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sabato, 9 Novembre, 2024
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Cassazione conferma condanna per omicidio colposo per i genitori di Eleonora Bottaro morta a 17 anni di cancro

Quella di rifiutare le cure contro la leucemia, da parte della giovane Eleonora Bottaro «non fu una libera scelta che i suoi genitori ritennero di rispettare, ma un’opzione consapevolmente adottata dai genitori in prima persona, nonostante i medici li avessero informati dell’impossibilità, per la figlia, di guarire senza la chemio». È un passaggio delle motivazioni – riportate dal «Corriere del Veneto» – per le quali, il 23 marzo, la Cassazione ha respinto il ricorso dei padovani Lino Bottaro e di sua moglie Rita Benini confermando la condanna a due anni per l’omicidio colposo della figlia, morta il 29 agosto del 2016.

I giudici della Suprema Corte ricostruiscono con cura la vicenda di Eleonora, che appena diciassettenne scoprì di essere malata di leucemia linfoblastica acuta e che si oppose alle terapie nonostante i medici le avessero prospettato l’80 per cento di possibilità di sopravvivenza. A spalleggiarla c’erano i genitori, accaniti sostenitori della medicina alternativa professata da Ryke Geerd Hamer, un medico tedesco radiato proprio per le sue teorie anti-scientifiche. Lino Bottaro e la moglie si sono sempre difesi sostenendo che quella di rifiutare le cure suggerite dai medici di Padova fu una scelta maturata autonomamente dalla figlia e per questo, tra i motivi del ricorso, ricordavano una sentenza del 1998 del tribunale per i minori di Venezia che «stabilì di tener conto della volontà di una bimba di soli nove anni affetta da leucemia, che aveva rifiutato la chemio in quanto troppo invasiva e debilitante».

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Ma per i giudici della Cassazione, dal caso di Eleonora «esula ogni rilevanza della tematica relativa al diritto del minore all’autodeterminazione» e questo perché «la ragazza non aveva, in ragione dell’età, la percezione della reale possibilità di morire, essendo forte di un senso di immortalità e delle convinzioni dei propri genitori, i quali sempre si erano opposti alle cure che ideologicamente rifiutavano (…) anche di quelle minimali, come un prelievo o una flebo idratante».

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