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Sanremo, si tenta di far risalire gli ascolti con le cover ma poche emozioni nella noiosissima puntata-fiume

Il terzo giorno di festival, la Rai e Amadeus leccano le ferite degli ascolti in picchiata. Come nelle partite di calcio e nei risultati elettorali, si minimizza dichiarando soddisfazione, nonostante tutto – in fondo c’è il Covid, gli italiani sono depressi, eccetera, eccetera. Ma al secondo giro di flop viene da chiedersi se davvero, in un momento come questo, Sanremo (che evidentemente non sta tirando su il morale a molti), non sia accanimento terapeutico – un po’ come quelle riviste che giustificano pretestuosi nudi femminili in copertina perché “regalano bellezza”. Un’altra magagna arriva sul luogo che fu del red carpet: fuori dal teatro il cantante Piero Venery, fondatore della cover band The White Queen ed emulo di Freddy Mercury, fa l’istrione senza mascherina e viene arrestato: già noto per la trasgressione delle norme anti Covid, pare abbia risposto alla polizia: “Voi rappresentate la legge, io la leggenda”.
All’Ariston ora l’auspicio è che vada meglio nella puntata delle cover, grande musica e performance spettacolari – almeno nelle intenzioni, perché le cinque ore e passa di ieri si rivelano invece di una noia mortale.
Prima della gara, ad iniziare però sono i Negramaro, che dedicano a Lucio Dalla la sua “4 marzo 1943”, che l’artista bolognese cantò a Sanremo proprio in questa data cinquant’anni fa, nel giorno del suo compleanno. Nella cover d’autore sono compresi i mitici occhiali rotondi di Lucio, indossati da Giuliano Sangiorgi.
Sui duetti qualche appunto sparso: Fulminacci è in sintonia con l’ospite Roy Paci sull’Ombelico del mondo di Lorenzo Jovanotti, ma con quel brano giocano facile. Altra storia, sempre da Jova, “Ragazzo fortunato” nell’interpretazione sbagliatissima di Random con The Kolors. Altra stupenda canzone, “La fine” di Nesli (scritta per Tiziano Ferro), che l’autore presta a Fasma, è rovinata da un guasto ai microfoni – ma Amadeus allerta i tecnici e ne ammette una seconda esecuzione. I Pinguini Tattici Nucleari accompagnano Bugo sulle note di Battisti e nel finale il frontman Riccardo Zanotti grida un appassionato “Forza Bergamo” per la sua città assediata dal virus. Fedez e Francesca Michielin ballano soli con un medley sanremese forse troppo brutto per attirare un guest. Con Manuel Agnelli i Maneskin eseguono una rockettara “Amandoti”: per loro un outfit settecentesco con corsetti stringati e candide camicie dalle ampie maniche. Irama, concorrente in smart working, organizza un duetto a distanza su “Cyrano” con il cammeo della voce di Guccini. E’ piacevole il mash up di Ghemon con i Neri per Caso su brani ispirati al mondo femminile; frizzante e originale pure Madame che rifà con invidiabile fiato il pioneristico rap “Prisencolinensinainciusol” di Celentano. E c’è la Rettore, che gambe. Come nella canzone “Splendido splendente”, cantata in coppia con la Rappresentante di Lista, la levigata Donatella avrà firmato un assegno al chirurgo o un patto col diavolo? Il duetto più bello è con un cantautore di razza, Samuele Bersani, che offre la sua “Giudizi universali” a Willie Peyote; quanta abbondanza artistica poi nel tandem Max Gazzè-Daniele Silvestri. Ed è sempre una grande emozione, un salto al petto, sentire Tenco al festival: lo ha fatto la giovane Gaia cantando “Mi sono innamorato di te” con Lous and the Yazuka. Senza appello l’interpretazione di Battisti proposta dal duo Coma Cose che miagolano “Il mio canto libero” straziando i falsetti.
