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venerdì, 19 Aprile, 2024
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Bancarotta, due arresti e sequestro di beni per 1 mln nel Cosentino

Cosenza – Due imprenditori Franco Ippolito Chiappetta (ex presidente del Rende Calcio) e Maurizio Chiappetta sono stati arrestati stamane dai militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza per bancarotta fraudolenta, truffa ai danni dello Stato e malversazione, a conclusione di indagini dirette dalla locale procura della Repubblica. Si tratta di 2 imprenditori dell’hinterland cosentino, operanti nel settore dei lavori stradali, fognari e movimento terra, ai quali sono anche stati sequestrati somme di denaro e terreni siti nei comuni di Rende (CS) e Torano (CS), considerati profitto dei reati contestati, per un ammontare complessivo di circa 1 milione di euro.
In particolare, nei confronti dei 2 (6 le persone complessivamente indagate) il Gip del Tribunale di Cosenza, in accoglimento delle richieste avanzate dalla Procura, ha disposto gli arresti domiciliari, con divieto di comunicare con persone diverse da quelle con loro coabitanti. Le indagini, condotte dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Cosenza, costituiscono la prosecuzione e l’approfondimento di precedenti attività investigative svolte a seguito del fallimento di una società gestita dai due e nel cui ambito erano già state eseguite misure cautelari personali e sequestri. Gli sviluppi investigativi, condotti attraverso intercettazioni telefoniche, ricostruzioni contabili ed acquisizioni di informazioni da persone informate sui fatti, è incentrato sul fallimento di un’altra società, di fatto amministrata dai due indagati colpiti da misura cautelare e formalmente rappresentata da un loro fedelissimo dipendente. Gli approfondimenti hanno evidenziato come gli indagati, nel tempo ed in concorso tra loro, abbiano posto in essere “gravi e reiterate condotte di bancarotta fraudolenta distrattiva”, con grave danno per i terzi creditori, tra cui l’Erario, nei cui confronti la ditta fallita aveva accumulato un debito per imposte non versate pari ad oltre 2.200.000 euro.
Le condotte illecite sarebbero state perpetrate attraverso contratti di cessione e/o locazione di beni e rami d’azienda, senza corrispettivo, stipulati con diverse imprese intestate a parenti diretti degli arrestati (madre, fratello e sorella) – di cui una recante denominazione quasi identica a quella della fallita e di fatto sempre gestita da loro – consentendo la distrazione e la dissipazione del compendio aziendale, per un valore complessivo di circa 7.000.000 di euro, già sottoposto a sequestro nella precedente indagine.
Il complesso degli elementi investigativi raccolti ha consentito di ricondurre agli indagati posti agli arresti domiciliari, l’amministrazione di fatto della società fallita, sebbene la stessa risultasse formalmente amministrata da un terzo soggetto, anch’egli indagato. Nei confronti di alcuni degli odierni indagati, è stata anche contestata una specifica ipotesi di truffa aggravata e malversazione ai danni dello Stato in quanto, attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, avrebbero incamerato 745.000 euro di finanziamenti europei erogati dalla Regione Calabria (somme oggi attinte da sequestro preventivo), da utilizzarsi per l’ammodernamento di un’azienda agricola ed invece trasferiti sul conto corrente di una nuova società, sempre a loro riconducibile, che aveva nel frattempo sostituito la fallita nell’esercizio dell’attività d’impresa.
“La spregiudicatezza e la gravità delle condotte di bancarotta accertate, la loro reiterazione nel tempo ed il concreto pericolo che potessero essere nuovamente commesse da parte dei due arrestati”, sottolinea la Procura di Cosenza, hanno consentito di richiedere ed ottenere i provvedimenti eseguiti dalle Fiamme Gialle cosentine.

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