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mercoledì, 24 Aprile, 2024
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Autonomia differenziata, Dl Calderoli rischia di far diventare cittadini del Sud “clienti” degli ospedali del Nord

Il governo ha dato il via libera al Decreto Calderoli sull'”autonomia differenziata”. Una materia consegnata a un gergo burocratico che sembra riguardare una governance della sanità che ha poco a che fare con la nostra vita. Ma così non è. Riguarda invece tutti noi e chi avrà la possibilità di curarsi e chi, invece, resterà fuori. Con una facile previsione: andrà bene ai cittadini del centro-nord, ancor meglio ai benestanti.
Cosa vuole Calderoli
Il decreto prevede che, anche in materia di sanità, le regioni abbiano “una duplice opportunità: gestire direttamente materie e risorse e dare ai cittadini servizi più efficienti e meno costosi”, parola di Giorgia Meloni. Cosa accadrà?

Un rapporto della Fondazione Gimbe dettaglia come questa “opportunità” si tradurrà in un ulteriore divario tra le diverse regioni, ampliando la forbice tra quelle che stanno facendo bene e quelle che invece non curano la gente. E così, scrive il Gimbe: “Il regionalismo differenziato renderà le regioni del Centro-Sud, che avranno sempre meno risorse per riqualificare i loro servizi, clienti dei servizi prodotti dalle regioni del Nord. Che riceveranno clienti da tutta Italia”. Perché, spiega il Gimbe, poter gestire la sanità senza fare riferimento al Servizio sanitario nazionale (Ssn) darà alle regioni virtuose un’accelerazione.
Un esempio: il decreto Calderoli dice che le regioni potranno gestire autonomamente le retribuzioni dei medici, i contratti di lavoro del personale sanitario, gli accessi alle scuole di specialità … Ergo, chi ha soldi e funziona bene attrarrà lavoratori dalle altre regioni svuotando gli ospedali e le Asl del Centro-Sud. E poi che potranno mettere bocca sulle registrazioni dei farmaci. Rimuovere vincoli di spesa. Insomma, fare quello che vogliono spappolando il Ssn in 21 piccoli staterelli autoriferiti ed egoisti.

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Una spinta alle assicurazioni sanitarie
Non solo: Calderoli prevede autonomia in materia di istituzione e gestione di fondi sanitari integrativi. Ovvero, una spinta a spingere chi può permetterselo a farsi un’assicurazione sanitaria, (e c’è da scommettere che saranno soprattutto i cittadini del Centro-Nord) di modo da poter a sua volta spingere sulla privatizzazione dei servizi. Qui, l’ultima beffa: come è noto assicurazioni, fondi e quant’altro sono deducibili dalle tasse, risultando in un minore introito per la fiscalità generale. Più assistenza privata significa meno soldi per quella pubblica. Via così verso un sistema “americano”.
(Fonte: repubblica.it)

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