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domenica, 2 Novembre, 2025
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Bovalino, lettera di una madre: mia figlia vittima di bullismo a scuola

“Da oltre un anno, mia figlia è vittima di bullismo all’interno della sua scuola Media di Bovalino. Non si tratta di episodi isolati, né di semplici incomprensioni tra adolescenti. È una persecuzione sistematica, fatta di parole taglienti, esclusione sociale, insinuazioni e comportamenti che mirano a spezzare la sua serenità e la sua identità. E ciò che fa più male è che, nonostante le numerose segnalazioni, nulla è stato fatto.
Ho parlato con insegnanti, coordinatori, vicepreside. Ho chiesto incontri. Ogni volta mi è stato detto che “si sarebbe monitorata la situazione”, che “bisognava capire meglio”, che “sono cose che capitano tra ragazzi”. Ma intanto mia figlia tornava a casa in lacrime, sempre più chiusa, sempre più fragile.

Oggi, le stesse bambine che la bullizzano si sono informate se mia figlia avesse finalmente lasciato la scuola. Come se la sua assenza fosse una vittoria. Come se il loro comportamento avesse raggiunto lo scopo: farla sentire talmente sola da voler sparire.
E io, come madre, mi interrogo. Non le ho mai insegnato a rispondere con la violenza. Le ho insegnato il rispetto, la gentilezza, la forza del dialogo. Forse è questo il mio fallimento? Averle trasmesso valori che in questo contesto sembrano renderla vulnerabile? Ma se fallimento significa non averle insegnato a odiare, allora rivendico con orgoglio il mio errore. Perché mia figlia non è come loro. E non lo sarà mai.

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Tenuta delle Grazie 13_6_2024

Questa non è solo una storia personale. È il riflesso di un sistema scolastico che troppo spesso minimizza, che non interviene con decisione, che lascia le vittime sole e i carnefici impuniti. A Bovalino, come in tante altre realtà, il bullismo viene ancora trattato come un fastidio da gestire, non come una violenza da combattere.
Se non ci saranno risposte, mi rivolgerò alle autorità competenti. Ai carabinieri, alle testate giornalistiche, alle associazioni che difendono i diritti dei minori. Perché il silenzio non può essere la risposta al dolore di una bambina.
Ogni giorno che passa senza interventi è un giorno in cui si legittima la violenza. Ed io, come madre, come cittadina, non posso permetterlo.
Antonella Italiano

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