perché il giudizio non è semplificazione, giustizia predittiva, ma ricostruzione rigorosa dei fatti e valutazione di essi attraverso le regole, con l’ausilio costante del dubbio che è in fondo la ricerca continua e critica della verità”.

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