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giovedì, 25 Aprile, 2024
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Brindisi, morì a 41 anni dopo il parto di 2 gemelli: la relazione del chirurgo. “Il ginecologo non sapeva operare”

C’è una serie di presunte omissioni dietro la morte di Viviana Delego, l’insegnante d’inglese di 41 anni, residente a Pezze di Greco, frazione di Brindisi, deceduta giovedì 22 dicembre scorso all’ospedale Perrino di Brindisi, cinque giorni dopo aver dato alla luce due gemellini con un parto cesareo. I dettagli sono contenuti in un documento (finora secretato) inoltrato dal primario di Chirurgia generale, Giuseppe Manca, alla direzione sanitaria dell’ospedale. Nelle carte si legge che il medico ha asportato l’utero della donna a causa di una forte emorragia non appena il ginecologo ammise di non essere in grado di eseguire l’intervento. E con il direttore dell’Unità operativa e la sua vicaria che erano assenti. Il documento è stato inviato ai vertici dell’azienda sanitaria il 20 dicembre, dunque due giorni prima il decesso e in un clima di piena tensione per l’evolversi del quadro clinico sempre più grave della donna.

Manca scrive di essere stato chiamato la mattina di sabato 17 dicembre per praticare in urgenza una isterectomia (l’asportazione totale dell’utero). Un supporto, secondo il chirurgo, sollecitato dal ginecologo in servizio nell’unità operativa di Ostetricia dopo che quest’ultimo si era reso conto di “non essere in grado di trattare una situazione estremamente difficoltosa”.
Per le complicanze sopraggiunte i medici erano stati costretti a effettuare più trasfusioni sulla donna. L’intervento, come evidenziato nel documento dello stesso Manca, era stato motivato “da un’emergenza in paziente con shock ipovolemico da sanguinamento post-partum, dato che il direttore dell’Unità operativa non era in servizio perché fuori sede e la sua vicaria non era presente per malattia”. Assenti sia il primario che la sua vice, con il ginecologo in servizio non in grado di eseguire l’intervento, stando alle carte. L’unico, peraltro, “al momento responsabile del reparto”.

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“La paziente in questione ha effettuato un parto cesareo in urgenza su gravidanza gemellare – sottolinea sempre il primario di Chirurgia – e da quel momento ha iniziato a sanguinare in modo incontrollabile, nonostante la terapia medica effettuata, quindi dopo numerose emotrasfusioni il ginecologo ha posto indicazione a isterectomia d’urgenza”. Ecco perché Manca ha voluto dare un senso sulla sua presenza nella gestione di una paziente ginecologica”. Per l’Asl, però, il caso appare già chiuso così come riportato nell’immediatezza della tragedia in un dispaccio in cui si specificava che “erano state messe in atto tutte le procedure mediche, chirurgiche e di terapia intensiva previste nel trattamento di questi gravissimi casi”.

La famiglia
La domanda che si fanno i familiari, però, è chiara: le condizioni di Viviana erano già compromesse prima dell’intervento tanto che l’operazione si doveva effettivamente ritenere l’ultima spiaggia in un contesto già molto grave? Il marito della 41enne, Giacomo Cofano, dice di essere “ricaduto in un vortice in cui credevo di non tornare. Non sapevo assolutamente nulla dell’esistenza di questa relazione. Pensate un po’, è stato mio fratello, da Pescara, a leggere per primo della notizia sui media e a mandarmi un messaggio, chiedendomi se ne sapessi qualcosa. Ma io non sapevo di cosa parlasse e quando ho letto è stata come una doccia gelata. Penso che sia una cosa grave, che questa nota sia comunque uscita per via della situazione. Dovessi andare d’istinto – sono le sue parole – mi sembra come una sorta di ammissione di un qualcosa che non ha funzionato”.
La posizione dell’Asl
“L’intervento che si era reso necessario effettuare – si legge in una nota dell’Asl Brindisi – si precisa che la richiesta è avvenuta da parte del ginecologo di turno considerata la complessità del caso clinico. La necessità di intervenire con una gestione chirurgica multidisciplinare si è già verificata in altre circostanze di pari gravità. Il ginecologo cui si fa riferimento, peraltro, è un professionista con trent’anni di esperienza, che ha ritenuto di agire nell’esclusivo interesse della paziente e per garantire una maggiore sicurezza”.
“Si fa presente, inoltre, che come previsto dalla Raccomandazione ministeriale n.6, l’unità Gestione del Rischio clinico aziendale, ha acquisito sin da subito gli atti relativi al caso e sono in corso, da parte dei medici legali dell’ufficio, tutte le valutazioni di competenza. Inoltre – continua la nota – si ricorda che la donna era arrivata in ospedale con il 118 già in condizioni critiche. Nella presa in carico della paziente sono state messe in atto tutte le procedure previste nel trattamento di situazioni di estrema gravità. È facile presumere che tutto questo, a distanza di oltre un mese, possa aver riacceso un dolore immenso nella famiglia, a cui l’azienda tutta esprime nuovamente la propria vicinanza”.
(Fonte: repubblica.it)

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