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mercoledì, 24 Aprile, 2024
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Alimenti con farine di insetti e coloranti: stiamo già mangiando (mezzo kg l’anno) grilli e tarme (senza saperlo)

Prima è arrivato il tenebrio molitor, ovvero la tarma della farina. Poi è stato il turno della locusta migratoria. Seguita dai grilli in polvere e dalla larva del verme della farina minore. Sono i quattro insetti che rientrano nel “novel food“. In vendita da quest’anno. E secondo le previsioni nel 2030 i consumatori di cibi insettivori nell’Unione Europea saranno 400 milioni. La stretta del governo Meloni sulle farine di insetti servirà a regolamentare un settore che però rischia di arrivare fuori tempo massimo. Perché è da tempo che sulle nostre tavole sono presenti gli insetti. Anche se a volte sono mascherati dietro sigle incomprensibili per i consumatori. Come per esempio il colorante E120. Prodotto con le cocciniglie raccolte sui fichi d’india del Perù o delle isole Canarie. Il suo colore rosso acceso è già finito negli yogurt alla fragola che si acquista nei supermercati. O nelle caramelle rosse e gommose dei tabaccai.

I numeri
Un report di Nomisma per la IX conferenza economica della Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) citato oggi da La Stampa dice che la produzione aumenterà in maniera esponenziale. L’impiego di prodotti a base di insetti crescerà di 180 volte: si passerà dalle 500 tonnellate del 2019 alle 900 del 2025. Per poi esplodere nel 2030, quando i consumatori nell’Ue saranno 400 milioni. Si calcola un incremento del 5% delle vendite di pane, sostituti della carne e nutraceutici a base di farina di insetti. Alcuni sono in vendita già da tempo: come le chips alla camola della farina. Finite sugli scaffali dei supermercati nel 2021. A produrli è la Fucibo, azienda vicentina. Leonardo Pezzato, titolare e fondatore, dice che non finisce qui: «A breve lanceremo la pasta e i cracker. Sempre a base di tenebrio molitor. Seguiranno i prodotti con farina di grillo». Che però è molto più costosa di quella comune: per un chilo si spendono tra i 75 e gli 80 euro.

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Le specie commestibili
Le farine di insetti, sottolinea Andrea Ghiselli, past president della Sisa (Società italiana di Scienze dell’ Alimentazione), sono interessanti per le proteine. Ma, dice l’esperto, intorno a questi prodotti si sta creando uno «scalpore ingiustificato. Perché tutto sommato sarà probabilmente un consumo di nicchia. Rimarranno un prodotto interessante, ma non di largo consumo, anche perché i costi sono molto elevati, almeno al momento». Dal punto di vista nutrizionale «il valore è ottimo. Sono alimenti proteici che possono essere un’alternativa o una scelta in più. Generalmente servono per rinforzare qualche altro tipo di farina, per dare vita a cracker, biscotti». Le specie commestibili sono circa 2 mila su un milione totale. Di questi:
il 31% sono coleotteri;
il 17% è formato da bruchi;
il 15% sono api, vespe e formiche;
il 14% è rappresentato da cavallette, locuste e grilli;
l’11% sono cimici.
Poi ci sono le termiti. Alcune sono già presenti nell’alimentazione quotidiana come coloranti alimentari di yogurt, caramelle e così via.

Il Grillo Cheeseburger
Naturalmente c’è anche chi gioca un po’ con la tendenza. Per esempio è difficile definire “panino con i grilli” l’hamburger con farina a base di grillo del ristorante “Pane e Trita” di Milano. Pabel Ruggeri, fondatore del locale, dice che ne realizza 100 al giorno. E che vanno a ruba, per ora. Anche se lo terrà nel menu per una decina di giorni prima di prendere una decisione definitiva. Il costo è di 13,90 euro. «È da un anno che lavoriamo a questo panino e siamo davvero molto orgogliosi di aver osato e di aver anticipato grandi catene come McDonald’s. So che anche loro hanno deciso di muoversi su questo fronte. Nel corso della nostra attività – racconta Ruggieri – abbiamo sempre cercato di contraddistinguerci per la nostra irriverenza. Qualche anno fa realizzammo ad esempio il panino “Terun“». A Torino invece Enrico Murdocco vende il pane con farina di grilli. Che costa 20 euro al chilo.
Gli insetti nei coloranti degli alimenti
Poi ci sono gli insetti nei coloranti degli alimenti. L’esempio di scuola è la cocciniglia. Che finisce nei bitter, negli yogurt, nei succhi d’arancia e nelle caramelle gommose. Fino a qualche tempo fa si trovava nel Campari. Poi è stata sostituita da coloranti vegetali. Un’altra parola da tenere a mente è carminio. Il Resto del Carlino spiega oggi che si trova nella gelatina alimentare animale. Secondo uno studio del Centro per lo sviluppo sostenibile e dell’università di Milano un italiano consuma in media inconsapevolmente circa mezzo chilo di insetti all’anno. Magari mangiando una barretta di cioccolato. Che può contenere fino a otto pezzetti di insetti, spiega il quotidiano. Le particelle minuscole sono tollerate perché è impossibile eliminarle.
(Fonte: open.online)

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