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Parla il padre delle 17enne calabrese Maria Elia morta in ospedale a Perugia: Voglio la verità

«Al mattino mi avevano rassicurato, mi avevano detto che sapevano come curarla, che avevano i medicinali…». Al pomeriggio successivo — «l’ora esatta non la dimenticherò mai: le 17 e 40, lì anche la mia vita è finita» — uno dei medici si è avvicinato a questo omone grande e grosso e, scuro in volto, affranto, gli ha detto: «Mi spiace, Maria non ce l’ha fatta…».

Le poche foto postate sui social da Gennaro Elia, 50 anni, lo descrivono con un’aria cordiale e allegra. L’immagine che lo ritrae con la figlia Maria — la ragazza morta il 20 marzo all’ospedale di Perugia e che i medici avevano trovato positiva alla febbre suina — è semplicemente bellissima: il papà è felice mentre abbraccia la figlia e dietro di loro compare un quadro con lo sfondo placido di un lago.

Mezzogiorno di lunedì. Gennaro, originario di Cotronei (nel Crotonese) e da anni in Umbria — «ho un bar, ma con il Covid le cose di questi tempi non è che vadano molto bene» — è nell’ufficio dell’avvocato Antonio Cozza che lo assiste con il collega Nicodemo Gentile. Raggiunto telefonicamente, il genitore parla con tono pacato e chiarisce più volte di «non voler puntare il dito contro nessuno: chiedo solo la verità, capire cosa è successo. Anche se so bene che nessuno mi ridarà la mia Stella. Ma sono credente, tanto, tantissimo: e spero che il buon Dio mi dia la forza per sopportare tutto questo dolore che mi strazia».

Tira un respiro e prosegue: «Maria era la mia principessa. Ora la mia Principessa non c’è più. Cosa posso aggiungere?». Poi racconta i giorni precedenti al ricovero della figlia che circa due settimane fa — siamo attorno al 13 marzo — avverte una febbricola. «Ma non era nulla di preoccupante, pensavamo a una banale influenza». I giramenti di testa però persistono. Arriviamo a venerdì 18, e a quei sintomi, già da 24 ore, si era aggiunto anche quello di una «specie di difficoltà di respirazione». Per questo Gennaro decide di portare la figlia al pronto soccorso.

Il controllo è scrupoloso, attento, dura qualche ora. Quando termina, il tampone esclude la negatività al tampone del Covid e altri accertamenti cancellano l’ipotesi di altre patologie gravi come la leucemia. La diciassettenne viene comunque ricoverata e al sabato mattina uno dei dottori informa il papà — è lo stesso Gennaro a riferire la circostanza nella denuncia ai carabinieri — che sarebbe stato isolato il ceppo H1N1, quello della febbre suina insomma: la patologia che nel 2009 causò una pandemia la cui fine è stata decretata l’anno successivo. «Ma vengo rassicurato: mi spiegano che sanno come curarla, che hanno i medicinali».

Nella notte tra sabato e domenica, la diciassettenne viene intubata in Terapia Intensiva. Gennaro — che il 20 dicembre ha perso la madre «dopo un calvario durato un anno…» — racconta di non essere mai andato via dall’0spedale, «proprio non ce la facevo». Quando la lancetta dell’orologio arriva alle 17 e 40 « inizia il mio dolore che non avrà ma fine. La mia Principessa non aveva malattie, era allegra. Milanista come me, se può avere un senso ricordarlo». Ora? «Sono cosciente di avere intrapreso un percorso giudiziario lungo, tortuoso e oneroso (è stata avviata anche una sottoscrizione online per sostenere le spese, ndr), ma voglio sapere cosa è successo a mia figlia, voglio giustizia. Spero che Dio mi dia la forza di resistere almeno sinché non saprò la verità».

(Oltre all’influenza e ad una polmonite, sarebbe stata riscontrata la presenza dello stafilococco. Secondo gli studi dell’Iss sulla suina, «la polmonite virale primaria è la complicanza più comune nei casi più gravi ed è frequentemente causa di morte». Sulla vicenda, dopo una denuncia presentata da Gennaro, la procura della Repubblica di Perugia ha infatti aperto un fascicolo nel quale è stato ipotizzato l’omicidio colposo contro ignoti ed è stata disposta l’autopsia. Esame eseguito giovedì, che non ha però chiarito le cause della morte della studentessa, che frequentava l’istituto Ipsia Cavour-Marconi-Pascal di Piscille, nel capoluogo umbro. Sarà ora necessario attendere l’esito degli esami istologici).
(Fonte: Corriere.it)