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venerdì, 19 Aprile, 2024
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Antonio Cataldo svela in aula nuovi particolari sul progetto di attentato al figlio di Nicola Gratteri

Emergono nuovi particolari sul progetto di un attentato, organizzato dalle cosche di ‘ndrangheta, ai danni del figlio del procuratore distrettuale antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri. La notizia, resa pubblica alcuni giorni, fa ha suscitato numerose reazioni e messaggi di solidarietà al magistrato calabrese, ultimo, in ordine di tempo, quello del presidente della Repubblica e del Consiglio superiore della magistratura che hanno espresso “massima vicinanza”.

Maggiori dettagli sono emersi nel corso della deposizione, in videoconferenza da una località segreta, del neo collaboratore di giustizia, Antonio Cataldo, 57 anni, di Locri, affiliato di rango dello storico e omonimo casato malavitoso locrese per molti anni in contrapposizione con la potente e ramificata cosca Cordì, nell’ambito del maxi-processo “Riscatto – Mille e una notte” che si sta svolgendo nel tribunale di Locri.

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Cataldo ha ribadito in aula che mentre si trovava in carcere nel 2013 ha appreso del progetto di attentato contro il figlio di Nicola Gratteri da “Guido Brusaferri (anch’egli di Locri, ndr) durante l’ora d’aria” e confermando come “in carcere tra i detenuti c’era il timore che Nicola Gratteri se fosse stato nominato Ministro della Giustizia, avrebbe introdotto leggi più ferree. Tutti – ha aggiunto Cataldo- in carcere parlavano di questa nomina”.

Il neo-pentito ha anche dichiarato che “Volevano simulare un incidente, una disgrazia. Dopo non ho saputo più nulla di questo attentato”.
Dell’attuale procuratore capo della Dda di Catanzaro, Cataldo ha detto che “Gratteri conosce bene la ‘ndrangheta. E’ severo ed è temuto”.

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