“Chi apre un’attività in Italia rispettando le regole, investendo nel territorio e contribuendo al tessuto economico locale deve essere sostenuto, non ostacolato. La provenienza o la nazionalità non possono diventare criteri di giudizio per chi decide di fare impresa nel nostro Paese”. È quanto dichiarano il Segretario Generale di Unilavoro PMI Vibo Valentia, Giuseppe Orecchio, e il segretario regionale Sebastiano Guzzi, intervenendo nel dibattito pubblico scaturito dall’ipotesi di nuove aperture commerciali a Vibo, legate all’azione di imprenditori stranieri. “Unilavoro PMI ribadisce con fermezza che il rispetto delle regole, la regolare iscrizione in camera di commercio e la volontà di contribuire alla crescita del territorio sono i veri elementi su cui fondare qualsiasi valutazione. Ancor di più, aggiungono Orecchio e Guzzi, quando queste iniziative hanno il merito di riqualificare immobili abbandonati o inutilizzati, restituendo loro una funzione produttiva, generando occupazione e creando nuove opportunità. È così che si rilancia un tessuto urbano ed economico, non certo attraverso le barricate o con visioni protezionistiche.”
Unilavoro PMI si schiera, ancora una volta, al fianco di chi fa impresa, purché lo faccia con correttezza, trasparenza e spirito costruttivo. L’associazione chiede alle istituzioni di vigilare sul rispetto delle normative, ma anche di creare un ambiente competitivo sano, libero da pregiudizi e chiusure culturali. Unilavoro PMI sottolinea come la questione non sia “chi apre”, ma “come si apre” e “con quali regole”. Se esistono pratiche scorrette, il compito delle istituzioni è quello di intervenire con fermezza. Ma criminalizzare intere categorie di imprenditori sulla base della loro nazionalità rischia di creare un clima ostile e profondamente ingiusto, che danneggia solo il tessuto economico e sociale:
“È comprensibile la preoccupazione di chi, da anni, affronta le difficoltà legate al calo dei consumi e all’aumento dei costi, concludono Orecchio e Guzzi. Il problema non sono certamente i nuovi arrivi nel commercialo locale, ma l’assenza di incentivi e politiche di sviluppo che sostengano l’economia locale. Questo è il terreno su cui vogliamo confrontarci”.