L’ultimo ad esibirsi è Aiello, che sceglie l’omaggio a un altro calabrese, Rino Gaetano. La sua “Gianna” insieme a Vegas Jones non c’entra niente con l’immenso originale: un pasticcio di rap, sirene, urla e lamenti. Sacrilegio, in Calabria e non. Una performance sconclusionata che dà ad Aiello il colpo di grazia – è fuori per direttissima dall’area dei dieci finalisti.
Ad affiancare i conduttori c’è l’indossatrice bresciana Vittoria Ceretti, 22 anni che sembrano dieci in più, elegante, splendida e davvero troppo pelle e ossa (ma la moda che affama le mannequin non era stata sconfessata dagli stilisti?). Fiorello con un eufemismo la definisce “magretta” ma la fanciulla ha la risposta pronta: “Qualche formetta ce l’ho”. Ma molto sulla fiducia, insomma. Amadeus la presenta come la top model più ricercata del momento però sui social è un rimpallo di “chi l’ha mai sentita”. Nei siparietti con Amadeus nessun accenno alla sua vita sentimentale (ma si sa che è fresca sposa del dj Matteo Milleri), un grande classico del cazzeggio di Sanremo – ricordiamo ancora, nel 2020, il tubare di Georgina e Cristiano Ronaldo tra palco e platea. Di coppie bellissime, in realtà, se ne sono viste pure in questi giorni, compreso Fedez che scambia messaggi teneri via Instagram con la moglie Chiara Ferragni rimasta a Milano, entrambi immalinconiti dalla lontananza. I must amorosi di questa edizione restano però gli occhi a cuoricino di Elodie quando parla di Marra e la chimica tra Francesca Barra e Claudio Santamaria.
Mentre Ibrahimovic che tenta di fare lo spiritoso non si può reggere se non per amore milanista, Fiorello non si fa sfuggire una gag sulle dimissioni del segretario del Pd Nicola Zingaretti citando la sua stessa battuta sul leader politico e Barbara D’Urso, ritenuta eccessiva: “Eh, ma che esagerazione! Addirittura ha detto che si dimette perché si vergogna!” E fingendo che il passo indietro sia una replica alle gag festivaliere, continua: “Ha detto che si parla soltanto di poltrone. A noi! E di cosa dovremmo parlare qui?” Poi si fa rasare i baffetti perché turbato dalla presunta somiglianza con D’Alema (“me lo ha detto pure mia moglie, è vero!”). Ma Ibra non è l’unico campione della serata: c’è pure Sinisa Mihajlovic, che racconta la sua doppia battaglia contro la leucemia e il coronavirus.
In questa serata la malattia calca spesso il palcoscenico, ma non è lei la protagonista, lo sono assolutamente gli uomini e le donne con il loro coraggio. Amadeus si prende un momento di serietà per augurare la riapertura dei teatri e delle attività commerciali bloccate dal Covid e annuncia l’attrice Antonella Ferrari, che mette in scena un monologo dissacrante sulla sua vita con la sclerosi multipla, per fare sberleffi al male.
Puntuale ed inesorabile giunge il quadro di Achille Lauro, dio greco pop ricoperto di polvere dorata, in coppia con Emma Marrone per eseguire il brano “Penelope”. E finalmente guadagna lo scandalo: le lacrime di sangue che gli rigavano il viso nella prima serata, quella dell’ibrido Bowie-Renato Zero, sono state giudicate blasfeme da Famiglia Cristiana. Alle 2 la serata non è ancora finita e il brodo si allunga troppo peraltro scandendo una scaletta lentissima e senza brio – difficile riacchiappare l’audience così.
Dopo il computo del voto dell’orchestra si svelano i magnifici dieci della nuova classifica: Ermal Meta, finora in testa in ogni giuria, e a seguire Annalisa, Willie Peyote, Arisa, Irama, Lo Stato sociale, Malika Ayane, Willie Peyote, Arisa, Extraliscio, Orietta Berti e Maneskin.
Isabella Marchiolo

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