Commissioni farlocche per le quali i consiglieri percepivano i gettoni di presenza. Ma anche finte assunzioni in aziende private che poi venivano rimborsate dal Comune per il tempo che i consiglieri comunali, troppo “impegnati” in attività istituzionali, non potevano lavorare.
Il problema è che era tutto finto: dalla presenza dei consiglieri alle riunioni, ai verbali delle commissioni che spesso non venivano nemmeno compilati, ai posti di lavoro. Tutto inesistente tranne le migliaia di euro che il Comune di Catanzaro, guidato dal sindaco Sergio Abramo (non indagato), sborsava ai consiglieri per le riunioni delle cinque commissioni (su cinque istituite) che in realtà non si tenevano.
Non c’è un partito coinvolto. Lo sono praticamente tutti: da Forza Italia al Pd, passando per l’Udc e le varie liste civiche di maggioranza e opposizione.
I nomi degli indagati. Ventinove sono i consiglieri comunali di maggioranza e opposizione raggiunti da un avviso di garanzia e cinque gli amministratori di società nel mirino della Procura guidata da Nicola Gratteri. Si tratta dei consiglieri Andrea Amendola, 46anni, di Catanzaro; Antonio Amendola, 61 anni, di Catanzaro; Antonio Angotti, 50 anni, di Catanzaro; Demetrio Battaglia, 46 anni, di Catanzaro; Ginmichele Bosco, 39 anni, di Catanzaro; Tommaso Brutto, 56 anni, di Catanzaro; Francesca Carlotta Celi, 29 anni, di Catanzaro; Fabio Celia, 45 anni, di Catanzaro ; Enrico Consolante, 52 anni, di Catanzaro; Lorenzo Costa, 60 anni, di Catanzaro; Manuela Costanzo, 46 anni, di Catanzaro; Sergio Costanzo, 53 anni di Catanzaro; Nicola Fiorita, 50 anni di Catanzaro; Roberta Gallo, 37 anni, di Catanzaro; Francesco Gironda, 51 anni, di Catanzaro; Luigi Levato, 44 anni, di Catanzaro; Rosario Lostumbo, 21 anni di Catanzaro; Filippo Mancuso 57 anni di Catanzaro; Rosario Mancuso, 63 di Catanzaro, Giovanni Merante, 50 anni, di Catanzaro; Antonio Mirarchi, 57 anni, di Catanzaro; Libero Notarangelo, 53anni, di Catanzaro; Giuseppe Pisano, 42 anni di Catanzaro; Agazio Praticò, 51 anni di Catanzaro; Giulia Procopi, 42 anni, di Catanzaro; Cristina Rotundo, 38 anni di Catanzaro; Fabio Talarico, 32 anni di Catanzaro; Antonio Triffiletti, 41 anni, di Catanzaro; Antonio Ursino, 56 anni, di Catanzaro ed Eugenio Riccio, 52 anni di Catanzaro. E ancora gli amministratori di imprese Salvatore La Rosa, 50 anni di Catanzaro; Elzbieta Musielak, 65 anni, nata in Polonia e residente a Simeri Crichi; Sabrina Scarfone, 49 anni, di Catanzaro; Carmelo Coluccio, 60 anni, residente a Soverato e Antonio Amendola, 61 anni, di Catanzaro.
Indagati anche per truffa Elzibieta Musielak e Carmelo Coluccio, amministratori della “Verdeoro società cooperativa produttori ortofrutticoli”, un’impresa agricola di Simeri Crichi che aveva assunto come direttore amministrativo il consigliere Brutto. Secondo il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e il pm Pasquale Mandolfino, in realtà l’esponente dell’Unione di Centro “non svolgeva alcuna prestazione effettiva per l’impresa”, ma il Comune di Catanzaro dal febbraio 2015 al giugno 2018 ha erogato alla “Verdeoro” più di 103mila euro “a titolo di rimborso” per i periodi orari “che impegnavano Brutto in attività istituzionali nelle vesti di consigliere comunale”. In sostanza, il Comune pagava all’impresa agricola la parte dello stipendio del suo direttore amministrativo per le ore di lavoro che questo dedicava, invece, alla politica.
Un sistema utilizzato anche dal consigliere comunale Andrea Amendola che, per essere stato assunto (solo formalmente) nelle aziende edili e immobiliari del fratello Antonio Amendola (indagato), è costato al Comune quasi 65mila euro “a titolo di rimborso”. Poco più di 23mila euro, invece, è la cifra che l’Ente locale ha dovuto versare alla società “La Notifica”, amministrata da Sabrina Scarfone (indagata), per pagare lo stipendio al consigliere Enrico Consolante.
Una partita di giro che, secondo i carabinieri guidati dal maggiore Lardieri, veniva utilizzata anche dal consigliere di opposizione Sergio Costanzo, formalmente assunto dal negozio di animali di Salvatore La Rosa (indagato). Piuttosto che vendere acquari e cibo per cani, però, il consigliere comunale “non svolgeva alcuna prestazione effettiva per l’impresa” che, tuttavia, ha avuto quasi 79mila euro “a titolo di rimborso” per il “dipendente” impegnato in politica.
Dalle indagini, però, è emerso che i 20 consiglieri comunali non facevano nemmeno quello. Chi più e chi meno, infatti, secondo il pm, avrebbero “partecipato” a riunioni di commissioni in cui non c’erano o che non venivano svolte. Per dimostrare la truffa, il pm ha depositato nel fascicolo dell’inchiesta i filmati registrati grazie alle telecamere nascoste dai carabinieri all’interno del Palazzo comunale.
Tra i consiglieri indagati ci sono anche componenti delle forze dell’ordine prestate alla politica. Anche loro, assieme agli altri, – è scritto nel capo di imputazione – “con artifizi o raggiri, consistiti nelle false verbalizzazioni relative allo svolgimento delle sedute di commissione consiliare”, in due soli mesi (novembre e dicembre 2018) hanno incassato più di 21mila euro dei cosiddetti “gettoni di presenza”.
Con la notifica dell’avviso di conclusione indagini, i politici locali coinvolti nell’inchiesta hanno 20 giorni di tempo per chiedere di essere interrogati prima che il pm Mandolfino formuli, nei loro confronti, una richiesta di rinvio a giudizio.