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lunedì, 27 Ottobre, 2025
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Pensioni indebite, falso e frode per oltre un milione e mezzo di euro: un arresto a Cosenza

I Carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, nella mattinata, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa dal GIP del Tribunale di Cosenza, su richiesta della Procura della Repubblica.
Il provvedimento riguarda un 52enne di Acri operante in un patronato, indagato ritenuto – allo stato delle indagini – gravemente indiziato di falso materiale commesso da privato in atto pubblico, frode processuale e falsa perizia per induzione, reati che sarebbero stati commessi con l’obiettivo di ottenere l’erogazione indebita di prestazioni previdenziali e assistenziali.
Contestualmente, su disposizione del Pubblico Ministero, è stato eseguito un sequestro preventivo d’urgenza per un importo complessivo di 1.554.763,94 euro, somma corrispondente – secondo l’ipotesi accusatoria – alle prestazioni previdenziali indebitamente percepite da diversi soggetti che si sarebbero rivolti all’indagato.

Il sistema seriale di falsificazione di documentazione poi utilizzata per ottenere benefici di carattere assistenziale e previdenziale, prevedeva l’utilizzo di documentazione sanitaria artatamente creata dal 52enne, apparentemente rilasciata da strutture sanitarie pubbliche anche operanti fuori regione, poi allegata ai ricorsi presentati al Tribunale civile di Cosenza, sezione lavoro. La documentazione falsa era finalizzata ad indurre in errore il perito nominato dal giudice ai fini dell’accertamento delle condizioni di salute delle persone che si rivolgevano al 52enne per ottenere indennità previdenziali e assistenziali, come l’ invalidità civile o l’ indennità di accompagnamento. L’uomo è accusato di falso materiale commessa dal privato in atto pubblico, frode processuale e falsa perizia per induzione, al fine di ottenere l’erogazione di prestazioni previdenziali o assistenziali.

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Gli indagati sono oltre 100 e una quarantina i ricorsi per i quali il 52enne avrebbe prodotto la documentazione falsa da allegare agli atti. In altri casi le anomalie sono state evidenziati davanti al giudice del lavoro e non sono andati a buon fine e sono stati segnalati alla Procura. Le indagini si riferiscono agli ultimi tre anni e i ricorsi sono stati fatti tutti nella provincia di Cosenza.
“Era un sistema collaudato – ha spiegato il procuratore di Cosenza Vincenzo Capomolla – che utilizzava l’utilizzo di documenti totalmente falsi. Essendo un sistema finalizzato ad ottenere prestazioni previdenziali ci sono stati dei beneficiari e in altri casi no, ma comunque al momento sono attenzionati e le indagini proseguono in questa direzione per ulteriori approfondimenti”.

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