Riceviamo da un candidato al concorso docenti PNRR3 e pubblichiamo integralmente:
“Se questa doveva essere la “scuola del futuro”, allora in Calabria il futuro è stato rimandato a data da destinarsi.
L’Ufficio Scolastico Regionale della Calabria entra ancora una volta nell’occhio del ciclone e, stavolta, non per una banale disfunzione amministrativa, ma per quello che molti candidati definiscono senza mezzi termini un autentico cortocircuito istituzionale.
Secondo quanto denunciato da diversi partecipanti al concorso docenti PNRR3, la gestione delle comunicazioni avrebbe raggiunto livelli di improvvisazione difficilmente giustificabili in un sistema che – almeno sulla carta – dovrebbe incarnare modernizzazione, digitalizzazione e trasparenza.
La realtà, invece, racconta tutt’altra storia.
Candidati allo sbaraglio: scoprono per caso che la sede d’esame è cambiata
Nelle province calabresi sedi di concorso – Vibo Valentia, Catanzaro e Crotone – alcuni candidati hanno scoperto, per puro caso, che l’esame “computer based” previsto dall’1 al 5 dicembre 2025 non si sarebbe svolto nella sede ufficialmente assegnata e indicata nel primo avviso di convocazione ricevuto tramite la piattaforma ministeriale.
Luogo e orario erano scritti nero su bianco, chiari e inequivocabili. Eppure, pochi minuti prima della prova, molti hanno scoperto che tutto era stato modificato: nuove sedi, situate in altre province, con oltre un’ora di percorrenza.
Tradotto: impossibilità materiale di raggiungerle in tempo, con la conseguenza di perdere la prova per cause non imputabili ai candidati.
La comunicazione? Semplicemente non pervenuta. Non una e-mail.
Non una PEC.
Non un avviso sulla piattaforma dedicata. Non un messaggio. Non un alert.
Non un sistema automatico – tra quelli che la “scuola del futuro” sbandiera a ogni occasione – utilizzato allo scopo.
Silenzio assoluto.
Dulcis in fundo: neanche molti dei docenti vigilanti della prova scritta sono stati avvisati del cambiamento di sede concorsuale.
L’unica “comunicazione” sarebbe una circolare del 19 novembre, sepolta tra le pieghe del sito istituzionale, contenente lo spostamento delle sedi. Una circolare che non è mai stata notificata individualmente ai diretti interessati, costringendo i candidati a improvvisarsi detective in una sorta di caccia al tesoro digitale per ricostruire una linea temporale che avrebbe dovuto essere chiara e immediata.
Un sistema che pretende efficienza ma non la offre
Il paradosso è evidente: il candidato dovrebbe poter contare su una macchina amministrativa capace di garantire comunicazioni tempestive e corrette, non essere costretto a controllare ossessivamente la piattaforma ministeriale fino a poche ore prima della prova, temendo che la propria sede venga modificata all’ultimo secondo.
Gli uffici scolastici possiedono tutti i recapiti dei partecipanti: email, PEC, cellulare, indirizzo, dati anagrafici.
Eppure, nel momento più delicato della procedura – la convocazione ufficiale all’esame – sembra che nessuno abbia ritenuto doveroso inviare una comunicazione diretta, tracciabile e inequivocabile.
La scuola che parla di futuro, ma comunica come negli anni ’70
È paradossale: la stessa scuola che predica innovazione, intelligenza artificiale, digitalizzazione dei processi e “ecosistemi innovativi dell’apprendimento”, quando si tratta della cosa più semplice – informare per tempo i partecipanti a un concorso pubblico – inciampa clamorosamente in una gestione che ricorda i vecchi uffici postali degli anni del bianco e nero.
A fronte di slide ministeriali che decantano la “transizione digitale”, la realtà calabrese restituisce l’immagine opposta: una scuola del futuro che utilizza strumenti del passato, incapace di garantire anche la più elementare trasparenza amministrativa.
Un concorso che dovrebbe selezionare il futuro corpo docente si trasforma così nell’ennesimo esempio di disorganizzazione istituzionale, scaricando responsabilità e conseguenze sui candidati, gli unici a non avere colpe.
Il paradosso calabrese: modernità a parole, disorganizzazione nei fatti
L’episodio non è un dettaglio marginale. Non è una piccola svista.
È un sintomo.
Il sintomo di una mancanza profonda di rispetto istituzionale verso chi studia, si forma, si sacrifica e tenta di entrare nella scuola pubblica attraverso procedure selettive che dovrebbero essere impeccabili.
E invece i candidati si ritrovano ostaggio di comunicazioni fantasma, procedure opache, informazioni che rimbalzano tra uffici senza una firma, un referente, una voce. Un sistema che pretende efficienza dai futuri docenti, ma non riesce a garantirla nemmeno nei suoi stessi atti.
La Calabria merita una scuola efficiente.
Gli aspiranti docenti meritano procedure chiare, lineari, affidabili.
E l’USR dovrebbe essere il primo garante di questi principi – non la criticità principale che li compromette.
Il danno d’immagine: una ferita alla credibilità del sistema
Il danno per l’immagine della scuola calabrese è evidente e pesante.
In un Paese che tenta di contrastare la fuga di cervelli, l’abbandono scolastico e la crescente sfiducia nelle istituzioni, episodi come questo non sono semplici errori burocratici: sono crepe profonde nella credibilità del sistema pubblico.
E la domanda diventa inevitabile, quasi lapidaria:
come può l’USR Calabria pretendere di valutare il futuro corpo docente, se non riesce neanche a comunicare con precisione e tempestività una convocazione ufficiale?
Violazioni dei principi amministrativi
Secondo i candidati, la gestione adottata dall’USR Calabria violerebbe apertamente:
• i principi di trasparenza amministrativa;
• il diritto alla corretta informazione in una procedura concorsuale pubblica;
• l’obbligo di notifica chiara e diretta ai partecipanti;
• i criteri di buon andamento e imparzialità della Pubblica Amministrazione;
Un quadro che solleva interrogativi urgenti sulla capacità dell’istituzione preposta a selezionare i docenti di garantire, prima di tutto, la serietà e l’affidabilità delle proprie procedure.

















