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Perchè la Prefettura di Vibo Valentia non manda la commissione d’accesso al comune di Tropea?…di Nicola Morra*

Il 12 agosto 2016 il Consiglio dei Ministri ha sciolto il Comune di Tropea per infiltrazioni mafiose. Il 10 gennaio 2018 il Consiglio di Stato ha confermato tale scioglimento. Il Tar ha poi dichiarato improcedibile un ricorso contro il commissariamento presentato dall’attuale sindaco Giovanni Macrì (all’epoca consigliere di minoranza).

A seguito dello scioglimento, la Prefettura di Vibo Valentia (prefetto Giovanni Bruno) ha chiesto l’incandidabilità solo per il sindaco dell’epoca (Giuseppe Rodolico) ed un ex assessore (Antonio Bretti), ma non per tutti gli altri consiglieri e assessori citati nella relazione per rapporti opinabili, se non compromettenti. Tre di loro alle successive elezioni Comunali dell’ottobre 2018 sono divenuti maggioranza con in testa l’attuale sindaco Giovanni Macrì di Forza Italia.

Sul suo conto la relazione prefettizia riporta che è il nipote diretto di Gerardo Macrì, quest’ultimo pluripregiudicato, già sorvegliato speciale, denunciato per favoreggiamento della latitanza del boss Giuseppe Mancuso, destinatario di una confisca da un milione di euro quale prestanome del Mancuso.
Il 27 novembre 2004 il collaboratore di giustizia, Domenico Cricelli, all’allora pm Marisa Manzini dichiarò che entrambi i Macrì (zio e nipote) fra il 1992 ed il 1994 erano soliti frequentare e pranzare con il boss Giuseppe Mancuso di Limbadi.
L’attuale assessore agli Affari Generale del Comune di Tropea è invece Greta Trecate. Del padre e di quattro zii paterni dell’assessore si occupa la relazione di scioglimento del Comune di Tropea in quanto tutti pregiudicati, ex sorvegliati speciali, più volte arrestati per ricettazione, armi, estorsione, violenza, oltraggio, droga, rissa, furto, lesioni, tentato omicidio. Un cugino dell’assessore – Salvatore Trecate – è stato arrestato nel 2015 con una pistola clandestina e 100 munizioni dentro l’auto. Lo zio materno dell’assessore Greta Trecate è Ivano Pizzarelli, condannato in via definitiva a 7 anni per associazione mafiosa (clan Mancuso). Risulta da Facebook che Ivano Pizzarelli abbia pubblicamente sostenuto la nipote Greta Trecate alle comunali dell’ottobre 2018.

Il 9 aprile 2021 il collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso, deponendo nel processo Rinascita Scott, ha dichiarato che alla sua famiglia Mancuso nella zona di Tropea erano collegate le “famiglie La Rosa e Trecate, detti Patati. Io frequentavo il lido dei Patati, cioè dei Trecate ed una di queste, la figlia del gestore del lido, fa l’assessore a Tropea e me la ricordo”. A questa affermazione il Pm della Dda De Bernardo domandava: “Il padre della Trecate che ricopre l’incarico pubblico che ruolo aveva rispetto ai La Rosa?”. Questa la risposta di Emanuele Mancuso: “Non era subordinato. Noi arrivavamo lì al lido e ci trattavano come se noi fossimo i padroni, ci facevano mangiare, ci ospitavano. Un altro soggetto di peso a Tropea è Gerardo Macrì che mi faceva entrare gratis alle feste e mi diceva che era intimo con la mia famiglia ed in ottimi rapporti con mio zio Diego Mancuso”. Gerardo Macrì è l’attuale zio paterno del sindaco Giovanni Macrì.

Nel febbraio 2021 la GdF ha scoperto il cimitero degli orrori a Tropea con il custode Francesco Trecate (impiegato del Comune e zio dell’assessore Greta Trecate) insieme al figlio Salvatore (cugino dell’assessore) ed altra persona (Roberto Contartese) impegnati in disseppellimenti totalmente illeciti, con cadaveri distrutti, incendiati e vilipesi, e posti al cimitero venduti a suon di “mazzette”.
Il Comune di Tropea dopo lo scandalo ha, giustamente, deciso di costituirsi parte civile, ma la relativa delibera della Giunta non è stata votata dall’assessore Greta Trecate e neppure dall’assessore ai Servizi Cimiteriali Erminia Graziano, entrambe assenti al momento del voto.
Il figlio dell’assessore Graziano si chiama Francesco Muscia e nelle vesti di avvocato ha assunto la difesa di Roberto Contartese, una delle tre persone arrestate per lo scandalo del cimitero. Il marito dell’assessore Erminia Graziano si chiama invece Gaetano Muscia e di entrambi si occupa la relazione di scioglimento. Gaetano Muscia è, infatti, un pluripregiudicato, ritenuto contiguo ai clan Mancuso e La Rosa, condannato in via definitiva a 7 anni per usura ed estorsione ed a 5 per narcotraffico internazionale.
Qualche mese prima dello scandalo del cimitero, a settembre 2020, il sindaco Giovanni Macrì ha pubblicamente premiato il custode del cimitero Francesco Trecate per “abnegazione al lavoro”, nonostante una richiesta di rinvio a giudizio pendente nei confronti di Trecate per assenteismo e truffa ai danni del Comune!!!

Secondo la denuncia dell’avvocato Giuseppe Bordino – che non ha trovato più i resti del nonno –, il sindaco Giovanni Macrì sarebbe stato informato per ben due volte dallo stesso legale di quanto accadeva al cimitero. Anche il testimone di giustizia, Pietro Di Costa, ha denunciato di aver avvertito per tempo il sindaco dello scandalo del cimitero, con tanto di messaggi audio sul telefonino.
Dell’attuale vicesindaco Roberto Scalfari, ora consigliere provinciale per Forza Italia, la relazione della Commissione di accesso agli atti si è occupata evidenziando che è il “compagno della nipote di Gaetano Muscia, pluripregiudicato e attualmente detenuto”.
Il consigliere comunale di maggioranza Francesco Addolorato, cui il sindaco ha affidato la delega allo Sport, è invece primo cugino dei boss Antonio, Pasquale e Francesco La Rosa di Tropea, fondatori dell’omonimo clan sempre di Tropea e condannati in via definitiva per associazione mafiosa, attualmente detenuti.
Alla luce di tutto ciò, la Prefettura di Vibo come mai non ha inviato alcuna Commissione di accesso agli atti al Comune di Tropea?
La Prefettura ha intenzione di far terminare la consiliatura a tali amministratori senza alcun accesso agli atti nonostante lo scandalo del cimitero e quanto già messo nero su bianco con il precedente scioglimento?

La Prefettura di Vibo si assume la responsabilità di legittimare amministratori con simili legami compromettenti, creando di fatto un pericolosissimo precedente?
Ricordo, infine, che dopo lo scandalo del cimitero, una consigliera di minoranza, Virginia Saturno, si è dimessa pur di non far parte di un simile Consiglio comunale. I consiglieri di minoranza L’Andolina e Piserà hanno invece affermato che «la responsabilità degli amministratori è oggettiva per la totale mancanza di controllo al cimitero, scegliendo male i propri stretti collaboratori. Non è concepibile che questa vergogna, che marchia Tropea per l’eternità, si sia realizzata sotto il naso del sindaco Macrì, dell’assessore Graziano e di tutti gli altri senza che nessuno si accorgesse di quanto accadeva nonostante le denunce fatte da alcuni cittadini».
Che intenzioni ha la Prefettura in merito al Comune di Tropea?

* Presidente Commissione Parlamentare Antimafia

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