(Adnkronos) – "Al telefono abbiamo pianto. Sono incredula, è la fine di un incubo dopo tanti anni di sofferenza". Sono le parole all'Adnkronos di Juanita Costantini, la compagna di Carlo D'Attanasio, il 55enne italiano bloccato in Papua Nuova Guinea da 5 anni e a cui è stato diagnosticato un cancro al colon, che ieri è stato assolto dall'accusa di riciclaggio di denaro. "Stanotte verso le 2 Carlo ha provato a chiamarmi ma dormivo: stamattina ho visto le telefonate e lui stesso mi ha confermato: mi ha raccontato tutto, è libero. Piangeva, abbiamo pianto – racconta Juanita – però la telefonata è stata veloce: doveva parlare con chi di dovere per mandare avanti tutta la procedura che c'è da fare". "Sono incredula ma voglio rimanere con i piedi per terra: finché non lo vedo qui… È una sensazione che non riesco a spiegare: sono passati 5 anni di sofferenze, di lontananza. Carlo stamattina era ancora nella struttura medica in cui ha passato già diverso tempo per le cure palliative per la sua malattia". Per il ritorno a casa di D'Attanasio, "serviranno almeno 2 o 3 settimane, secondo quanto mi dicono lui e l'avvocato".
Juanita e Carlo hanno anche un figlio, di 7 anni: "A lui ancora non ho detto niente, continua a sapere che papà è a lavoro – spiega la donna – perché finché non sono certa, finché non lo vedo arrivare in Italia, non posso dargli speranze". —[email protected] (Web Info)
Carlo D’Attanasio liberato in Papua Nuova Guinea, la compagna: “Fine di un incubo”
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