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sabato, 18 Maggio, 2024
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Aviaria prossima pandemia, il timore dei virologi: “E’ fortemente possibile”

L’aviaria sarà la prossima pandemia? “E’ fortemente possibile” secondo Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), che in un’intervista all’Adnkronos Salute non usa mezzi termini sui timori suscitati dall’epidemia che cresce tra i bovini da latte negli Usa, a causa di un ceppo altamente patogeno di virus H5N1 ritrovato in frammenti anche nel latte pastorizzato in commercio Oltreoceano. Nella comunità scientifica “la preoccupazione è grande”, spiega l’esperto appena rientrato da Barcellona, dove ha partecipato al Congresso della Società europea di microbiologia clinica e malattie infettive (Escmid). Il passaggio dell’aviaria nei mammiferi e la circolazione in questi animali – avverte è un passo avanti verso l’uomo“.

“Quadro pessimistico”

Lo specialista, ordinario di microbiologia e microbiologia clinica all’università di Brescia e direttore del Laboratorio di microbiologia dell’Asst Spedali Civili, traccia un quadro “forse pessimistico – ammette – ma purtroppo non dobbiamo mettere la testa sotto la sabbia. Bisogna invece essere realisti e prepararsi”, ammonisce Caruso. Pensando a una futura emergenza pandemica, sottolinea, “il virus aviario è l’unico che preoccupa realmente” per più di una ragione. Innanzitutto perché “è un virus influenzale che in quanto tale si trasmette per via aerea, la più efficace in termini di contagio”. Il patogeno, poi, è estremamente diffuso: “Lo stanno portando dappertutto le anatre selvatiche, che ormai vediamo anche nelle nostre città, nei nostri stagni, nei nostri corsi d’acqua”. E sta mutando: “Non solo l’H5N1 – precisa l’esperto – ma diversi ceppi di virus aviario si stanno modificando, a livello di più recettori di superficie, per potersi adattare all’uomo. Un salto sempre più facile, dopo che è passato ai mammiferi e tra i mammiferi circola”. Siamo dunque di fronte “non a una aviaria, ma a più aviarie – puntualizza Caruso – che hanno fatto il loro ingresso nel mammifero e sono tutte potenzialmente pericolose per l’uomo. Preoccupano perché la circolazione nei mammiferi indica che il virus sta evolvendo in una direzione chiara: ha imboccato una strada che inevitabilmente, prima o poi – prospetta il presidente dei virologi italiani – porterà all’arrivo nell’uomo il quale potrà diventarne serbatoio e diffusore”.

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Trasmissione del virus da uomo a uomo?

Arriveremo alla trasmissione del virus dell’influenza aviaria da uomo a uomo? “E’ inevitabile – risponde Caruso – che quando il virus entrerà più e più volte nell’uomo potrà assumere quella ‘fitness’, cioè quella capacità di adattamento alle cellule umane, che permetterà all’uomo di fare da reservoir e quindi da diffusore per altri uomini”. Al di là dei casi noti per esposizione, professionale o meno, ad animali infetti, chissà quante volte l’uomo è già stato infettato, magari senza presentare sintomi importanti – ragiona il presidente Siv-Isv – Chissà quanti virus aviari stanno cercando di entrare nell’uomo e quante volte ci sono riusciti”. Pertanto, se è vero che ad oggi per il virus aviario il contagio uomo-uomo non è mai stato confermato, “non è detto che una trasmissione uomo-uomo non sia già possibile – osserva Caruso – o che quantomeno qualche ceppo non si sia già stabilizzato nell’uomo”. Insomma, “la situazione è veramente preoccupante – è il messaggio – ed esige una sorveglianza stringente sugli animali, non soltanto i volatili, sugli alimenti di origine animale consumati dall’uomo e sugli uomini stessi. E’ indispensabile farci trovare pronti, preparati a una nuova possibile futura pandemia”.

“Preparare i vaccini”

“E’ indispensabile una sorveglianza stringente, molto attenta e molto pronta”, afferma Caruso. “Vanno monitorati non solo gli uccelli, come già si fa da tempo, ma anche altri animali e gli alimenti che ne derivano, dal latte alla carne. E bisogna cominciare a fare controlli, magari a campione, anche sull’uomo”. Soprattutto, bisogna approntare in fretta dei vaccini da poter somministrare all’occorrenza. Non soltanto vaccini mirati al virus H5N1, ma anche ad altri ceppi che stanno passando ai mammiferi”. Il virus aviario è un patogeno che si evolve facilmente e che sta mutando in modo da adattarsi non solo ai mammiferi, salto già avvenuto, ma anche potenzialmente all’uomo”, rimarca l’esperto. A minacciare l’uomo “ci sono più ceppi aviari – ripete – e non sappiamo quale variante potrà prendere piede a tal punto da arrivare un giorno a stabilirsi e a circolare nell’uomo. L’H5N1 sembrerebbe la più probabile, però ce ne sono anche altre attenzionate e anche per queste dovranno essere pronti dei vaccini, se necessario. Facciamoci trovare pronti per evitare guai, ammonisce Caruso.

(Adnkronos)

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