Quattro mesi dopo aver messo i sigilli alle scuole italiane per non più riaprirle, scopriamo che il destino dei nostri figli a settembre è appeso alle loro «rime buccali». Rime buccali? Sì, proprio così. Nell’ultima versione delle linee guida del governo sono queste due paroline misteriose a dettare le condizioni per il ritorno in classe di 8 milioni di bambini e ragazzi. «Con riferimento alle indicazioni sanitarie sul distanziamento fisico – si legge nel documento – si riporta di seguito l’indicazione letterale tratta dal verbale della riunione del CTS tenutasi il giorno 22 giugno 2020: il distanziamento fisico (inteso come 1 metro fra le rime buccali degli alunni), rimane un punto di primaria importanza nelle azioni di prevenzione». Un metro fra le rime buccali degli alunni. Per fortuna c’è la Treccani. Scopriamo così che la parola rima (dal latino rhythmus), oltre al significato principe di «identità di suono finale nella terminazione di due parole», può voler dire anche «fenditura, fessura, crepa» (questa volta dal latino rima). E che di conseguenza la rima buccale (rima oris) è la parte della bocca che comunica con il mondo esterno ovvero «l’apertura delimitata dalle labbra (labia oris) a forma di fessura trasversale tra le due guance (buccae)». (Fonte: Corriere.it)
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