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giovedì, 25 Aprile, 2024
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Blocco licenziamenti, Unilavoro Pmi Catanzaro: Spese a carico dello Stato e non delle imprese

Parte il conto alla rovescia. A luglio, dopo circa 500 giorni di stop, le grandi aziende italiane potranno tornare a licenziare. Dal primo luglio le imprese non avranno più i vincoli entrati in vigore nel febbraio 2020, misure adottate per evitare che la pandemia potesse provocare una forte crisi sociale. Il Governo non cambierà le regole senza un accordo nella maggioranza. I partiti politici hanno visioni e teorie differenti che non aiutano a trovare soluzioni adeguate.

Una situazione sconcertante, sottolinea Sebastiano Guzzi, Vice Presidente Nazionale Unilavoro Pmi (nella foto), che non si sottrae all’interesse comune. Da una parte la posizione dei sindacati che hanno definito “inaccettabile e socialmente pericolosa la posizione di Confindustria”, precisando che “non possiamo assolutamente permetterci il rischio della perdita di ulteriori centinaia di miglia di posti di lavoro”, dall’altra quella dei sostenitori del “blocco”, che credono in una ripresa lenta, ma granitica e costante.
Di fronte alle critiche e alle polemiche, Draghi ha difeso la fine del blocco dei licenziamenti, sostenendo che “l’intervento che abbiamo previsto è in linea con tutti gli altri paesi europei e garantisce la cassa integrazione gratuita in cambio dell’impegno di non licenziare”.

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In Europa, si legge, solo Grecia e Spagna hanno stabilito un divieto simile a quello italiano, anche se meno esteso. Atene ha proibito i licenziamenti nelle aziende che hanno dovuto sospendere le attività durante il lockdown, mentre Madrid ha stabilito che non si può mandare a casa nessuno nei sei mesi dopo la fine della cassa integrazione per covid. La Francia ha aumentato i controlli sui licenziamenti per evitare abusi. In molti altri paesi europei si è deciso di gestire l’emergenza attraverso gli ammortizzatori sociali e gli aiuti alle imprese.

I differenti approcci ideologici e le stime, sottolinea Guzzi, offrono spunti di riflessione su ciò che da qui a pochi giorni potrebbe determinare un cambiamento radicale a livello socio-economico, ma non cambiano le cose: sta di fatto che, a fine mese, le grandi aziende potrebbero mandare via i lavoratori (in tempi brevi) e le piccole imprese potranno farlo da novembre. Una catastrofe che si può e si deve evitare.
“Credo sia importante, sottolinea Guzzi, prorogare per un paio di mesi il blocco dei licenziamenti, inserendo la cassa Covid gratuita. In questo quadro disastroso, in cui milioni di persone hanno perso il lavoro, in cui domina la povertà, si rischiano forti e pesanti conseguenze sociali. La speranza è che il Governo possa intervenire in tempi brevi e con efficienza.
Come Unilavoro, ha sottolineato Marco Ruberto, Presidente Provinciale Unilavoro Pmi di Catanzaro, non possiamo che dirci contrari al blocco licenziamenti e quindi ad una sua proroga, in quanto riteniamo che tutto ciò non faccia che peggiorare la problematica, non solo per le aziende ma anche per i lavoratori. La convinzione che la cassa integrazione sia uno strumento che sgravi totalmente le imprese, ha aggiunto Ruberto, è infatti assolutamente errata, in quanto se è vero che lo stato sostiene la parte contributiva e retributiva, tutto il resto, 13esima, 14esima, tfr e altro, rimane in carico alle aziende che sono pertanto costrette ad utilizzare i ristori ricevuti per sostenere tali spese. Un tale stato di cose, ha concluso Ruberto, non può dunque che aggravare la situazione, costringendo molte aziende a chiudere, a tutto svantaggio anche dei lavoratori stessi. Per cui, sì al blocco dei licenziamenti ma solo se lo Stato prende in carico tutte le spese, senza intaccare le risorse aziendali.

(c.s.)

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