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sabato, 21 Giugno, 2025
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Scuola, arriva il promesso ricorso dei genitori, ma Nino Spirlì è pronto a reagire fino al Consiglio di Stato

Gli scolari calabresi si preparano a tornare in classe. Com’era prevedibile, è arrivato a tempo di record il promesso ricorso di un nutrito drappello di genitori contro l’ordinanza del presidente facente funzioni Nino Spirlì, che ha decretato la didattica a distanza per tutti gli ordini di scuole almeno fino al 15 gennaio per primaria e media e nell’intero mese di gennaio per i liceali. A dare la notizia del ricorso è stato lo stesso Spirlì con una delle sue scoppiettanti dirette Facebook, dove non ha risparmiato teatralità mostrando furioso la lettera incriminata. Vista l’urgenza dell’iniziativa legale, sapremo a breve cosa accadrà (sembra che la decisione giungerà forse già domani), ma è presumibile che il ricorso sarà accolto dal Tar come già avvenuto con la precedente ordinanza di novembre – che aveva dato il via in un domino inarrestabile alle bocciature di altre ordinanze di sospensione della scuola in presenza disposte da sindaci calabresi). Adesso l’ennesimo colpo di scena disegna però prospettive molto confuse. Da una parte ci sono primaria e media, che avrebbero dovuto stare in Dad fino al 15 (data di “scadenza” del Dpcm in vigore) e che, in caso di accoglimento del ricorso, dovrebbero tornare in classe con effetto immediato, poiché la Calabria si allineerebbe alle disposizioni del Governo, che per questo ciclo di istruzione aveva ripristinato le lezioni in presenza da oggi. Il vero nodo è però quello delle scuole superiori, che il Governo ha deciso tornino in classe lunedì 11 gennaio: se l’ordinanza calabrese fosse bocciata dal Tar, per logica anche loro rientrerebbero nelle aule, come auspicato dal ministro Lucia Azzolina.
Infatti, al di là delle motivazioni dei ricorrenti calabresi, incentrate sui disagi causati dalla Dad agli allievi più giovani (e alle loro famiglie), la motivazione del rigetto dell’ordinanza di novembre e di tutti gli altri annullamenti è sempre stata unica, cioè la mancanza di una proporzione tra le misure di chiusura e i numeri epidemiologici su cui si fondavano. Il Tar aveva allora osservato come, anche in zona rossa regionale, i casi di contagio nelle scuole rappresentassero “un dato estremamente ridotto, senza dire che la causa del contagio sulla non è con certezza correlabile con la frequenza scolastica”. Questa considerazione potrebbe valere pure per gli studenti delle scuole superiori, che in quell’occasione non erano tornati sui banchi perché il Dpcm non lo prevedeva e gli enti territoriali hanno facoltà di applicare norme diverse in senso più restrittivo ma non il contrario. Stavolta invece il Governo ha stabilito che le scuole superiori rientrino nelle classi da lunedì prossimo e senza disposizioni locali valide non si avrebbero crismi normativi per continuare la Dad…
Nino Spirlì ha reagito malissimo al ricorso. Su Facebook si sfoga con veemenza. «E’ l’ennesimo ricorso dei soliti genitori contro un’ordinanza che vuole tutelare la salute dei ragazzi, dei loro familiari e delle persone deboli. Sono scandalizzato ma anche pronto a combattere fino all’ultimo. I legali dell’Avvocatura regionale si occuperanno di questa vicenda, perché questo braccio di ferro è oltraggioso e vergognoso. Mi auguro che, come sempre, i magistrati sappiano leggere bene le carte e si ricordino che la legge è uguale per tutti. Questa ordinanza va difesa con tutti i mezzi legali. Non è, semplicemente, una mia ordinanza: è una difesa per tutti in un momento in cui l’indice Rt è in salita. Se il Cts ha dato un parere al Governo in cui ha spiegato che in Calabria non si può votare, mi chiedo come possa esserci una giustizia secondo la quale, mentre gli adulti non possono neppure incontrarsi, i ragazzini e i giovani possono andare a scuola e, magari, fare assembramenti».
Insomma, il presidente leghista dichiara apertamente guerra alle famiglie. «Questa volta non passa – continua – andremo fino al Consiglio di Stato per difendere un’ordinanza che è misurata al pericolo che si corre. Qualcun altro, invece, dovrebbe spiegare il perché di questo accanimento non contro il presidente della Regione, ma contro i giovani e le loro famiglie». Le parole di Spirlì lasciano trapelare un vago senso di persecuzione. Dice infatti: «Quello in atto è un giochino che sta mettendo a durissima prova la tenuta psicologica delle persone. Qui non c’è una responsabilità della Giunta regionale o della politica, qui c’è qualcuno che mira ad andare contro il buonsenso, in un momento in cui si registrano moltissimi casi di positività in tutti i comuni della Calabria. Chi ha presentato questo ricorso dovrà dare spiegazioni alle decine di migliaia di genitori che non vogliono che i loro figli seguano la didattica in presenza».
Genitori che, va detto, sono la quasi totalità – lo si evince dai commenti che si sono susseguiti sui social subito dopo l’ufficializzazione dell’ordinanza. Ma in queste ore sta crescendo anche il numero dei ricorsi al Tar (si sarebbe intorno al centinaio da varie parti della regione). Altrettanto oggettivamente si deve ammettere che l’approvazione all’agire di Spirlì da parte della maggioranza delle famiglie non è suffragata da evidenze statistiche sul rapporto tra contagi e frequenza scolastica ma soltanto dal panico generalizzato. Umanissimo, certo, ma pur sempre panico. Ed è per questo che appare davvero fuori luogo la conclusione del messaggio di Spirlì: «Cosa succederà se i ragazzi dovessero contagiarsi nel tragitto casa-scuola e dovessero infettare le persone care?». Una sorta di anatema che invece di distendere gli animi in un momento di altissima tensione sortisce l’effetto di bollare gli autori del ricorso (già bersaglio di offese, shitstorming e addirittura minacce da parte dei genitori pro Dad) come pericolosi untori. Fazioni, pregiudizi, paura e odio. Esattamente il contrario di ciò che serve oggi a famiglie, docenti e ragazzi.
Isabella Marchiolo

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