Il lecito proposito di trascorrere una domenica di assoluto riposo si trasforma in una giornata da incubo. Un sogno rimasto tale per Antonio Orefice, personaggio interpretato da Benedetto Casillo, nel thriller comico “Il settimo si riposò” andato in scena ieri sera al Teatro Comunale di Catanzaro, nell’ambito della rassegna teatrale di AMA Calabria, associazione diretta da Francescantonio Pollice. Il testo di Samy Fayad, probabilmente il più famoso, è un esempio di teatro che diverte raccontando una storia semplice ed efficace. L’adattamento dello stesso Casillo, che ne è anche il regista, lo rende maggiormente divertente con la carica umoristica che gli appartiene e lo contraddistingue. L’attore esalta le sue origini, quelle di un teatro privo di fronzoli, che riesce a divertire, ma anche a stimolare la riflessione. Il teatro napoletano, tout court. Il personaggio di Antonio Orefice sembra calzargli perfettamente. Un uomo comune, non privo di difetti, alla ricerca continua di qualcosa che possa rendere migliore la sua vita, le sue aspettative. Un’insoddisfazione che nasce dal confronto con Vincenzo Camporeale, due modi di vivere diversi, che generano una forte reciproca antipatia. Entrambi semplici impiegati e pari grado, ma con una differenza sostanziale, dal momento che Camporeale conduce una “dolce vita” nel suo attico con piscina, auto lussuose e circondato sempre da belle donne. «Ma comme fa?» si chiede Orefice con ostinazione. L’invidia accresce quando il suo dirimpettaio riesce nell’intento di trascorrere una domenica in assoluta tranquillità. Il vedovo Orefice/Casillo, che vive in casa con sua suocera Patrizia Capuano (Ida Anastasio) e con la figlia Teresa (Manila Ajello) sogna quel momento, sottolineato da ciò che recita il cartello esposto nella sua sala da pranzo: “silenzio e rispetto”. Ma le sorprese sono sempre dietro l’angolo, soprattutto per lui. Il giornale radio dice che un pericoloso criminale è fuggito dal carcere milanese di San Vittore. In teoria non ci sarebbe da preoccuparsi, considerando la distanza. Purtroppo il destino si accanisce contro il malcapitato Orefice: il “terribile” Filippo Capurro (Gennaro Morrone), pistola in mano, piomba in casa sua. Da quel momento si susseguono una serie di spassose vicende, nelle quali trovano il giusto spazio personaggi come il simpaticissimo “cacaglio” Gaetano Donnarumma (Luciano Piccolo), l’ipocondriaco Pinky Pinky, fidanzato della figlia, provvisto di ogni genere di medicina nascosta sotto il suo impermeabile, la suocera, trascurata da Orefice e innamorata di lui, Barbara Colombella (Enza Barra), inviata speciale del settimanale “Scoop” e l’appuntato Persico (Salvatore Chiantone), protagonista “involontario” nel finale, sua moglie, la signora Persico e le vicine di casa Gina (Orentia Marano) e Pina (Tonia Filomena). «Praticamente nu manicomio ‘e gente!».
Nonostante non si veda, anche l’acerrimo Camporeale può essere considerato un protagonista, essendo causa dei malumori di Orefice. Tutti i personaggi sono spaventati dalla presenza del temuto Capurro che, in realtà, oltre a essere goffo mostra una inattesa umanità. Non semplici comprimari, ognuno di loro dà forza interpretativa al proprio personaggio, esprimendo una personale comicità. La loro presenza è fondamentale nel mostrare una propria identità attoriale, che esprime alla perfezione il linguaggio classico del teatro napoletano. Questa versione teatrale de “Il settimo si riposò” esalta la verve di Benedetto Casillo. La sua comicità è il sale della commedia, anche nei momenti in cui si affida a semplici gesti. Riesce a trasmettere la sua insofferenza anche al pubblico, quando guarda il suo “nemico” con il cannocchiale, comprato per spiarlo dalla finestra, o quando si accanisce telefonicamente contro di lui, causando solo ancor più male a sé stesso. Una “prigione” la sua, dalla quale si libera dopo essere scappato dal manicomio, in cui era finito per un macroscopico errore del maresciallo. Al ritorno a casa, Casillo mostra un personaggio diverso, più umano e scevro di inutili gelosie e invidie. La sua interpretazione è superba; appare quasi impossibile immaginare un altro attore al suo posto, tanto riesce a calarsi nel personaggio. Come nelle più classiche commedie napoletane l’amarezza è racchiusa nel guscio della comicità, aprendo il varco a profonde riflessioni. E’ proprio questo il segreto della commedia napoletana; sono proprio i due poli opposti a emozionare, soprattutto se riesce a far ridere senza scadere nella volgarità e sprigionando una felicità coinvolgente. Come è successo con la passerella finale al ritmo di “Fatte abbraccià”, vivace composizione dello stesso Benedetto Casillo. Il pubblico partecipa battendo le mani e lasciandosi andare ad un entusiasmante lungo applauso finale.
L’evento è stato finanziato con risorse PSC Piano di Sviluppo e Coesione 6.02.02 erogate ad esito dell’Avviso “per il finanziamento di Programmi di Distribuzione Teatrale” dalla Regione Calabria – Dipartimento Istruzione Formazione e Pari Opportunità – Settore Cultura. Questa sera “Il settimo si riposò” vivrà una seconda replica all’Auditorium Casa della Pace “Angelo Frammartino” di Caulonia. La stagione teatrale di AMA Calabria si concluderà con “Il caso Jekyll”, con Sergio Rubini e Daniele Russo, nelle due repliche in esclusiva per la Calabria, che si terranno mercoledì 8 maggio al Teatro Comunale di Catanzaro e giovedì 9 maggio al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme. I biglietti per assistere a “Il caso Jekyll” potranno essere acquistati presso la biglietteria del Teatro Comunale di Catanzaro o presso la biglietteria del Teatro Grandinetti di Lamezia Terme, oppure s’invita a consultare il sito www.amaeventi.org, per l’acquisto on line. Per ulteriori informazioni ci si potrà rivolgere alla segreteria al numero telefonico 0961.741241 e 389.0670191, oppure 0968.24580 e 334.2293957 o contattandoci alla mail [email protected].